Andrea Pubusa
Il Psd’Az dice no al progetto di rimpasto della Giunta regionale proposto dal presidente Cappellacci e sembra voler aprire clamorosamente la crisi. E come mai tanta fermezza? E’ presto detto: il governatore “offre” cinque assessorati, gli alleati ne chiedono sei e i sardisti non ci stanno, ne vogliono due solo loro. Pura questione di poltrone. I sardisti dovrebbero ribadire il loro no all’operazione rimpasto, aprendo ufficialmente una crisi che non sembrava probabile solo un mese fa.
Mitragliate sulla giunta arrivano anche da un altro alleato, il socialista Raffaele Farigu: “A fronte dei gravi problemi economici, sociali e istituzionali che rendono ogni giorno più drammatica la situazione della Sardegna e dei sardi, con la disoccupazione crescente e i preoccupanti segnali di stagnazione dell’economia regionale, la giunta Cappellacci rivela una manifesta incapacità ad adottare le misure e i provvedimenti necessari a fronteggiare la crisi». Parole sante! Ma cosa s’aspettava dalla giunta Cappellacci il “socialista” Farigu, il sol dell’avvenire?
Mario Flooris, come al solito, è più immediato: è il momento di ridefinire gli assetti dell’esecutivo, dice. E si aspetta concreti riscontri nelle decisioni del governatore. Chiaro no?
Di Oppi non c’è neppure bisogno di riferire.
Ma c’è anche il fuoco amico. La riunione del gruppo del Pdl potrebbe creare un altro problema a Cappellacci, visto che alcuni consiglieri premono perché dalla giunta escano gli assessori non politici. E Cappellacci, ancora nei giorni scorsi, ha sottolineato che intende confermarne almeno due.
Ma perché da ogni parte tanta decisione? Visione istituzionale? Questioni ideologiche o ragioni programmaico-operative? Né le une né le altre. Baratto, puro baratto. E cannibalismo. Il centrodestra sbrana se stesso per bramosia di potere. Se sarà crisi, sarà per questo. Di programmi manco l’ombra. Il che non fa ben sperare per il futuro. Da chi è mosso da ragioni di potere non c’è da aspettarsi nulla di buono. Continueranno sulla loro strada. Bene, dunque, se sarà crisi, ma l’alternativa non è dietro l’angolo.
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