Andrea Pubusa
Gavino Piga a proposito delle critiche di Giulio Cherchi alla candidatura Vendola ci scrive: “Sì, in molte di queste considerazioni critiche scorgo anch’io delle verità, ma la questione è ovviamente più ampia: Vendola leader del centrosinistra pare oggi un’utopia, vista la strenue opposizione di tutte le nomenklature possibili, esattamente come lo era l’idea di un Nichi presidente e ri-presidente di regione fino a pochi mesi fa. In realtà la sua strategia è talmente diversa da quelle tradizionalmente messe in campo da risultare incomprensibile e spiazzante. Da qui a dire che la cosa funzionerà, naturalmente, il passo è ancora troppo lungo, ma di certo un dato positivo già lo possiamo rilevare: per la prima volta ai giochi di corrente e agli intrighi baronali si contrappone la promozione di un leader che fa della propria capacità di movimentare energie sociali ed entusiasmi di base la propria arma di punta. E la società risponde, i giovani ci sono: c’è il desiderio di una prassi nuova, e comunque vada Vendola ne inaugura alcuni percorsi, dopo avere dimostrato che non è così utopico pensare di seguirli… Riguardo a SeL, credo che tutti da principio fossero consapevoli che si trattava e si tratta di un gruppo di pressione utile ad imporre al centrosinistra una figura diversa da quelle dei burocrati neodemocratici e centristi, il che mi pare un buon obiettivo. Chi pensa che potrà mai diventare un partito, magari una sacca di consensi utile al riciclaggio locale e regionale di certi baroni, ha capito come al solito molto poco…”.
Sono queste di Gavino considerazioni ragionevoli e acute. Mi sentirei di soggiungere che, nel panorama attuale della sinistra e del centrosinistra, Vendola è l’unico leader popolare, capace do suscitare passioni e, cosa molto importante, è un vincente, a fronte di leader bolliti, perdenti e capaci solo di alimentare l’astensionismo o il voto col naso turato. Ed allora a fronte di una sconfitta sicura con Bersani & C., con Nichi si può almeno ragionevolmente sperare.
Per comprendere la straordinaria forza di quest’uomo, vorrei ricordare un simpatico colloquio in Puglia con un autorevole collega dell’Ateneo di Foggia, democratico, figlio e fratello di senatori, studioso e avvocato di rilievo nazionale. All’epoca della prima candidatura Vendola questo amico pugliese mi disse: “Ti spiego con un episodio curioso perché Vendola non può vincere. Nel mio quartiere c’era un macellaio di valore. Carni fresche, gentile, disponibile, pulitissimo. Aveva una ottima clientela e faceva buoni affari. Improvvisamente, la sua macelleria si svuotò e dovette trasferirsi chissà dove. E sai perché? Perché si diffuse la voce, vera o falsa non importa, ch’era gay. Sai in Puglia pensano ancora sia una malattia e per di più contaggiosa. Ecco perché Vendola non vincerà mai”.
Mai profezia fu più errata! Le cose sono andate come sono andate. Vendola ha battuto la burocrazia del PD, Forza Italia-PdL, ed anche il pregiudizio meridionale sui gay. Ho riparlato col mio amico ed ha dovuto ammettere che in Puglia non c’era e non c’è questione sociale importante sulla quale Vendola non abbia manifestato il suo impegno, serio, unitario e costruttivo. Non c’è situazione nella quale non sia stato dalla parte della gente comune. Ed in ogni luogo ha saputo creare intorno a sé rispetto, un clima di fiducia e di simpatia, che travalica gli schieramenti. Ecco, questo è Vendola. Un leader affidabile a fronte di tanti furbetti rissosi e presuntuosi.
Ce la farà? Chissa! E’ difficile dirlo. E’ decisivo riuscire a sfondare la gabbia del centrosinistra e di SEL, sopratutto nella periferia, dove abbondano riciclati, naviganti di lungo corso e perfino giovani arrivisti. Le “fabbriche” di Vendola ricordano i primi comitati per l’Ulivo di Prodi. Forse però il nome è vecchio e sopratutto,. almeno da noi, ci sono le presenze ingombranti del notabiliato locale. Bisognerebbe farne un luogo di incontro e di impegno di persone con storie e culture diverse, unite dall’impegno di cambiare l’Italia, di mettersi alle spalle il berlusconismo. Bisognerebbe costituirne dal basso, al di fuori delle influenze del notabiliato. Fu così per i primo comitati dell’Ulivo. Vendola sembra volere questo ed è oggi l’unico leader, anche culturalmente, del tutto fuori dall’orbita del berlusconismo.
E’ vero la battaglia è difficile. Lui ha fatto la mossa giusta. Si è proposto, con la sua storia e le sue idee. Il pollaio del centrosinistra ha già risposto rissosamente e scompostamente, senza però indicare alcuna prospettiva. Loro propongono il già visto, triste e senza futuro. Ci sono però delle reazioni più intelligenti proprio nel PD: Veltroni, ad esempio, e gli stessi bersaniani hanno manifestato quantomeno la disponibilità al confronto. Vedremo. Il bello di Vendola è che propone sempre l’impossibile. Oggi per l’Italia, come ieri e avantieri per la Puglia. Per farcela, ha bisogno solo di una cosa, l’unica su cui lui ha scommesso: del nostro impegno appassionato e disinteressato.
2 commenti
1 andrea raggio
27 Luglio 2010 - 20:31
Vendola così tratteggia se stesso: ” Ci sono sempre due vocazioni in me. Il Nichi Vendola ludico, anarchico, infantile, narcisista. E quello instancabile, organizzatore, sorvegliato speciale delle sue stesse passioni, investito dei suoi doveri pubblici”. Sono stato anch’io giovane e se avessi ancora vent’anni di tale poliedrica personalità sarei certamente e giustamente affascinato. Ma quella felice età l’ho superata da qualche tempo e ho preso l’abitudine di non mettere panni giovanilisti ma di ragionare in base alla mia esperienza e con senso più maturo di responsabilità. Perciò di Vendola preferisco la seconda vocazione che, parlando da Presidente della Puglia, gli fa dire “La politica è il realismo delle profezie”. Quel che cambia il mondo, insomma, non è l’utopia di per se, ma il cammino verso l’utopia. Ora, a mio parere, nel candidarsi a leader del centro sinistra e nel motivare questa scelta, Vendola si è fatto trascinare dalla prima vocazione. Ho citato l’intervista a La Repubblica non solo per il suo fastidioso narcisismo ma per l’affermazione che mette a nudo la fragilità della sua posizione politica: “Ma il ceto politico vive dentro il Palazzo e cerca le forme dell’estromissione del sovrano senza rendersi conto che il punto è mutare la cultura del regno”. Cioè, se leggo bene, non conta tanto cacciare Berlusconi, quanto combattere la cultura berlusconiana. Osservo che la battaglia culturale e politica contro il berlusconismo è andata in questi ultimi tempi intensificandosi raggiungendo successi sino a ieri impensabili, che il fronte berlusconiano mostra significative crepe e non è irrealistica la convergenza di forze, oltre il centrosinistra, verso l’obiettivo di estromettere Berlusconi. La proposta di un governo di transizione con l’obiettivo di fare una nuova legge elettorale a me pare praticabile. Sarà la sconfitta definitiva del berlusconismo come sistema di potere e della cultura berlusconiana? Sarà un grande passo in questa direzione e aprirà al Paese, tormentato da una crisi economica, sociale e morale gravissima, una nuova prospettiva. E’ chiaro, invece, che Berlusconi mira a fare le elezioni con questa legge elettorale per compattare il centrodestra. Vendola, con la sua sortita rischia di convergere col sovrano. Sbaglio?
2 Giulio Cherchi
30 Luglio 2010 - 15:07
Vi segnalo questo articolo.
Adriano Prospero lancia un messaggio per Vendola: Se non si cambia la legge elettorale si rischia di ritrovarsi ancora nel fango.
http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2010/mese/07/articolo/3152/
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