Tutti fuori!

21 Giugno 2008
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Manuela Scroccu

Il 18 giugno, Roberto Maroni ha esclamato compiaciuto, commentando l’approvazione della cosiddetta “direttiva rimpatri” da parte del Parlamento Europeo: “E’ la buona notizia di oggi”. Chissà se un’altra notizia, quella dei 40 esseri umani affogati e dei 100 dispersi in mare, ultimo aggiornamento del triste bollettino di viaggio dei migranti che cercano di raggiungere le sponde del dorato mondo ricco e libero, è bastata a rovinargli la giornata. O forse potrebbero essere state le immagini di quei disperati aggrappati alle tonnare per non affogare a rovinare la digestione del nostro ministro dell’Interno. O la lettera del Presidente della Bolivia Evo Morales, che ricordava alla ricca Europa quel pezzo d’Europa stracciona che cercava fortuna nelle Americhe neanche tanto tempo fa. Più probabilmente, niente è riuscito a intaccare il buon umore del ministro.
L’Europa dei burocrati che faceva sbavare Bossi e i suoi diventa all’improvviso una preziosa alleata nella lotta all’immigrato clandestino, nemico pubblico numero uno. D’altronde come dar torto a Maroni? Proprio quell’Europa che guardava con preoccupazione alle derive xenofobe della Lega, ha di fatto incorporato quelle stesse pulsioni, quelle stesse paure ataviche che, fino a non molto tempo fa, stigmatizzava con forza guardando preoccupata al panorama politico italiano, facendosi portatrice della grande cultura umanistica e giuridica dell’Europa Unita.
Sono stati 369 i voti a favore, 197 i contrari e 106 gli astenuti. Con questi numeri il Parlamento Europeo, approvando la relazione di Manfres Weber che accoglieva il compromesso negoziato con il Consiglio, ha dato efficacia alla direttiva rimpatri che si propone di fissare norme comuni per la gestione dell’immigrazione illegale, la detenzione amministrativa dei clandestini nei cpt e la loro espulsione verso i paesi d’origine.
La dura opposizione delle forze della sinistra europea non ha sortito alcun affetto. L’aula ha respinto tutti gli emendamenti proposti dal PSE, dai Verdi e dalle altre forze di sinistra.
Così è stato approvato un testo contenente numerosi punti controversi, che hanno fatto gridare indignate le organizzazioni internazionali e le ONG, arrivando a smuovere persino la chiesa cattolica, le cui gerarchie sembrano sempre più lontane dagli ultimi, che ha chiesto all’Europa “un supplemento di umanità”.
Il periodo massimo di durata della detenzione amministrativa è stato fissato in 18 mesi (sei mesi prorogabili di altri dodici). La direttiva stabilisce che tale trattenimento possa avvenire in appositi centri di permanenza ma prevede anche che, qualora ciò non sia possibile, si possa ricorrere ad istituti penitenziari. Il carcere,insomma, e senza aver commesso alcun reato. Ipocritamente, dispone anche che, in tal caso, “i cittadini di paesi terzi saranno però tenuti separati dai detenuti ordinari”. Certo, in fondo siamo pur sempre la culla del diritto, mica barbari. Ovviamente, i cittadini “trattenuti” dovranno essere messi in condizione di poter contattare i rappresentanti legali, le autorità consolari, le organizzazioni umanitarie, che potranno accedere ai centri per controllare il rispetto dei diritti umani. Previa autorizzazione, naturalmente. Che cosa chiedere di più?
Una delle disposizioni più controverse permetterebbe l’espulsione dei clandestini verso i paesi di transito (previ accordi bilaterali di riammissione), e non solo nei paesi accertati di provenienza.
E siccome gli americani sono maestri di vita, anche nella vecchia Europa si introduce per gli extracomunitari espulsi il divieto di ritorno per cinque anni.
A nulla sono valse le considerazioni di chi ha fatto notare che proprio tale disposizione di fatto pregiudicherebbe la concessione dell’asilo politico a quelle persone espulse che potrebbero trovarsi, successivamente, nelle condizioni di invocarlo.
Ma le disposizioni più gravi riguardano i minori. Sarà possibile, infatti, trattenerli ed espellerli, anche se non accompagnati, e questo anche se nel paese di rimpatrio non vi sono né famiglie né tutori legali, ma solo istituti disposti ad accoglierli.
Save the children fa rispettosamente notare che un minore non può assolutamente essere detenuto per ragioni amministrative. Le garanzie per i fanciulli non accompagnati sono assolutamente risibili: i minori devono essere trattenuti “solo in mancanza di altra soluzione e per il più breve tempo possibile (sic!) e deve essere loro garantita la possibilità di svolgere attività di tempo libero, compresi il gioco e le attività ricreative…”. Dove dovrebbe avvenire tutto ciò? In un centro di detenzione temporanea? In quelle strutture che numerose inchieste giornalistiche hanno ribattezzato “moderni lager”?
Tanti sforzi nel coordinare politiche dell’immigrazione sempre più restrittive, che non funzionano, e nessuna iniziativa per fare la cosa più logica: regolare positivamente le possibilità di ingresso autorizzato, migliorando ed estendendo le possibilità di ingresso legale. Nessun burocrate di Stato e d’Europa sembra averlo capito. La logica del filo spinato sembra aver vinto. Le organizzazioni non governative si dicono profondamente amareggiate. Forse dovrebbero listare a lutto le loro bandiere e i loro simboli. E’ stato assestato un colpo mortale al concetto di diritti universali dell’uomo, sancito in tante dichiarazioni e convenzioni internazionali. Ricorrono i 60 anni dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo. Diritto ad avere condizioni di vita dignitose, a viveri liberi dalle catene della dittatura e da quelle del bisogno. Si tratta delle fondamenta sui cui abbiamo ricostruito il mondo dopo le macerie della seconda guerra mondiale. Dovrebbero aggiungere la clausola “dipende”. Dipende da dove sei nato, uomo. Se è dalla parte sbagliata del mondo sei fregato, uomo.

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