Aldo Lobina
Riflettere sulle cause della poderosa astensione, della mancata partecipazione al voto del 30 e 31 maggio è doveroso e noi non sfuggiamo a questa necessità. Noi che abbiamo eletto la partecipazione a parola chiave del nostro impegno politico, cercando di estenderne i connotati anche a forme diverse dalla democrazia rappresentativa, ma utili a supportarne e complementarne l’azione. C’è un diffuso sentimento di non identificazione coi partiti, che da parte di molti non vengono più interpretati come luoghi di elaborazione di risposte possibili ai bisogni collettivi, ma piuttosto come piccole - in tutti i sensi - oligarchie senza valori che non siano quelli venali dell’interesse personale e di clan. Noi non siamo così duri nel giudizio, che rischia di essere troppo sommario e ingiusto nei confronti di quei militanti che si adoperano per cambiarli dall’interno e in buona fede lavorano con molto scrupolo. Ma comprendiamo le ragioni che allontanano la gente dalla politica e dai partiti. Quando parliamo della gente ci rendiamo conto che essa è costituita anche da cittadini poco impegnati o non impegnati affatto o impegnati a sostenere le malversazioni che ci angustiano. Non si spiegherebbe se no, nell’ultimo caso, certo fanatismo che giustifica tutto e il contrario di tutto.
Ora la Provincia di Cagliari con molti astenuti si avvia ad una gestione diversa dalla precedente. Milia non si è astenuto lui. E ha travolto chi lo sostiene nella sconfitta, che si profila ancora più dura ai tempi supplementari di giugno, perché non è finita con un pareggio la tornata del 30 e 31 maggio , ma con una sonora batosta. C’era da aspettarselo! Ripeto quello che ho sempre detto, il problema, il primo problema non è cercare un nuovo leader, ma ricreare i presupposti perché nascano molti possibili leader che vengano scelti e non subiti. Averne molti a disposizione con differenti qualità è una ricchezza. Affidarsi ad uno solo è errore blù. Anche perché si finisce per non riconoscere alternative, che menti libere avrebbero sicuramente individuato, se solo avessero voluto vincere, onestamente vincere a Cagliari e a Nuoro. Forse con qualche alleato in più!
2 commenti
1 nenne
5 Giugno 2010 - 09:27
un’analisi giusta ,ma aggiungerei che le persone che si dedicano alla politica e al dialogo con il POPOLO devono essere preparate e formate e non messe perché non si sa chi …… inserire nelle liste,!!!!!!si tratta di GUIDE e come tali devono essere capaci di GUIDARE e VENIRE INCONTRO E RISOLVERE CON L’AIUTO DI CHI LI HA ELETTI I PROBLEMI che ci assalgono!!!!!….non solo quotidianamente!! ma costantemente!!la collaborazione fra il politico e l’elettore non dovrebbe mai cessare!!..anche se sconfitto ,E NON ESSERCI SOLO NEL MOMENTO DEL VOTOOOOO!
mah…chissà!!nonostante gli HURRICANE………spero in un sereno….. prossimo!!
nenne
2 Efis Pilleri
5 Giugno 2010 - 19:27
Oltre che riflettere sulle cause di astensionismo e sconfitte bisogna, a mio parere, non rinunciare mai ad agire. Nel caso di specie: domenica 13 e lunedì 14 si vota per il ballottaggio. I contendenti sono il presidente uscente Milia e l’attendente del colonello dell’esercito berluschino, Farris. Entrambi partono da zero voti.
Ora gli elettori, di sinistra ma anche di destra e/o sardisti si devono porre (e si porranno) alcune semplici domande. La prima: conviene che il territorio di Cagliari, già così ben governato dalla destra nel Comune capoluogo ed in Regione, abbia o no sul territorio un interlocutore vero e di segno diverso? La seconda: bisogna o no impegnarsi per cercare di determinare qualcosa o è meglio limitarsi a “tzerriai a Mariedda”.
Io, da elettore che vuole sempre partecipare, ho già risposto a queste domande. Penso e spero che anche l’autore dell’articolo, da sostenitore dell’IDV, dia le stesse risposte dando un buon contributo ad una rivincita che a me pare possibile.
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