Berlusconi:La crisi? Non posso far nulla, non ho poteri

26 Maggio 2010
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Amsicora

Che il Cavaliere sia fuori dalla realtà è sicuro. Ci sono così tanti indizi da creare una certezza. Prima dice che la crisi è una tendenza dello spirito, e precisamente di quello strutturalmente pessimista della sinistra, o addirittura che è frutto dell’innata propensione dei comunisti a vedere disastri ad ogni angolo di strada. Poi, di fronte alla situazione gravissima, anche perché non affrontata per tempo, manda in avanscoperta Letta e Tremonti a spiegare che saranno lacrime e sangue. Ma lui dice, scandendo le parole, che -non - metterà - le mani - nelle tasche - degli - italiani. E forse ha ragione perché a molti italiani ha tolto anche le mutande e, dunque, di tasche non ne hanno.
Ora, ha un’altra trovata. Poverino. Non ha i poteri. E - a suo modo di vedere - è anche vero. Come tutti i politici con vocazione autocratica lamenta di non avere poteri sufficienti e di essere intralciato dai partiti, dalle assemblee elettive, dalla stampa non amica e via dicendo. Una lamentazione recitata anche in Sardegna fino a qualche tempo fa. Ricordate?
Ed allora che fare? Mi occorrono più poteri, dice il nostro. “Sono aperto a qualunque soluzione possa rendere il Paese più governabile. Mi limito a chiedere di poter operare, visto che ogni giorno devo constatare di non poterlo fare”. Poverino, non ha ancora capito che in un ordinamento in cui c’è un Parlamento eletto con liste contrapposte, ci sono anche i gruppi parlamentari e i partiti. E non ha realizzato che, di fronte alle grandi questioni, occorre creare convergenze, non essendo auspicabile né possibile risolverle unilateralmente. Ma lui insiste. Sentite cosa dice al suo fido e scodinzolante Bruno Vespa nel libro imperdibile “Nel segno del Cavaliere“: “Presidenzialismo o no,  toccherà agli organi direttivi del mio partito assumere una decisione. Io mi adeguerò”. Capito? Non al Parlamento, ma agli organi del PdL, ossia a lui stesso, toccherà dire cosa fare in materia costituzionale e lui si adeguerà . Ci mancherebbe che facesse opposizione a se stesso!
Che il Cavaliere non sia nel pieno delle proprie facoltà, è dimostrato ancora dal fatto che non capisce perché tanti si oppongano strenuamente al suo governo ed a lui. Udite! Udite! “C’é una cosa che mi addolora davvero - dice -: l’avversione, addirittura l’odio che gli oppositori manifestano contro di me e contro il mio governo”. E soggiunge:”Non c’è un solo italiano, uno solo che possa dire di aver subito un qualche danno da me e dai miei governi” tranne i “mafiosi e camorristi”.
Peccato che i voti presi in Sicilia, dove Forza Italia ha fatto addirittura il pieno di deputati e senatori, provino il contrario. Ma possibile che Berlusconi non veda quante famiglie ha ridotto alla fame, rappresentandosi un mondo di ottimisti e di vincenti, che non c’è, e lasciando il Paese alla deriva?

1 commento

  • 1 aldo lobina
    26 Maggio 2010 - 08:11

    Insaziabile questa sete di potere che invoca il primo ministro per sé. Davvero incontenibile. Ridurre la politica a logiche di potere e non di servizio stravolge i valori di una sana convivenza civile. Non serve a nessuno un “Super Silvio Bross”, che acquista potenza ad ogni pie’ sospinto. La Repubblica non può essere trasformata nel video-gioco di nessuno. Già non è facile risvegliarsi da un torpore mediatico diffuso, figuriamoci dal coma indotto per legge attraverso il silenzio dettato alla stampa libera. Chi si oppone al Berlusconismo non può commettere altri errori, cercando di riconoscere un messia, cui affidare le speranze di restaurazione di sviluppo democratico del paese. Sbagliarono in molti a mitizzare Renato Soru in campo regionale.
    Non fanno meglio quelli che evocano Vendola.
    Non serve un uomo solo, serve molta gente onesta, servono partiti liberi e non consorterie che qualche volta somigliano a cosche anche loro. Col rischio che B. prima o poi, notando le similitudini, se la prenda anche con loro.
    I mattoni con cui ricostruire i partiti esistono: sono etica, legalità, solidarietà, sobrietà, democratico rispetto degli altri. Ma ci vuole un nuovo progetto, fatto a più voci. Con molta buona volontà

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