Ritanna Armeni - Il Riformista
Continuiamo il dibattito sulla candidatura di Vendola con una intervento di un’altra “storica” opinionista della sinistra, Ritanna Armeni, da Il Manifesto a Liberazione, alla TV, oggi approdata al moscio Riformista. Ma i suoi interventi sono sempre incisivi ed acuti.
Nichi Vendola ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e ha deciso di candidarsi alle primarie del Pd. Non poteva fare diversamente. Ci sono nella vita, anche in quella politica, ruoli che si scelgono e ruoli per i quali si è scelti.
Nichi Vendola prima di scegliere è stato scelto, la sua candidatura prima di essere lanciata a Bari, era nei fatti, nelle assenze di altri, nella mancanza di un’alternativa e, anche, di un dibattito attorno a essa.
Ma Vendola è politico accorto. E per quanto “scelto”, non avrebbe consentito a una candidatura che era nei fatti se non avesse saputo - come sa - che, nel caso di primarie, le possibilità di vittoria ci possono essere. La sua non è una candidatura minoritaria e di bandiera. È una proposta per vincere nella battaglia interna alla sinistra e, poi, nel Paese.
Il punto è che Nichi, che del Pd non ha mai fatto parte, piace alla base di quel partito e anche a parecchi suoi dirigenti. Che in molti attendevano con ansia la sua scelta e sono pronti a dare battaglia insieme a lui. Questo il fatto nuovo, l’avvenimento inedito nella politica nazionale sul quale vale la pena di farsi qualche domanda. Perché Vendola piace ai militanti del Pd, ad un partito che non è il suo? E, inoltre a un partito i cui dirigenti non molto tempo fa lo hanno duramente avversato?
Intanto per un motivo che può apparire paradossale, ma è vero. Nichi non ha oggi un progetto politico definito né una forza politica che lo “incaselli”.
Le due cose ovviamente si tengono: un partito nasce su un progetto e un progetto ha bisogno di un partito. Le sue mancanze, che generalmente sarebbero considerate seri ostacoli a una affermazione elettorale, oggi sono gli elementi che facilitano la corsa del governatore pugliese. L’assenza di progetto e di partito infatti elimina ogni steccato, abolisce gran parte delle barriere naturali che si creano fra una forza politica e un’altra, crea permeabilità. La sua proposta esprime la forza di una ricerca e di un bisogno di ricostruzione. La sua collocazione a sinistra, nel movimento, non “incasellato” in un partito, ma non minoritario, crea un clima di ascolto e di disponibilità.
Per quanto fortemente critico nei confronti del Partito democratico - e Nichi Vendola lo è - la sua posizione viene o può essere percepita come dialettica interna ed è, peraltro, ampiamente condivisa. Del resto una prima prova di questo si è avuta proprio nella vittoria alle primarie pugliesi dove il governatore uscente era stato sostenuto contro il candidato democratico proprio da militanti ed elettori del Pd.
La mancanza di progetto politico compiuto e definito non significa però assenza di contenuti e valori. I contenuti e i valori ci sono e Vendola attinge a piene mani nella grande vasca delle parole di sinistra. Perché - e qui sta il secondo motivo di attrazione da parte del partito di Pier Luigi Bersani - i contenuti e i valori di sinistra nei suoi discorsi hanno ancora un peso e un valore. Sia quelle più antiche che richiamano alla fraternità e all’eguaglianza, sia quelle più moderne che attribuiscono nuovo significato e importanza alla libertà e alla dignità della persona.
C’è un popolo in Italia - il popolo del Partito democratico - che per anni si è sentito ai margini di un dibattito politico, che ha visto crollare la pregnanza delle parole in cui credeva, che ha constatato come esse fossero accantonate, non facessero più parte di un codice di riferimento, di una cornice che evocasse il cambiamento o almeno la voglia di cambiare. Vendola quelle parole le usa tutte, le ripropone e le rilancia. Costruisce un sistema di riconoscimento in quel popolo e fra lui e quel popolo
Non è poco per chi non ha rinunciato all’idea di costruire. Non è poco per chi è intimamente convinto che un patrimonio si possa rinnovare senza che sia buttato via. E naturalmente non è poco per chi ha bisogno di speranza.
Perché è evidente che un popolo forse può fare a meno di un partito, di un progetto, di un’alternativa a portata di mano, ma non può fare a meno di una speranza di cambiamento. Questa speranza, che forse è un concetto inafferrabile per il politologi, è forte nel messaggio di Nichi Vendola. Per questo oggi il popolo del Pd lo ama più di quanto ami tanti suoi dirigenti. Per questo Vendola potrebbe farcela. Anche se la via è aspra e il progetto alla fine potrebbe esserne condizionato.martedì, 20 luglio 2010
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