Pomigliano: una lezione di dignità e democrazia

26 Giugno 2010
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Andrea Raggio

Dal trentasei per cento dei No nel referendum capestro di Pomigliano viene una grande lezione di dignità e di democrazia. Le contraddizioni che possono insorgere tra il diritto al lavoro e gli altri diritti costituzionali, dicono quei No, non devono essere strumentalizzate ma risolte, comunque attenuate, con gli strumenti della contrattazione e della politica.
Una lezione che ha un valore generale. Sappiamo che sancire un diritto talvolta provoca la limitazione di un’altro. E che i conflitti tra i diritti sono aumentati perché ne sono sorti di nuovi in ragione del maturare di nuovi bisogni. I diritti ambientali, ad esempio, implicano un limite all’uso incontrollato delle risorse naturali e restrizioni al diritto di proprietà, il diritto alla sicurezza comporta delle limitazioni ai diritti individuali e così via. Per altro verso i diritti politici e civili, quelli economici e sociali e quelli concernenti l’istruzione vivono pienamente solo se interagiscono. I diritti dell’ultima “generazione”, infine, legati all’informatica e allo sviluppo delle biotecnologie pongono complessi problemi giuridici ed etici. I diritti, insomma, soffrono di contraddizioni, correlazioni e risvolti che se non governati portano a una loro interna conflittualità e a un loro complessivo indebolimento. Così, inoltre, si aprono ampi spazi agli attacchi alla Costituzione.
La Fiat, spalleggiata dal Governo, ha tentato quest’operazione e non soddisfatta del risultato del referendum sembra intenzionata a portare alle estreme conseguenze il ricatto. La Fiom, che pure dalla difficile prova del referendum è uscita molto bene, non si è insuperbita, ma ha rinnovato la sua disponibilità a trattare per contribuire a realizzare la condizioni migliori per il buon funzionamento della nuova fabbrica. Un comportamento di grande responsabilità. Perché la Fiat non ha trattato e ancora non vuole trattare e la Confindustria l’asseconda? E’ vero, la globalizzazione spinge oggi al livellamento verso il basso delle condizioni di lavoro e di salario. A maggior ragione occorre fare ricorso alla politica e alla contrattazione tra le parti sociali. Invece Fiat, Confindustria e Governo insistono nel contrapporre drasticamente il lavoro ai diritti. E’ un disegno che riguarda solo Pomigliano, oppure guarda all’intero Mezzogiorno, Sardegna inclusa, come area destinata allo scarico dei più pesanti costi sociali della globalizzazione?
E’, comunque, un disegno che rientra pienamente nella strategia del centrodestra volta a scardinare la Costituzione facendo leva sulle contraddizioni in seno al sistema dei diritti. La questione sicurezza è stata esasperata negli anni recenti, non solo dalla Lega, per questo motivo. Per la stessa ragione si fa leva oggi sul diritto alla privacy contro i diritti all’informazione e alla giustizia. E così si strumentalizzano le difficoltà delle piccole e medie imprese, oberate dall’eccesso di burocrazia, per proporre la cancellazione dell’articolo 41 della Costituzione. E’ evidente che il tema dei diritti e del superamento delle loro interne contraddizioni, col ricorso agli strumenti della politica, ha assunto un rilievo centrale nella lotta per la democrazia e lo sviluppo. Spero che l’esperienza di Pomigliano aiuti le forze politiche e sociali a superare rapidamente sottovalutazioni e ritardi.

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