Amsicora
Basteranno 100 anni perché il centrodestra venga battuto in Sardegna? C’è da dubitarne. In mezzo alla bufera nella quale è coinvolto il Presidente della Regione l’opposizione balbetta e cincischia. Sentite cosa dice la deputata PD Caterina Pes. “Il Governatore Ugo Cappellacci, oltre che mettersi a disposizione della magistratura in qualità di indagato, se ha rispetto delle istituzioni dovrebbe da subito fare quanto nelle sue competenze, ovvero chiedere le dimissioni di Farris, che è stato da lui nominato. Senza questo atto di coraggio e di pulizia, Cappellacci continuerà a governare senza il minimo di credibilità…”. Roba da pazzi! L’obiettivo sono la richiesta delle dimissioni (neanche la revoca in autotutela) di Farris. Cappellacci invece può stare al suo posto! Anzi, quest’ultimo potrebbe guadagnare in credibilità mettendo fuori dall’Arpas l’uomo di Flavio Carboni.
Non lontano dalla Pes è il capogruppo PD in Consiglio regionale, il quale in riferimento alle iniziative dell’UDC e dei Riformatori su Farris, lamenta che analoga mozione del PD sia stata bocciata dal Consiglio regionale.
L’opposizione insomma non si discosta granché da quei settori della maggioranza che hanno chiesto la testa di Ignazio Farris. Che differenza c’è fra l’atteggiamento dei due esponenti PD e la mozione alla Giunta con la quale i consiglieri regionali dell’Udc e dei Riformatori hanno chiesto il ritiro «in sede di autotutela» della nomina di Farris a direttore generale dell’Arpas? «Farris resta al suo posto - sostengono i consiglieri che hanno sottoscritto la mozione - nonostante i ripetuti inviti a dimettersi o quantomeno ad autosospendersi, invito quest’ultimo di recente rivolto pure, con una interpellanza, dai consiglieri dell’Udc». I gruppi che hanno firmato la mozione, sulla base di una recente sentenza della Corte Costituzionale, sostengono che si può procedere al riesame delle determinazioni della Commissione insediata per la valutazione del curriculum dei candidati, che ha costituito il presupposto necessario per poter nominare l’ingegnere alla guida dell’Arpas.
In questo quadro desolante sulla vicenda che infiamma anche la scena politica nazionale, può intervenire in veste di moralizzatore anche il presidente della Regione, che, in assenza di una lettera di dimissioni del direttore dell’Agenzia per l’ambiente, si è detto pronto a revocare la nomina di Farris.
Ma non è lui a doversi dimettere? Farris non è stato nominato da lui? E l’incarico non è stato disposto a seguito dell’indicazzione emersa nell’incontro con Carboni e Verdini? Cappellacci non può più rimanere al suo posto. O anche Pes e Bruno credono che si tratta di una semplice congiura di quattro sfigati? Se l’opposizione esiste in Sardegna, batta un colpo!
5 commenti
1 aldo lobina
14 Luglio 2010 - 06:31
Finché le sorti dell’opposizione saranno le stesse del Presidente della Regione temo che molta parte della cosiddetta opposizione arriverebbe a votare la “fiducia” anche a Cappellacci, se richiesta. In nome della democrazia?
Se chi ci governa è come Cappellacci lo dobbiamo anche a certa opposizione. Dalla quale ci piacerebbe sentire qualcosa e magari avere qualche bell’esempio di etica della politica. Ma queste son cose da beceri giustizialisti! Non è vero? E poi… per battere un colpo… bisogna esserci e prima di essere in qualche posto bisogna essere.. qualcosa
2 Radio Londra
14 Luglio 2010 - 13:03
A dire il vero e giusto per fare in modo che la memoria non ci inganni…… verrebbero in mente alcuni pensierini nel seguito riportati.
Sarebbe ingannevole nei confronti della base elettorale che ha eletto Cappellacci su esplicita indicazione della destra e di molti esponenti di sinistra che chiesero il voto disgiunto per se stessi e, contemporaneamente, per il candidato di sinistra Ugo Cappellacci, messaggero in terra di papilandya del Divino Papi, andargli contro in un momento di difficoltà.
Tutto ciò sarebbe sconveniente e si configurerebbe come operazione poco pulita e poco spiegabile nei confronti degli elettori di sinistra di Ugo Cappellacci perchè sarebbe come affermare e mettere in chiaro che di indicazione poco chiara e poco credibile trattavasi o, al limite, sbagliata. E questo è duro da dire in maniera esplicita su qualcosa che esplicita del tutto non poteva essere.
E comunque queste cose non si fanno nei confronti del proprio candidato nel nome della mattoneria, della MonsignorManiMania e della riconosciuta abilità nell’arte del dagli all’untore e della altrettanto riconosciuta capacità e bravura di qualche bouty killer di ultima generazione tuttora impegnato nella caccia all’uomo e nell’intascare la taglia.
Tornando a “su connottu”…. non si tradiscono gli amici.
Tutt’al più spariscono gli interventi appassionati, anche in questo blog come in altri, di coloro che, con orgoglio e barra infinita, esponevano il loro appassionato attivismo per la campagna elettorale in favore del Capitano Nemo da parte della dirigenza del partito democratico.
Ma questo, in fondo ci sta.
Ci sta quasi come la battaglia per Papiolina e affini sul canale 9 che, a detta di questa redazione, dovrebbero essere posizionate almeno in posizione 900.000.000 almeno fino a quando non si decidessero a fare informazione invece che essere didattiche e padagogiche nella disinformazione.
Per accedervi dovrebbe essere necessaria passware difficilissima da ricordare e trascrivere e tassa elevatissima quasi quanto quella che necessiterebbe per poter leggere un foglio dell’Unione Farsa attuale o del periodo del killeraggio di Antonangelo Liori nei confronti di Palomba.
Ma, in fondo, anche tutto questo ci sta in terra di sardipapilandya in cui un Presidente di destra sorridente e sconosciuto viene esplicitamente indicato nei fatti (anche se non nei santini) sia da Artizzu sia dai candidati della sinistra.
ESTI A S’INDI ARREGORDAI beni de is cosasa!!!!
Ugo Cappellacci è li con i voti della sinistra.
Sic et sempliciter.
3 salvatore tedde
14 Luglio 2010 - 13:51
Amsicora è anziano (di quasi 18 secoli, sa bonànima…); e dunque gli starà sfuggendo, sicuramente per una comprensibile forma di appannamento senile della memoria, che oltre alla isolata e timida voce di qualche deputata (nel caso la Pes) e del Capo gruppo in Consiglio Regionale del PD (Mario Bruno), sulla vicenda Farris-Carboni-Verdini-Cappellacci, alta e solenne dovrebbe levarsi la voce del “Conducator” del maggior Partito di opposizione in Sardegna; quel Segretario (si chiama sempre Silvio Lai o sbaglio?) del PD che ha appena trionfato alle elezioni provinciali. E con lui di tutti coloro che ne condividono a livello territoriale la responsabilità ed il progetto politico di “direzione” del PD sardo.
Non le pare, Amsicora, il caso di rivolgere il suo paterno rimbrotto anche in tale direzione? Suvvia, glielo dedichi - anche in forma di incoraggiamento, senza “cazziarlo”, per carità, il suo atteso prossimo editoriale. I ragazzi, si sa, vanno spronati; ogni tanto; o almeno una volta; una volta solo. Coraggio.
4 Efis Pilleri
14 Luglio 2010 - 20:17
L’opposizione in Consiglio a quanto pare non è in grado di battere un colpo. Potrebbe almeno consultare un polpo. Il polpo suggerirebbe di non insistere sul fatto che Capellacci sia meglio o peggio di Soru e Soru sia più o meno “etico” di Milia. Il polpo consiglierebbe di tirare fuori qualcuna delle vecchie idee-forza della sinistra e del sardismo e sulla base di quelle concretamente operare. Per esempio muoversi per realizzare una Costituente per una nuova Autonomia che abbia poteri tali che si potrebbe perfino chiamare Indipendenza. L’opposizione potrebbe anche sfidare la maggioranza scavalcando a sinistra le posizioni espresse nella mozione sardista che, anche se non è gran cosa, è pur sempre una base di partenza per una possibile rivolta istituzionale.
Io non ho votato nè per Soru nè per Capellacci. Poichè non mi sento un polpo non so se Capellacci abbia o meno, come dicono, le ore contate. Credo tuttavia che abbia i mesi contati e che li abbia non solo la periferia ma anche il centro dell’Impero di Berlusconi. Il problema è che il dopo potrebbe essere perfino peggio, soprattutto in Sardegna, grazie all’incapacità della classe politica attuale.
5 giuseppe
21 Luglio 2010 - 11:15
Un rudere, un bel rudere. Ma pur sempre un rudere. Alla presentazione della stagione concertistica estiva l’assessore comunale alla Cultura, Giorgio Pellegrini, ha definito così l’Anfiteatro romano di viale fra’ Ignazio, cioè l’arena che ospiterà gli eventi musicali. Ha detto: «Io sono futurista, non bisogna guardare al passato, e bisogna rendersi conto che l’Anfiteatro romano è un rudere. Un bel rudere, ma pur sempre un rudere. Non dimentichiamo che i cagliaritani lo conoscevano come “Sa scala manna”». Poi, quasi a voler difendere a tutti i costi la funzione di arena dell’anfiteatro: «In fondo le tanto contestate assi in legno che cosa coprono? Solo un burrone ». Frasi forti, quanto meno azzardate, tanto che il sindaco Emilio Floris, presente anche lui alla conferenza stampa, un po’ imbarazzato ha ricordato che il tema dell’incontro con la stampa era un altro. Il suo assessore, però, in tutta risposta se n’è uscito con un viva il futurismo finale.
«ALLORA PURE IL COLOSSEO è un rudere». Il Soprindente per iBeni Archeologici Marco Edoardo Minoja, è sbigottito: «Non ho sentito le parole di Pellegrini con le mie orecchie, ma quello che avrebbe detto taglia la testa a tutti i resti archeologici del mondo». Per Minoja l’approccio di Pellegrini è semplicistico, sbrigativo. In una parola, «sbagliato, perché allora dovremmo considerare rudere qualsiasi bene di grande valore archeologico». Quanto all’anfiteatro romano, «c’è poco da dire – continua il Soprintendente – quelle strutture in legno sono deturpanti per il monumento, visto che hanno già lesionato le antiche strutture sottostanti che nel frattempo si sono deteriorate ».
MA PER PELLEGRINI si tratta di un burrone e niente più. Poi c’è l’aspetto della concessione: «Adesso – spiega Marco Minoja – non ho le carte sotto gli occhi, ma mi risulta che la concessione per il mantenimento delle strutture in legno sia scaduta da tempo». Una condotta diversa, quella della nuova Soprintendenza, rispetto a quella tenuta dalla vecchia. Che nel 2006 si era “meritata” una lettera di fuoco sottoscritta da archeologi e intellettuali (tra gli altri, l’accademico dei Lincei, Giovanni Lilliu e l’archeologa, Maria Antonietta Mongiu). C’era scritto: «Non sono stati rispettati gli accordi che prevedevano la rimozione di gradinate in legno e impalcature», le stesse che tutt’ora ricoprono l’Anfiteatro romano. Accordi che prevedevano la rimozione entro il 2004, «ma la Soprintendenza non vigilò». Quattro anni dopo le gradinate in legno sono ancora lì. E l’assessore alla Cultura è contento così.
Le chiavi
Il progetto annunciato
Un anno fa il Comune annunciava un nuovo progetto per ridimensionare le tribune in legno, Un intervento che richiederà il sacrificio di almeno 500 posti a sedere, finalizzato a garantire più visibilità al monumento.
Manutenzione da 200mila euro
Intanto, ogni anno, la messa in sicurezza delle tribune in legno in vista della stagione concertistica estiva viene a costare duecentomila euro
«Tribune bellissime»
Per l’assessore alla Cultura, Giorgio Pellegrini, l’Anfiteatro romano di viale fra’ Ignazio, è sempre stato un fiore all’occhiello. Comprese le sue tribune in legno, che, diceva a marzo del 2009, «sono bellissime. Riceve complimenti anche a livello nazionale». All’Anfiteatro Pellegrini non ha mai voluto rinunciare, anche quando si era profilata l’idea di uno spazio per i grandi eventi al Molo Ichnusa.
Il Sardegna 28/04/2010
__________________e questi sono quelli che ci governano!
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