A Cesare quel che è di Cesare

21 Luglio 2010
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Aldo Lobina

Non sono il solo ad avere l’impressione di vivere in un mondo rovesciato. I grossi affari attirano da sempre l’attenzione di gruppi economici rapaci, che cercano di assicurarsene i ricavi.
Le grandi opere, dal G8 alla ricostruzione post terremoto, l’affare Eolico generano o promettono di generare, accanto a realizzazioni concrete, proventi che vengono parzialmente reinvestiti per procurare col consenso politico una classe di governo “amica” incline a garantire continuamente quel mondo economico, che poi detta le regole, anche le più alte, per lo più inique. La democrazia rappresentativa, mortificata da una legge elettorale “porcellina” non ha in sè e non può avere - per sua intrinseca natura - la forza morale di opporsi a questa degenerazione, perché ne è figlia. I deputati e i senatori non li sceglie il popolo, ma i partiti, e dentro i partiti quelli che in genere rispondono a queste catene “alimentari” . Il sistema è complesso e molto articolato, si giova di punti di riferimento negli ospedali, nelle università, nella pubblica amministrazione, compresa la magistratura e nel mondo delle professioni, anche religiose. Infatti trova perfino collateralità in certe istituzioni ecclesiastiche cattoliche, che si trovano invischiate, magari in buona fide. Non meraviglia più nessuno che esista davvero una loggia segreta P3.
Al peggio,si sa, non c’è mai fine. E in numero tre, per quanto perfetto, ne conta molti dietro di sé e ne ha troppo pochi davanti. Abbiamo l’impressione che la classe politica non abbia né la forza né la volontà di cambiare rotta. Sta bene ai partiti, evidentemente anche a quelli che si richiamano al centro sinistra, poter scegliere i deputati che prima che al popolo rispondano ai partiti stessi. Occorrerebbe ripensare i partiti, prima di ogni altra cosa. Seriamente.
In Sardegna l’affare Eolico lambisce lo stesso presidente della regione, chiamato dalla magistratura a dare spiegazioni. Berlusconi ha scelto Cappellacci per governare la Sardegna e i Sardi hanno ratificato la scelta. Procurano dispiacere le frequentazioni del delfino troppo fisicamente vicine a faccendieri intraprendenti. Un vecchio adagio dettato dalla saggezza popolare recita “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”. Evidentemente non bastano certe frequentazioni per delinquere; nessuno è responsabile se in forza del suo lavoro o della sua carica viene avvicinato da persone di non specchiate virtù, non proprio raccomandabili, ma capaci di raccomandare. Quello che importa è mantenere una dirittura morale (che aggettivo demodé!), non acconsentire a intrallazzi che ne promettono altri.
A chi scrive - e forse anche a chi legge - viene una considerazione spontanea: Se Scaiola, Verdini, Brancher, Cosentino, Dell’Utri, Previti e lo stesso presidente del Consiglio del quale costoro sono stati o sono strettissimi sodali sono persone che hanno lavorato e lavorano per il bene comune, allora sono degni di amministrare in nome del popolo, e chi si oppone loro fraudolentemente (fosse anche la stessa magistratura) attenta allo stato di diritto, non solo ai diritti di elettorato passivo delle persone nominate. Ma se così non è, siamo nella situazione diametralmente opposta, quella in cui sarebbe l’illegalità ad essere sdoganata e a governare!
Di consorterie in Italia e in Sardegna ce ne sono molte, è quasi uno sport nazionale. Il clientelismo stesso è una forma di corte, che accompagna ogni espressione di potere anche comunale. Esso è quasi connaturato col potere che per sua natura tende a perpetuarsi. Nessuna amministrazione può esistere e reggersi ignorando questo sistema, che tende a favorire gli amici o quelli di cui ci si può fidare. Il problema sta nel salvaguardare sempre e in ogni caso i diritti di tutti e non solo quelli degli amici. La logica dell’affiliazione piace, solletica lo spirito di appartenenza a qualcosa di esclusivo . Dalla croce rossa alla protezione civile volontaria, dai boy scouts al club bocciofilo, ai Lyons e ai Rotary, alle diverse organizzazioni sportive, passando per le variegate associazioni a carattere confessionale fino all’opus dei. L’unione fa la forza , aiuta a perseguire i fini di istituto, che in genere sono evidenti, palpabili. Aiuta nella buona considerazione di sé. Non sono in discussione questo tipo di associazioni, oserei dire neanche quelle più chiaramente clientelari, stampelle dei potenti. Se non è tutta una montatura artatamente studiata per colpire con gli amici lo stesso presidente del Consiglio allora questa seconda repubblica annaspa in mezzo ad una questione immorale che mina le istituzioni. Non c’è giorno che non si scopra il malaffare, che corrotti e corruttori non occupino le cronache della nostra vita quotidiana. Che non vi sia l’assalto alla diligenza, l’arrembaggio di pirati con o senza gamba di legno, con o senza bandana: oggi a farti tacere, domani… E’ costretta ad intervenire perfino la prestigiosa organizzazione internazionale, l’Onu, per osservare che la legge sulle intercettazioni - che nasconderebbe molto di questo marciume - non va bene e deve essere modificata prima di essere promulgata. Mentre il nostro ministro degli Esteri diplomaticamente si dichiara sorpreso e sconcertato…. e noi con lui!
Se le notizie provenienti dalle indagini dei Carabinieri a proposito delle ventilate vicende sarde saranno confermate dagli opportuni controlli giudiziari, i nostri professori di storia aggiungeranno nei vocabolari un altro significato del cesaropapismo, senza alcun riferimento al capo della chiesa cattolica questa volta.
A Cesare quel che è di Cesare

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