Ti piace vincere facile?

23 Giugno 2008
Nessun commento


Gianluca Scroccu

Pare che il  premier Silvio Berlusconi, iperattivo nonostante i suoi quasi 72 anni e vicino al popolo come nessun altro politico, abbia  telefonato durante una televendita per acquistare dei coltelli. Sappiamo che il Presidente del Consiglio, padrone incontrastato delle tv private, conosce bene il mondo della pubblicità. A mio parere potrebbe benissimo prestare il suo volto per la reclame del “Gratta e Vinci”, quella dello slogan “Ti piace vincere facile?”. Insieme a lui, naturalmente, Walter “Nando Moriconi” Veltroni nella parte di quello che permette a Silvio di stravincere senza muovere un dito.
Tutti in questi giorni stanno scoprendo un Berlusconi identico a quello degli anni passati. Scalfari, Ricolfi e compagnia non si capacitano che il fondatore di Mediaset metta sempre al centro della sua azione politica la tutela dei suoi interessi. “Non ci posso credere!” diceva un personaggio di Aldo, Giovanni e Giacomo. Su questo blog, mentre furoreggiavano da ogni parte i cantori del Berlusconi statista, ricordavamo nel nostro piccolo che la strategia del premier era la stessa del 2001: per capirlo bastava leggere i giornali dell’epoca!
La colpa di questa situazione, però, non è di Berlusconi, ma di questa opposizione parlamentare inesistente guidate dal leader (?) più sopravvalutato della storia repubblicana, chiaramente incapace di svolgere il suo ruolo di capo dell’opposizione. L’altro giorno, camminando in città, mi è capitato di notare un cartello tutto logoro e stropicciato con il motto veltroniano “Si può fare”: un segnale dei tempi, mi sono detto.
Mi dispiace molto per tutti quei sinceri elettori e simpatizzanti del PD che sono stati ingannati da questo signore che dopo aver distrutto l’Unità e i DS ha riconsegnato il Paese  al Cavaliere. Ogni volta che parlo con qualche militante del PD mi sento dire che non devo commiserarmi troppo se le forze della sinistra a cui avevo aderito dopo lo scioglimento dei DS sono allo sfascio, perché anche il PD di fatto non esiste, ad esempio in Sardegna, dove è logorato dalla contrapposizione tra soriani e cabrasiani. Ecco a cosa si sta riducendo la grande speranza del centrosinistra italiano! Una disfatta che riguarda tutti, perché se il Partito Democratico non cambia rotta è un male per tutti i progressisti italiani.
Mi dispiace meno, invece, per tutti quelli che avevano deciso di non aderire al PD e che si sono fatti incantare dalla sirena del voto utile, facendo scomparire la sinistra dal Parlamento (l’Istituto Cattaneo ha dimostrato che questo assurdo giochetto veltroniano, basato sul falso slogan “siamo ad un’incollatura dal PDL”, ha spostato circa il 4% dei voti; un’enormità, altro che voto alla Lega, che invece ha sottratto consensi proprio a Berlusconi e Fini). Mi irritano in particolare  quelli che avevano scelto Sinistra Democratica e che hanno deciso con il loro voto a Veltroni di appoggiare questa deriva, salvo poi parlare banalmente di ritorno del fascismo e del Caimano. Per questa gente mi viene solo da dire: “Ver-go-gna”!
Per fortuna sembra che qualcuno stia cercando di rimettere in piedi una riflessione culturale e politica che metta al centro la laicità e un nuovo rapporto tra stato e mercato (insieme alla lotta contro il bipartitismo coatto) come capisaldi per un nuovo pensiero progressista in grado di ripensare questa globalizzazione sempre più antidemocratica. Positive in tal senso le riflessioni mai banali di Nichi Vendola e, seppur su un altro piano, di D’Alema. Ma certo tutto questo non basta.
Senza una seria inversione di rotta, il rischio concreto è infatti quello di scivolare lentamente in una democrazia tale solo nei suoi aspetti esteriori. La categoria del totalitarismo, senza naturalmente la pratica dello sterminio di massa, può infatti essere sempre applicata alla moderna società di massa, come ha sostenuto in una sua recente intervista uno dei maggiori storici del  fascismo, il professor Emilio Gentile. Si pensi solo al tema del controllo asimmetrico dell’informazione o alla creazione di un pensiero unico costruito quotidianamente con una selezione accurata delle notizie trasmesse dai media (vedi, solo per fare un esempio, la scomparsa del problema legato all’aumento spaventoso della forbice ricchi-poveri).
Insomma, o il variegato mondo progressista italiano si mette sul serio a riflettere su queste questioni, dopo aver cambiato la sua classe dirigente, o è destinato ad essere sempre residuale come ha dimostrato anche l’ultima tornata amministrativa.

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento