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Vista la situazione di massimo degrado delle istituzioni democratiche e la cappa di sfiducia che opprime la società civile, forse potrebbe essere utile iniziare a considerare la formazione di un TERZO POLO CIVICO.
Questo dovrebbe avere connotazione CIVICA, essere AUTONOMO e LIBERALE. Dovrebbe porre in grande rilievo i valori DI RISPETTO DELL’AMBIENTE, DELLE PARTI SOCIALI PIU’ ESPOSTE ALLA CRISI, DELLA SOLIDARIETA’ FRA CITTADINI.
Dovrebbe essere fondato , quindi, sulla presa di coscienza catartica che la “nuova città” può emergere solo da un PROGETTO NUOVO, tutto da disegnare e da comunicare.
Darebbe particolare evidenza, oltre le caratteristiche suddette, alle necessità di DAR LAVORO, in particolar modo alle nuove generazioni e alle parti più attive e abili.
Il LAVORO può nascere solo dalla rivisitazione dei parametri di crescita economica e di misurazione della ricchezza. Questi devono riguardare l’innovazione, in rapporto alla necessità di convertire tutto il sistema economico verso la riduzione dei consumi energetici e dell’entropia neghittosa; verso la facilità di trasferimento delle informazioni, la solidarietà sociale anche gratuita, lo sviluppo di un nuovo sistema culturale e di intrattenimento cittadino fondato sulle nostre risorse e non sui grandi eventi e i grandi nomi.
Una città che si organizza da se, in autonomia, capace anche di soffrire ma dove un obiettivo di sviluppo tenga acceso un barlume di speranza nel futuro.
Una città, in breve, dove il cittadino, pur definibile povero in termini finanziari e di PIL, tale non sia in rapporto alla libertà di relazione e di scelta.
Una città dove l’amministrazione pubblica trovi delle nuove motivazioni etiche, diventi trasparente, totalmente proiettata al servizio e “soddisfacimento del committente”: il cittadino.
Quanto detto può essere una buona base per dare un briciolo di sostanza all’eventuale dialogo.
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