Cappellacci è incompatibile con la carica

30 Luglio 2010
1 Commento


Andrea Pubusa

Ma quando mai può funzionare la mozione di sfiducia se la sua approvazione conduce allo scioglimento del Consiglio? Ve li immaginate i compagni, gli amici e i camerati, che votano per mandarsi a casa? No. Nel sistema presidenziale, retto dal principio simul stabunt, simul cadent, ossia  se cade il presidente cade anche il consiglio, la mozione di sfiducia è solo una burletta.
Dunque, Cappellacci era salvo necessariamente e a priori.
Rimane il valore politico del gesto. L’opposizione ha voluto rimarcare l’impresentabilità di un presidente indagato e coinvolto in vicende oscure e gravi. Sennonché anche il leader dell’opposizione ha dovuto ammettere di essere nella medesima condizione, anzi di avere un processo in corso, e di aver subito, con gli stessi esiti, una mozione di sfiducia quando era a capo della Giunta. Insomma, si invertono i ruoli e si usano le stesse mozioni, gli stessi atti, le stesse parole a parti invertite. Ecco, proprio in questo déja vu, con ruoli capovolti stà il segno della crisi che investe la politica, giacché un sistema democratico dovrebbe fisiologicamente avere moderati e progressisti, conservatori e rivoluzionari o riformatori, disonesti e onesti oppositori .
In questo sistema l’unico modo per cambiare presidente è ch’esso (dio non voglia) muoia o che – cosa non impossibile - venga arrestato.
Noi abbiamo sempre professato la nostra fede garantista e questa vale per Soru (di cui auspichiamo il pieno proscioglimento) come per Cappellacci. Non possiamo però sottacere che il giro in l’attuale Presidente è entrato o è stato coinvolto non è una bocciofila, che Cappellacci ne era perfettamente consapevole e che, volente o titubante, ne ha fatto scientemente parte. Dunque, la pensiamo come Rosy Bindi, in politica occorre essere più esigenti che sul piano giudiziario. Da questo punto di vista, pertanto, Cappellacci è in una posizione di palese incompatibilità politica e morale con l’alta carica, di rappresentante della Sardegna e dei sardi, che ricopre. Verdini, amico di merende suo e di Flavio Carboni, si è dimesso dalla presidenza di un istituto bancario, che è cosa ben diversa dalla presidenza di una regione, in cui si rappresenta un’intera comunità. Ma Cappellacci si guarda bene dal compiere il bel gesto. Lo farà solo se costretto dalla magistratura, che, al momento, ha secretato il suo interrogatorio, durato molte ore, segno che i contenuti di esso sono assai rilevanti ai fini delle indagini.
Al momento, seppure traballante e delegittimato, Cappellacci rimane in sella. Bisogna prenderne atto e promuovere tutte le iniziative capaci a suscitare un vasto movimento di opposizione popolare. Un presidente, debole e ricattabile, non è ciò che occorre oggi all’Isola. Bene dunque la mozione di sfiducia come atto simbolico di opposizione, ma attrezziamoci ad un’azione unitaria contro questa giunta, da accompagnare con un percorso ed un programma di alternativa, sui quali un prezioso imput dovrebbe venire dai partiti di opposizione. Questo è un terreno su cui può cementarsi una importante convergenza unitaria nel popolo di centrosinistra.

1 commento

  • 1 Giulio Lobina
    30 Luglio 2010 - 13:13

    Io non capisco come il centro sinistra possa chiedere ad un indagato di andarsene a casa, quando in Provincia c’è un condannato in appello. Seriamente, ci sono cose che non comprendo. Sarà che sono troppo giovane.

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