Andrea, che dici!? il Psdaz si batte per l’indipendenza

1 Ottobre 2010
1 Commento


Michele Podda

Nel blog della Federazione di Cagliari del Psdaz ( www.pasdaz-cagliari.it )  è stata pubblicata una replica dell’amico Michele Podda agli articoli critici verso il Psdaz apparsi nei giorni scorsi sul nostro blog.  L’autore ha inviato anche a noi il suo scritto, che ben volentieri  pubblichiamo.

Cari sapientoni, critica costruttiva!
Ma come, caro Direttore, dobbiamo aspettare che ci sia una pratica diffusa di autonomia e indipendenza, per dibattere in Consiglio simili argomenti? Sono proprio questi gli obiettivi a breve termine: AVVIARE il percorso verso l’INDIPENDENZA, sollecitando l’apporto di tutte le forze VIVE della realtà sarda. Se non una pratica, c’è un SENTIRE diffuso fra i sardi; TE escluso forse, colpito da “apolidia”.
Non sprecarti, caro Andrea, a descrivere il MOSTRO (PdL): chi frequenta il tuo blog non ne ha bisogno.
Altra cosa sono le tue considerazioni sul PSdAz: eccessivamente velenose, spero che te ne renda conto.
Mi meraviglio che tu parli di scelta: cosa sceglie, un 5%? Si è accontentato di accordarsi, proponendo un programma da far rispettare quanto più possibile, con chi non lo ha preso ufficialmente a calci in bocca. Meglio nulla? Meglio …? Lasciamo perdere, tu sai meglio di me come sono andate e come vanno le cose.
Non ha senso parlare di indipendenza solo perchè si è in questa maggiornza? E se il PSdAz fosse entrato proprio per quello, perchè una parte della maggioranza sollecitasse questo dibattito (come in programma elettorale)?
Sul fatto che sono solo parole, non mi soffermo: sarebbe del tutto inutile. Preciso soltanto che anche Sabattini di parole ne ha detto, o scritto, ma concretezza poca: soltanto alla fine dell’articolo, se noti, ha proposte chiare che, guarda caso, si trovano espresse nella maggior parte delle mozioni.
Partire da otto mozioni vuol dire molto, poichè poteva andar peggio, in quanto le mozioni tutte, “a parole”, presentano e fanno emergere aspetti comuni validi. E’ un passo avanti, mi pare; e se no?
Aspettiamo, dicevo pocanzi, che si muovano le folle? A ben vedere, mi pare che si muovano abbastanza, chiedendo “panem”, non “circenses”.
E questo dibattito, non potrebbe considerarsi una risposta possibile, la più decisiva forse, a quella domanda? Come si potrebbero diversamente combattere gli interessi opposti, esterni, combattuti? Nel frattempo, certo, “difendendo i posti di lavoro, amen”.
L’imprenditoria locale sarebbe la prima a ottenere vantaggi da un nuovo rapporto tra lo Stato italiano e la Sardegna, non credi? Il tuo ragionamento qui è alquanto contraddittorio.
La politica economica, per ammissione di tutti gli interessati, è stata un fallimeto SEMPRE; devo dirtelo io? Una speranza di cambiamento potrebbe essere questa: indipendenza, sovranità, nuovo statuto, quel che si vuole, purchè QUI si decida, e BENE.
O dobbiamo aspettare di stare meglio per ottenere autonomia, o per fare qualcosa, o di più?
Anche Maninchedda non si fa illusioni, ed è disposto, mi è parso di capire, ad AVVIARE INSIEME un processo che in futuro porti all’indipendenza, purchè si proceda in quella direzione, si cominci a mettere dei paletti, ogni qual volta se ne presenti l’occasione o la possibilità, trattando con lo Stato. E questo potrebbe essere il “ridurre le mozioni ad una”, concordare un percorso comune.
Infine, lasciamo stare Cappellacci, di cui comunque sarebbe bene leggere le conclusioni di martedi pomeriggio, e valutarle bene, come sapresti fare tu. Ma lasciamo stare i Cavour e persino i Garibaldi, perchè se non lo è Giacomo Sanna, non lo siamo neanche io e te.
Parlare d’altro, NO. Tu, se mi permetti, DEVI parlarne, e dire che cosa non va nella mozione sardista, o in quella del PD, o dei Comunisti ecc. Nè io nè tanti altri pendiamo dalle labbra dei politici, o degli studiosi, o degli intellettuali “esperti”, e non ci facciamo illusioni; ma vorremmo capire.
Tu puoi aiutare a capire; questo forse cerca chi frequenta il blog da te diretto. Se no, a che serve?

1 commento

  • 1 Michele Podda
    5 Ottobre 2010 - 17:30

    Mi canto e mi ballo!
    Da chi nemos s’atrivit a narrer carchi cosa, lu fato deo e totu.
    Custas duas paràulas in talianu las apo iscritas ponende su tocu (respondende e criticande) a s’iscritu de Andria “Dibattito statutario: che vergogna! Ci vuol altro!” de su 29 de capudanni.
    A la narrer in craru, sa dimanda fit solu custa: a ite non chistionat de INDIPENDENTZIA, unu chi in Polìtica (P manna, mih!) la gramuzat (pessat) che a mie, che a nois; chi fit cossizeri in sa Regione; chi at istudiadu sos deritos de totu su mundu; chi est professore mannu in s’Universidade de Casteddu? Depet narrer si est cosa bona o no, e ite diat esser menzus, pro sa Sardinna; ma carchi cosa, narrer la depet!
    Ma custos istudiados, balen pro carchi cosa o no? Ca si no, su ch’an fatu sos pastores in Turris e in Setimu, naromeu (mi paret) ca balet de prus!

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