Red
Bisogna reagire firmando il messaggio “No stop Annozero” e inviandolo alla Rai e a Santoro. In giuoco non è solo la libertà del giornalista, ma quella di noi tutti d’essere informati, tutelata anch’essa dall’art. 21 della Costituzione. Lo hanno detto in molti (anche Formigoni e lo stesso Ghedini) che la sospensione della trasmissione è un provvvedimento sproporzionato e insensato. Ha ragione Bersani. E’ come se l’Eni, per punire un suo dirigente, sospendesse l’estrazione del gas per due settimane. Bene fa dunque Santoro a difendersi e a difenderci. “Contro la sanzione - ha detto - si poteva ricorrere al giudice ma con gli avvocati abbiamo valutato che non c’erano i tempi tecnici, per questo bisogna ricorrere all’arbitrato interno. E’ una soluzione che non amo ma che consentirà al programma di andare in onda”..
Masi intanto sragiona. In una intervista al Messaggero, rispondendo alla domanda ’se Santoro l’attacca ancora?, ha risposto netto: “Lo licenzio”. “Ma lo sa - spiega Masi - che alla Bbc solo per aver ironizzato sul direttore generale con un messaggio su Facebook un dipendente è stato licenziato? Li-cen-zia-to, mica dieci giorni di sospensione”. Non pago di tanto sfoggio di intelligenza, il Direttore Generale della Rai querela l’Unità. Lo ha comunicato in una nota senza aggiungere altro. Ieri il quotidiano diretto da Concita De Gregorio ha dedicato ampio spazio al direttore generale a partire da una foto “combo” in prima pagina con Bertolaso, Maroni e una sagoma nera sotto il titolo comune di “Non degni” e un servizio all’interno dal titolo “Masi, il padrone: ‘Santoro sospeso dieci giorni stop a Annozero”. E ‘il manifesto’? Il quotidiano diretto da Norma Rangeri ha dedicato ieri alla vicenda della sospensione di Michele Santoro, oltre a due pagine interne, l’apertura di prima pagina, con l’editoriale firmato dal direttore e intitolato ‘Tagli e censura’ e la vignetta, firmata da Vauro (presenza fissa di Annozero) che raffigura Masi vestito come un ultrà serbo, t-shirt con il teschio e passamontagna in mano, con la doppia scritta ‘Arrestato l’ultrà serbo che ha fatto sospendere la partita a Marassì e ‘Ancora a piede libero l’ultrà servo che ha fatto sospendere Annozero alla Rai’.
Ha ragione Travaglio: Masi obbedisce a Berlusconi, al quale - come ben dice Freccero in una intervista a Il Manifesto di ieri che riportiamo sotto. Secondo Freccero, che fu collaboratore del cavaliere a Mediaset, Berlusconi vuol cancellare il giornalismo d’inchiesta dalle TV in favore dei vacui programmi di intrattenumento. Ecco la dichiarazione ironica di Travaglio alla Stampa: “La decisione non stupisce, anzi, è sacrosanto che un giornalista che realizza un programma prestigioso e porta il suo talk show al 20% di share. Mauro Masi, uomo “nominato dal presidente del Consiglio” che quindi “ovviamente fa quello che gli dice il premier”. Non si tratta nemmeno “di censura” perché “le parole non bastano più a definire lo stato della tv pubblica”. Masi “mi pare abbia preso la cittadinanza onoraria dello Zimbawe”, aggiunge citando una frase dello stesso direttore generale emersa dalle intercettazioni di Trani. “Qui stiamo parlando dello smantellamento scientifico di una struttura altamente produttiva. E’ come se un editore di un giornale che fa profitti improvvisamente decidesse di non farlo uscire per due settimane”. Ci si chiederebbe “se è impazzito o se lavora per un giornale concorrente”. E’ il momento, conclude, “di alzare gli occhi e di parlare una volta per tutte del conflitto di interessi” visto che “da Casini a Fini fino alla Marcegaglia, tutti hanno ormai ben chiaro cosa significa”.
Ecco ora l’interessante intervista di Alberto Piccinini a Carlo Freccero su Il Manifesto di ieri dal titolo
Quando tutto è iniziato con l’editto bulgaro
Via il giornalismo, avanti tutta con l’intrattenimento
«Devo fare una premessa politica, e poi citare un aspetto pratico». Al telefono per parlare degli ultimi sviluppi del caso Santoro, Carlo Freccero ci risponde con la solita verve. Gli diamo la parola: «La premessa politica è questa: tutte le iniziative berlusconiane non vogliono essere solo restrittive, ma produttive di un nuovo ordine. L’editto bulgaro viene sempre ricordato come un atto di censura, ma c’è una seconda chiave di lettura, e Berlusconi la ribadisce continuamente con le sue decisioni». «L’editto bulgaro – prosegue Freccero – vuole colpire un certo modo di fare televisione: il famoso uso criminale del mezzo televisivo; e allo stesso tempo vuol dettare la linea editoriale del servizio pubblico. Lo fa in negativo, vietando un certo uso della televisione, ma queste decisioni diventano operative dato che indirettamente promuovono altri programmi. Praticamente si vieta il giornalismo d’inchiesta a favore dell’intrattenimento: infatti, in diverse occasioni vengono portate ad esempio le reti Mediaset che seguirebbero quest’ultima linea editoriale».
Quello che Berlusconi chiamò «uso criminale del mezzo televisivo», insomma, era ben poco criminale. Era giornalismo d’inchiesta.
C’è una costante nel pensiero berlusconiano: è buono ciò che è scelto dal popolo, ed è avallato dalla maggioranza. Il pensiero critico, essendo per definizione contro la maggioranza, è criminale. E questa regola vale in tutti i campi: la maggioranza, e non il presidente della repubblica, deve scegliere il premier; i giudici, che non sono eletti dal popolo, non possono giudicare chi è eletto dal popolo, ed è perciò la maggioranza col suo voto a stabilire cos’è vero e cosa è falso. E’ una concezione della verità su base plebiscitaria. Nemmeno i giornalisti possono permettersi di giudicare chi è eletto dal popolo. Questa regola taglia via dal servizio pubblico il giornalismo d’inchiesta e quello politico, vanificando di fatto la possibilità di fare informazione. Perciò, esclusa la politica come campo d’indagine, l’informazione non può che rivolgersi al privato nelle due varianti di cronaca rosa e nera.
Hai detto prima che volevi citare un aspetto pratico di tutta questa vicenda.
L’aspetto pratico sta nell’inadeguatezza a gestire la Rai, perché Santoro fa il programma di maggiore audience della rete, e anche di maggiore audience di tutte le reti Rai. Porta pubblicità. E inoltre, come mai Santoro che è in onda dall’87 con Samarcanda, poi col Rosso e il Nero, poi con Tempo reale, solamente oggi dev’essere punito, perseguitato, angustiato? In qualunque azienda televisiva un programma che produce audience e ricchezza sarebbe protetto e non perseguitato. Perché c’è un aspetto politico che si incrocia con l’aspetto – posso dirlo senza incorrere nel licenziamento? – di una gestione della Rai alquanto personalistica.
La «buona gestione di un azienda televisiva» Berlusconi sostiene di avercela mostrata a suo tempo, prima di scendere in politica. Santoro ha lavorato in Mediaset, a suo tempo. Quando si inceppa questo meccanismo?
La frattura sta nell’editto bulgaro. Santoro non appartiene alla linea editoriale che lui ha codificato per le sue reti e per la Rai. Nel 2001, dopo la mia Raidue, dopo Luttazzi e Santoro, spiegano a Berlusconi che io avrei mosso spettatori e voti, mentre questa linea editoriale – lo ripeto ancora una volta – era fatta solamente in luce televisiva, era una controprogrammazione. Lui invece ci legge dietro un impianto politico e da lì decide tutto quanto.
In sostanza Berlusconi stabilisce un equazione tra audience e voti guadagnati o ricevuti.
Esattamente. Pensa un attimo a come l’informazione non potendo affrontare i temi più consoni che sono politica, economia, controinformazione, si fa rotocalco popolare con gossip e processi, secondo il modello di tabloid popolare che è in voga in tutti i paesi anglosassoni. Lui decide che l’informazione dev’essere infotainment.
Infine caccia anche Mentana, che gli aveva inventato il telegiornale. A proposito, come leggi il successo del tg7?
Non esaltiamolo troppo, Mentana. E’ uno che mostra l’«a» e il «b», non solamente l’«a». Il pubblico che vuol vedere un telegiornale vuole essere informato, e così pure il pubblico di Santoro. Quello di Santoro sarà pure un punto di vista, ma il punto di vista è tipico del pluralismo della Rai, ed è l’unica missione di servizio pubblico che le rimane. Oggi si vuole accreditare soltanto un punto di vista: è questa l’enormità, la bestemmia. Se togliamo anche il pluralismo, cosa rimane alla Rai?
Non credi che quel che accade stia portando all’esaurimento del rapporto tra la televisione generalista e le fasce di pubblico perlomeno più «alte»?
Infatti sospendere, censurare i programmi, è un aiuto solamente a Sky, a La7. Chi oggi gestisce la Rai, non fa gli interessi della Rai. Occorrerebbe a questo punto una class action. Non dico di fare la rivoluzione, pensa un po’, ma di fare fronte a quel che accade perché evidentemente, in questo momento, per Berlusconi il consenso è più importante dell’industria televisiva.
Invece che sta succedendo a te, e alla tua Rai4?
Ho scritto al consiglio di amministrazione perché senza nessun rispetto delle procedure sono stato «messo a disposizione» con una lettera. La stessa lettera – con tutto il rispetto – che ha ricevuto la mia segretaria. Ho detto che se non avrò risposte in tempi brevi, procederò ad un’azione legale contro la Rai.
Cos’è stata? Una vendetta, un dispetto personale, un effetto fuori tempo del vecchio editto?
No, penso che sia stato soltanto un problema di efficienza, un errore procedurale. Per Berlusconi la Rai non è qualcosa da gestire in modo formalmente ineccepibile, e questo è sorprendente perché solitamente si circondava di persone che erano molto attente a questo. Ma qui vengono scelte persone che non rispettano nemmeno le procedure.
Freccero ha anche fatto un’importante dichiarazione ai microfoni di Cnr Media: “Mi auguro che il Consiglio di amministrazione capisca l’errore di procedura che è stato compiuto e possa annullare la sospensione, che procurerebbe un danno al pubblico e alla pubblicità”. “Santoro rappresenta il servizio pubblico e il pluralismo, che è l’elemento distintivo della Rai”, dice Freccero. “Santoro fa il maggior ascolto di Raidue e uno dei più importanti ascolti della Rai, procurando molta pubblicità”. L’ex direttore di Rai4 si dice attonito e stupefatto per questa decisione: “Michele Santoro fa programmi televisivi dal 1987 e non ha mai avuto problemi nè di censura, nè di sospensione, nè di licenziamenti. Nel 1996 Berlusconi lo chiamò per lavorare a Mediaset, questo vuol dire che Santoro fa un programma altamente professionale”.
3 commenti
1 lorenzo
15 Ottobre 2010 - 12:34
Su canone de sa rai est un’imposta e no una tassa. Pei chi no abaide sa Rai la devo pacare su matessi. E datu chi he furades peri dinari meu e pro su pacu chi abaido custa televisione pubbrica (Sic) cherzo abaidare programmas bonos che-i su de Santoro e a Masi li naro: ghira, ghira, ghiratinche, innantis chi siat tardu.
2 mariagrazia procaccini
21 Ottobre 2010 - 18:41
nessuna trasmissione può essere censurata solo perchè non piace al capo:può sempre cambiare canale.Tra l’altro i telespettatori di santoro,floris,gabanella ed altri non voteranno mai a destra:lasciateci la nostra nicchia di TV
3 vladimiro del pizzo
21 Ottobre 2010 - 18:42
vogliamo una TV libera e pluralista
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