Francesco Cocco
Pubblichiamo una recensione di Francesco Cocco sul libro, fresco di stampa, di Andrea Raggio “Cronaca di una legislatura. Da Soru a Cappellacci”- Aipsa editore.
Con una acuta prefazione di Gianluca Scroccu è uscito il lavoro di Andrea Raggio “Cronaca di una legislatura”. Titolo questo che non rende piena giustizia al contenuto del libro. Vi è una puntuale cronistoria dei fatti relativi alla passata legislatura regionale. In questo l’autore dimostra grande capacità nel ricostruire ed analizzare i fatti. Qualità che gli proviene da quella grande scuola politica che è stata la sua militanza nel movimento operaio. Ma l’opera va molto al di là di una semplice cronaca dei fatti. Prevale la ricerca delle cause di fondo che, nel complessivo contesto delle grandi contraddizioni globali, “ hanno impedito - come scrive Scroccu nella prefazione - di portare avanti soluzioni orizzontali di cambiamento del modo di fare politica”.
Renato Soru, come sottolinea l’autore, era partito da condizioni favorevoli: nelle elezioni regionali del 2004 la coalizione di centro-sinistra aveva vinto con un buon risultato di Progetto Sardegna (il movimento che faceva capo direttamente a Soru), così pure aveva tenuto bene la Margherita, mentre a uscire male dalla competizione erano stati soprattutto i DS. Oltretutto quest’ultimo partito, venendo meno ad una prassi che era invalsa sino a non molti anni prima, non condusse un’approfondita analisi del voto. Non era quindi riuscito a cogliere il processo d’inaridimento della cultura politica autonomista, ormai incentrata su aspetti superficiali dell’identità.
La conseguenza è stata che i DS, nonostante fossero il maggior partito della coalizione, furono posti in condizione di disparità, consentendo al presidente della giunta di esercitare il proprio ruolo “energicamente” e di ridurre quello degli assessori ad una funzione di mero supporto collaborativo. E’ una riflessione che, limitata esclusivamente a questo aspetto, finisce per collimare con quella di Massimo Dadea, assessore agli affari generali nella giunta Soru che testimonia di una conduzione presidenziale che è eufemistico definire “energica”. Le conclusioni di Dadea differiscono totalmente da quelle di Raggio, è però giusto ricordare il suo appassionato lavoro “La febbre del fare”: su una esperienza anomala, come la XIII legislatura regionale, il discorso è appena iniziato e tutte le riflessioni sono benvenute se possono aiutarci a meglio comprendere processi disgreganti.
Il risultato è stato un “presidenzialismo forte ma politicamente debole”, oltretutto poco attento alle conseguenze negative. E’ in questo modello di conduzione del ruolo presidenziale che s’inserisce la vicenda delle dimissioni, o dell’allontanamento di fatto, di ben quattro assessori: nel 2005 la sostituzione dell’assessore Addis; nel 2006 lasciano il governo regionale Tonino Dessì, Elisabetta Pilia, Francesco Pigliaru. Per Tonino Dessi -osserva l’autore - il suo partito non spese una parola, nonostante la lunga militanza politica dell’assessore allontanato.
Ma ciò che alla fine ha determinato le dimissioni di Soru - e con esse la fine della legislatura- è il contrasto tra Giunta (presidente) e Consiglio circa i ruoli concernenti l’estensione alle zone interne della disciplina urbanistico-paesistica delle coste.
Il risultato delle elezioni del 2009 conferma -secondo Raggio- l’improponibilità del modello soriano. Questo non significa, secondo Raggio, che Soru non possa più esercitare un ruolo politico perché bisogna nettamente distinguere la fine del modello organizzativo ed istituzionale (sorismo) da lui perseguito col ruolo che egli potrà esercitare nella rinascita del centro sinistra. Credo però vada tenuto ben presente che l’ipotesi avanzata dall’autore presupponga la capacità di rivedere le proprie posizioni coniugandole e subordinale alle esigenze complessive del movimento. Una dimensione del far politica che sembra del tutto scomparsa dalla scena.
In fondo il modello soriano, col suo personalismo leaderistico, si muoveva essenzialmente in una dimensione berlusconiana con aspetti persino più aziendalistici. Valga a comprendere il fenomeno quanto sancito dalla legge statutaria in ordine alla possibilità delle società del presidente e degli assessori di partecipare alle gare d’appalto della regione. In questo la stessa legge Frattini appare, sul piano dei principi, meno dirompente della legge statutaria. Era il segno evidente di quanto fosse lontana dalla tradizione dei partiti di sinistra una tale statuizione normativa. Anche se, ad onor del vero, ufficialmente i partiti della coalizione soriana non hanno ripudiato quella legge, anche quelli che dicono di richiamarsi ai valori del P.C.I. si erano espressi a favore della statutaria, determinando così profonde lacerazioni nelle file dei propri militanti.
Raggio analizza anche l’approdo al quale si è giunti con la Giunta Cappellacci “nata -egli evidenzia- da un’intesa elettorale tra Berlusconi ed il gruppo di potere affaristico radicato nel cagliaritano…… gruppo dominato dalla sanità privata e da interessi di speculazione immobiliari”.
In questa ricerca dei processi complessivi e delle prospettive che fanno da sfondo alle nostre vicende regionali è da ricercare il senso del libro. Utile quindi non solo per l’acutezza dell’analisi ma altresì per la ricca raccolta di documentazione che esso offre in appendice: una vera antologia di documenti riguardanti i fatti dell’ultimo decennio. Anche per questo è uno strumento utile per chi vorrà approfondire e ricercare le linee di tendenza di questo inizio di secolo.
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