La fune è annodata. L’esecuzione è prossima

17 Giugno 2008
1 Commento


Red

Brutta batosta e cambio di regime: questo in sintesi il responso delle amministrative. L’altra volta alla vittoria del centro destra alle politiche aveva corrisposto una immediata e vigorosa reazione del centrosinistra alle elezioni amministrative e regionali. Oggi c’è uno sfaldamento del PD, che perde roccaforti, fino a ieri ritenute inespugnabili, e si sgretola dove il centrodestra era già forte. L’opposizione è sostituita da un risibile governo-ombra e dall’idea, estranea anche ad un serio parlamentarismo, di un’opposizione “collaborativa”. Il partito di Veltroni da leggero diventa volatile, nel senso che evapora come acqua al sole. In Sicilia, ai piccoli segnali di ripresa delle passate tornate elettorali, si sostituisce una realtà bulgara per il PDL, che riduce il PD e le sinistre a consorterie marginali.
E in Sardegna? Crollano le roccaforti rosse (oggi tricolori) e soprattutto si sfaldano i feudi di alcuni dei maggiorenti del PD, mentre non sfondano neppure le nuove promesse: Villacidro di Siro Marroccu; Macomer di Peppino Pirisi, Assemini del giovane Rivano. Tratto comune: tutti soriani di ferro. Elemento comune: il PD ha perso pezzi nella composizione dello schieramento ed è stretto nella tenaglia degli antisoriani del centrosinistra (Psd’az e socialisti) e di quelli del PD, a cui si aggiunge l’antisorismo diffuso fra delusi e democratici, che non accettano la propensione autocratica del Governatore. I vecchi ulivisti non si riconoscono in questo quadro settario e fazioso. Il PD è autosufficiente? Soru vuole rimanere solo al comando? PRC e PDCI si genuflettono? Bene, si accomodino. Prendano solo i voti di chi è d’accordo per questa inedita versione del centrosinistra in salsa monocratica.  In fondo, niente di nuovo: Roma e Rutelli docent. Ma qui, in Sardegna, c’è di peggio: gli elettori non sono andati al mare. Non si sono astenuto. No. Hanno votato contro.
Indicazioni per le regionali dell’anno prossimo? Più che previsioni, certezze: la carta Soru è logora. E ormai ha messo il centrosinistra in un cul de sac. Il testone non arretra, continua a dar botte non solo agli avversari del centrodestra, ma anche a coloro da cui pretende o si attende il voto. Strano modo per conquistare consensi (dovrebbe brevettarlo)! Forse pensa che funzioni ancora il vecchio giochino: meglio Soru del centrodestra. Turarsi il naso e ingoiare la medicina! Che folle! Non sarebbe più intelligente aprire sulla Legge Statutaria e su tutto il corpus di leggi e provvedimenti maniacalmente volti ad accentrare. Non lo fa. Ma potrebbe almeno provare. Certo, a questo punto forse non sarebbe credibile. Occorrerebbe cercare un nuovo candidato e fare le primarie. Ma chi si oppone nel centro sinistra a uno che mette in campo una potenza economica come quella di Mister Unità? Poi c’è Rifondazione e PDCI in funzione servente, che considerano deleterio soltanto parlare di primarie. L’area del PD dubbiosa o critica non ha sponda. Dovrebbe avere un sussulto, come quando si è votato per la segreteria regionale. Ma dovrebbe anche schierare un candidato credibile, non un notabile di lungo corso. Come chiedere la quadratura del cerchio. No. Salvo imprevedibili miracoli, la corda al collo del centrosinistra è già annodata. Non sarà Soru né i quattro tristi segretarietti della sinistra a sciogliere il nodo. Si tratta di aspettare le urne per assistere all’esecuzione.

1 commento

  • 1 GIORGIO COSSU
    18 Giugno 2008 - 00:03

    SARA’ COLPA NOSTRA caro Andrea, perché LA LOGICA del sorismo e dei suoi supporter non è quella del consenso che nasce dal confronto, ma del potere perché governare è scontentare, v. Salvati, Fara, &c., la logica del meno peggio dei suoi giornalisti stabili e improvvisati, di quell’area che stava nella sinistra da salotto che ama essere contro, disposta a buttare a mare metodi democratici, idee di crescita e sviluppo, a cui va bene la lotta per l’identità contro Roma, del territorio contro il turismo, del paesaggio contro le città, dell’interno contro le coste, l’elogio del buio, silenzio e solitudine, dei no al sistema locale per concentrare in due direzioni senza sbocco, per concentrare le decisioni nel capo che decide e aggiudica le grandi opere, che plaude alla riduzione della democrazia e delle scelte progettuali a spettacolo, quando il centrosinistra accetta il personalismo dei conservatori populisti, dell’autoritarismo populista, e la sinistra sbraca nel movimentismo priva di progetto e classe dirigente, incapace di capire il mix di assenza di piani sostituiti da improvvisazioni, di eccesso di rigore e vincoli senza equilibrio, quell’intruglio di demagogia da bar con eccellenze da venire. Oggi ammettono il pericolo, ma ieri sono stati fieri avversari di aperture e discussione, di alternative e primarie, tanto più se di coalizione. Sono questioni consentite dalla povertà della cultura e dell’impoverimento della classe dirigente che si è rinserrata dentro i partiti. Oggi l’ipotesi delle primarie in questa chiusura non serve, l’idea di bruciare i tempi, di trovare il candidato alternativo è un scorciatoia inutile, se vogliono salvare l’area da un lento degrado, devono aprire oggi una discussione aperta ai gruppi democratici di qualità parcheggiati fuori dai partiti e quei pochi che con troppa aquiescienza stanno dentro senza problemi, discutere mutamenti ideali per uscire da un’economia eterodiretta e assistita, in cui si punti davvero allo sviluppo competitivo con riforme utili a diffondere reddito e occupazione nei territori, a disegnare un sistema avanzato ma integrato e diffuso. L’economia e le questioni sociali e ambientali richiedono competenze integrate e non velleità o tecnici compiacenti, che stilano tabelle e poi i sondaggi sulla soddisfazione stile Porta a Porta, Non basta parlare di formazione senza progetto e in chiave regressiva e populista, occorre ricoastruire un metodo di confronto democratico civile e di rispetto e ricerca con una etica della responsabilità alta, diversa dall’idea dei tecnici compiacenti che fondano le scelte sulle tabelle dei flussi attuali e proiettano solo un esistente anche alterato. E’ un processo più lungo e serio di un voto alle primarie a ratificare la notorietà e i legami dei gruppi organizzati.

Lascia un commento