Riflessioni su Pomigliano

22 Giugno 2010
2 Commenti


Giulio Cherchi.

Ritengo che il manager Fiat speri vivamente che l’accordo fallisca. Perché il suo piano aziendale è campato in aria. Per produrre le macchine previste si dovrebbe tornare agli anni ‘60. Se si mettessero assieme tutti i cosiddetti piani delle aziende automobilistiche si arriverebbe a rinnovare il parco macchine mondiale in pochissimi anni.
La Fiat si trova in una non facile situazione, almeno in Italia. Dopo aver chiuso Termini non può politicamente chiudere Pomigliano dopo che gli abbiamo pagato milioni di euro di contributi (vedi rottamazione). E allora sceglie di chiudere per prima cosa in Polonia.
In Italia, per ora, riesce a sfuggire dall’angolo in cui si trovava e con questa manovra, ottiene doppio risultato: se chiude, è per colpa della Fiom, e se non chiude, aspetterà tempi politici migliori per farlo, e intanto applicherà il modello contrattuale anche a Torino, il prima possibile. Le provocazioni incessanti verso i sindacati, presenti in ogni dichiarazione di Marchionne, l’aver inserito clausole (come quelle sugli scioperi e sulla malattia) che hanno il primario effetto di creare una situazione di sfida con i lavoratori, quando ormai le organizzazioni sindacali, Fiom compresa, erano pronte ad accettare tutto il resto, e porsi come garanti dell’azienda anche per quanto riguarda le assenze ingiustificate, e ad accettare turni massacranti, servono proprio a questo. A far saltare un accordo, che la Fiat non considera importante ottenere. D’altronde la Fiat è proiettata completamene fuori dall’Italia, e se in Italia resta, ci starà come ci può stare Vodafone o la Nestlè.
La vera tragedia è che l’Italia non ha un piano b, nell’inseguire i cinesi nella produzione di oggetti che piano piano usciranno fuori dal mercato. Nessun piano industriale, come Bersani dice spesso.
Scalfari nel suo fondo domenicale buca il velo di Maya. Questo accordo, gli industriali puntano ad estenderlo (anche perché se no sarebbe un vantaggio competitivo solo per la Fiat). Non è un fenomeno isolabile. Solo che non ne prende le dovute conseguenze ipotizzando che con la tassazione sia possibile ricreare un welfare state capace di ammortizzare le diseguaglianze che stanno ulteriormente per aumentare. Come se non bastasse la forbice degli ultimi 30 anni. Come fai a prendere chi ha il malloppo quando le società scappano dagli stati nazionali? Quando l’evasione è aumentata in tutti gli Stati? E anche dovessi riuscirci, arriverà un manager che dirà: “qua in Italia si paga troppo, se non abbassate le tasse ce ne andiamo”.
Come se i ricatti li facessero solo agli operai. Li han fatti a Russia e Argentina, oggi alla Grecia e alla Spagna…
Tutte le analisi sulla crisi degli ultimi due anni a quanto pare sono state buttate nel cesso, e la ricetta è sempre la stessa, almeno qui in Europa. Meno Stato (a meno che non ci siano di mezzo poteri costituiti), privatizzazioni, diminuzione dei diritti dei lavoratori.
A Ichino che dice che “le disposizioni della bozza di accordo, che sono contestate dalla Fiom-Cgil, a me sembrano molto ragionevoli; anzi, andrebbero estese”, risponderei “tranquillo ci sono già arrivati Confindustria, Tremonti e Sacconi”. E chiederei al Pd,cioè a me stesso, ma perché un operaio di Mirafiori o di Pomigliano dovrebbe votarci? Se è costretto a pensare che i diritti non servano ed è disposto a tutto per lavorare allora meglio che voti il pdl di Sacconi. Il risultato lo raggiungerà sicuramente meglio di noi, costretti ad accordi con la sinistra massimalista. Costretti persino a difendere i diritti dei lavoratori. Che pretesa insulsa quando in Cina non lo fanno!
Ma nel mondo liberale non è così assurdo che si guardi verso un paese comunista cercando di copiarne le forme.

2 commenti

  • 1 Giacomo Meloni / CSS
    22 Giugno 2010 - 11:24

    Condivido quanto ha bene argomentato Giulio Cherchi nel suo intervento.
    Come si fa ad accettare l’assunto che è un vero e proprio ricatto : ” o accetti queste condizioni di lavoro senza diritti o altrimenti chiudo e non avrai mai lavoro “.La stessa identica cosa avviene in Sardegna :” o accetti questo lavoro pericoloso ed inquinante o non avrai altro lavoro” Al punto che i nostri cassaintegrati della Vinyls -che tra l’altro farebbero bene ad uscire dalla bolla mediatica dell’isola-carcere dell’Asinara- segnano la loro disperazione ponendo una lapide funebre sotto la Torre Aragonese che dice che il lavoro nel territorio è morto.
    La CSS,invece,pur solidarizzando con questi lavoratori,dice che è ora di rompere l’incanto.
    Basta col lavoro inquinante e di morte.In Sardegna è possibile produrre cose utili e sane,rispettando l’ambiente e puntando sull’energia da fonti rinnovabili.Li c’è il nuovo lavoro.Come c’è lavoro in Agricoltura e Pastorizia,se si modernizzano i Settori e si sanno rapportare alle industrie di conservazione e trasformazione,come avviene in tutto il mondo e nelle Regioni ricche.
    Basta Pomigliano che produce automobili che nessuno comprerà mai.Ma chi comprerà la panda già superata alla sua nascita ? E Marchionne-questo genio della globalizzazione-non si è accorto che il mercato dell’auto è in crisi in tutto il mondo ? Quante automobili a testa dobbiamo ancora comprare ? Non ci bastano quelle che abbiamo,che non sappiamo dove metterle,intasando mezzo mondo ?
    Ho letto con interesse la lettera che un gruppo di operai dello Stabilimento Fiat in Polonia hanno pubblicato su internet.
    Sono giustamente preoccupati perchè loro hanno sempre prodotto utilitarie come la Panda;ora lo scambio non convince perchè producendo la Giulietta è pur vero che migliorano la qualità dell’offerta,ma a chi venderanno se anche la Polonia è in crisi di recessione ?
    E poi a Pomigliano si investe in tecnologie vecchie e qualcosa avverrà-se tutto va bene-fra due ani.
    Dr.Marchionne sa bene che senza incentivi statali l’operazione Pomigliano è impossibile.
    L’on. Sacconi a nome del Governo si fa garante di un accordo dove a pagare in primis è lo Stato che ha già dato troppo a mamma FIAT.
    Perchè il Governo Italiano non condiziona l’incentivo alla FIAT al patto che ci siano nuove produzioni,magari motori ecologici;magari,come già succede in Germania-tra l’altro con brevetto italiano-
    dove una Fabbrica di motori d’auto è stata trasformata in fabbrica per motori da condizionamento ?
    Si dice spesso: spazio all’inventiva e alla fantasia.
    L’on. Tremonti aveva coniato il termine ” Finanza Creativa “- forse non ebbe troppa fortuna o coerenza.
    Ma tutto il mondo indica che bisogna cambiare.Non è possibile un capitalismo che vuole solo profitti e che non si accorge che il limone da strizzare è quasi secco.
    Il probema vero non è il lavoro e basta;ma quale lavoro,per produrre cosa e per chi,per produrre senza uccidere nè l’uomo-operaio nè la persona con la sua dignità e diritti nè l’ambiente e questo Pianeta Terra,che già mostra tutti i segni d’invecchiamento,ma soprattutto incomincia a esigere rispetto.
    La CSS Venerdì 25 giugno 2010 sarà in piazza Garibaldi a Cagliari alle ore 9 con le proprie bandiere per una mobilitazione popolare contro questa Manovra Finanziaria non solo per protestare insieme alla CGIL per le mani in tasca che questo Governo vuole mettere, impoverendo di più i salari dei lavoratori,dei pensionati e dei ceti popolari più deboli;ma perchè si tolgono forti finanziamenti alle Autonomie Locali (Regioni-Provincie e Comuni ) che saranno costrette a tassare
    per garantire i servizi sociali e alle persone con handicap.La situazione è grave perchè arriva in un contesto di crisi oggettiva del paese e in una voglia strana e pericolosa di restringere i diritti fondamentali dei cittadini, quali
    il diritto all’informazione,i diritti allo sciopero,il diritto al trattamento delle assenze per malattie,i diritti non disponibili della Costituzione Repubblicana.
    In Sardegna siamo al disastro:16 % di disoccupati,di cui il 42 % giovani e il 46 % donne,con una situazione gravissima sociale,se si dà atto delle 350 mila persone che vivono con meno di 400 euro al mese al di sotto della soglia di cittadinanza.
    Vado ripetendo ovunque che il disoccupato è un cittadino dimezzato e questo una società civile non può consentirlo.
    La Sardegna non merita questa mala-sorte che non è frutto del caso,ma di una classe politica e dirigenziale non all’altezza del compito e delle sfide della globalizzazione.
    Giacomo Meloni Segretario Generale della Confederazione Sindacale Sarda

  • 2 Giacomo Meloni / CSS
    22 Giugno 2010 - 23:08

    La CSS Venerdì 25 giugno 2010 alle ore 9 sarà in Piazza Garibaldi a Cagliari insieme alla CGIL per manifestare contro la Finanziaria del Governo Berlusconi-Tremonti.

    Questo il Volantino della CSS che sarà distribuito lungo il corteo:

    CONTRO LA MANOVRA FINANZIARIA DEL GOVERNO NON PERMERTTEREMO TAGLI
    SULLE BUSTE PAGA DEI LAVORATORI E DELLE CATEGORIE PIU’ DEBOLI
    NO AI TAGLI AI SERVIZI SOCIALI AL TENORE DI VITA DI MILIONI DI CITTADINI
    NO AI TAGLI ALLA RICERCA ALLA SCUOLA ALLA CULTURA ALLO SVILUPPO

    PIU’ SOVRANITA’ = ZERO TAGLI

    La CONFEDERAZIONE SINDACALE SARDA aderisce alla Manifestazione del 25 giugno 2010 che è
    una vera mobilitazione popolare contro una Manovra Finanziaria iniqua e pericolosa che - con la
    motivazione reale della crisi internazionale che ha già travolto la Grecia – finisce per non incidere nei veri
    meccanismi di spesa ormai sopra ogni limite e fuori controllo al punto che il debito pubblico dell’Italia è tra
    i più alti a livello europeo.
    La Manovra -che doveva operare tagli verticali ai privilegi dei ceti politici, degli alti funzionari dello Stato,
    dei dirigenti delle Banche e delle grandi Aziende e che doveva colpire l’altissima evasione e le rendite
    parassitarie- si rivela una manovra contro i ceti medio/ bassi della popolazione.
    Il Governo mette le mani nelle tasche dei lavoratori, facendo cassa con i loro stipendi.
    Pesantissimo l’attacco ai lavoratori statali, degli Enti Locali, della Scuola, dell’Università, della
    Ricerca e delle Fondazioni Culturali e della Sanità: al congelamento della contrattazione sia nazionale
    che integrativa, si aggiunge il blocco degli scatti di anzianità e la riduzione delle finestre per i
    pensionamenti. Il risultato di questi interventi sarà un impoverimento delle retribuzioni, che colpirà
    soprattutto i più giovani che in Sardegna fanno parte della schiera dei disoccupati- il 16 % della
    popolazione attiva, di cui il 42 % uomini ed il 46 % donne.
    Una manovra che non agisce sullo sviluppo e che non dà risposte alle centinaia di migliaia di
    precari che sono ormai la costante del mondo del lavoro globalizzato, dove regna solo il profitto e si
    dimentica che “il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona, nella sua
    integrità … L’uomo, infatti è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale“.
    Una Manovra che su 25 milioni di euro riesce a recuperarne solo il 60 %, facendo sconti solo ai ricchi, ai
    politici, ai burocrati, alle Banche e ai dirigenti aziendali; mentre colpisce pesantemente i lavoratori.
    I tagli che questa Manovra Finanziaria del Governo Berlusconi -Tremonti impongono al sistema delle
    Autonomie Locali (Regioni-Provincie e Comuni) sono talmente pesanti che gli stessi Presidenti di Regione
    della Maggioranza di Governo, a cui si sono associati all’unanimità tutti gli altri Presidenti e Sindaci,
    l’hanno bocciata, avvertendone la palese incostituzionalità.
    E’ ora di dire Basta alle Manovre Finanziarie lacrime e sangue sulla pelle dei più deboli. A pagare sono
    sempre gli stessi: i lavoratori e le fasce di popolazione che hanno necessità assoluta dei servizi sociali erogati
    dagli Enti Locali a cui si tagliano indiscriminatamente i capitoli di spesa.
    Le vicende delle lotte dei lavoratori di Pomigliano hanno messo in evidenza come il lavoro, l’occupazione
    sono diventate merce di scambio e come pericolosamente i lavoratori sono sempre più esposti al ricatto: “Se
    vuoi lavorare devi accettare limitazione ai tuoi diritti fondamentali: al diritto di sciopero, ai permessi per
    Malattia, alla pausa mensa, etc. oppure, com’è il caso dei lavoratori delle Aziende Petrolchimiche in
    Sardegna, il ricatto si fa pesante sul piano dei rischi nei posti di lavoro,delle malattie e dell’inquinamento in
    vaste zone del territorio intorno alle Fabbriche.
    Invece di privare la Sardegna dei Fondi FAS per lo sviluppo delle aree sottosviluppate, distraendo ingenti
    somme a favore delle Gare di Vela alla Maddalena, il Governo Centrale e quello Regionale dovrebbero
    rendere conto dei ritardi del completamento della Strada Sassari/Olbia e si dovrebbero vergognare di tagliare
    sull’assistenza ai disabili (L.162), sulle maestre di sostegno e sul contributo di accompagnamento dei veri
    invalidi. Ci sono ingiustizie palesi in Sardegna: mentre si getta l’allarme sulle casse regionali vuote, e si
    taglia sulla sanità minacciando la chiusura di cliniche importanti per il servizio ai malati nei territori, si
    continua a ricompensare una parte di Gerarchia ecclesiastica confermando i 9 milioni di euro per un collegio
    privato tutto d’oro, dove gli universitari pagheranno 600 euro di retta, mentre il Campus universitario
    dell’ERSU è ancora fermo al palo.

    MA LA SOLUZIONE VERA AI MALI DELLA SARDEGNA E’ IL RECUPERO DELLA PROPRIA
    SOVRANITA’
    NOSU SARDUS DEPEUS ESSI MERIS IN DOMU E IN TERRA NOSTRA .

    PARTECIPIAMO ALLA MANIFESTAZIONE CON LE NOSTRE BANDIERE

    APPUNTAMENTO A CAGLIARI IN PIAZZA GARIBALDI VENERDI’ 25 GIUGNO ORE 9 (riferimento Edicola )
    Cagliari,18/06/2010

    IL CONSIGLIO NAZIONALE DELLA CSS

    Confederazione Sindacale Sarda
    Via Roma, 72 – 09123 Cagliari
    Tel. 070.650379 – Fax 070.2337182
    http://www.confederazionesindacalesarda.it
    css.sindacatosardo@tiscali.it

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