Il mercato della democrazia. Chi ci salverà?

8 Maggio 2010
1 Commento


Aldo Lobina

Esistono due culture : quella del venditore e quella del compratore, quella di chi vende un prodotto e quella di chi lo acquista. La fortuna del primo è legata al risultato, cioé a quanto riesce a vendere, quella del secondo alla utilità di quello che si procura. In questo traffico il passa parola non è più quello di una volta.
Quando ero ragazzo io, tanto tempo fa, ricordo che in Piazza Municipio ogni domenica una piccola folla di persone, e io tra questi, si assiepava attorno al tavolo di un imbonitore, che presentava la sua merce, decantandone i pregi. Aveva costui una certa arte di proporre, un intercalare di toni, per lo più alti per farsi sentire, con quella sua voce arrochita da tanta fatica oratoria: provare per credere, diceva. Il valore di somma algebrica dei suoi utensili superava sempre di molto quanto alla fine egli era disposto ad accettare per tutto quel bendidio. E la gente qualcosa gli comprava. Raramente ogni vendita superava le cinquecento lire, che erano una cifra condiderevole, soprattutto per chi, come me, non aveva mai soldi in tasca, se non qualche povera strenna, che ossessivamente mendicavo da qualche zio che mi capitava sotto tiro. A me bastava lo spettacolo dell’ambulante, la sua facondia, l’anello cardinalizio che aveva al dito, la merce colorata nel banco sapientemente sistemata per colpire. Ma ero un bambino.
Poi venne Vanna Marchi, e la televisione sostituì la Piazza, mentre io diventavo grande e la televisione sempre più grande con i suoi canali e le sue “eminenti” emittenze.
Una grande piazza virtuale, per lo più senza virtù e mi spiego.
Non c’è più il Maestro Manzi che combatteva l’analfabetismo, insegnando a leggere e a scrivere dallo schermo in bianco e nero; non piu Indro Montanelli ed Enzo Biagi ma Fede e Minzolini e compagnia cantante (i berluscones).
Qualcuno molto scaltro comprendendo l’importanza dell’operazione si proponeva di controllare o impadronirsi di partiti politici, stampa, sindacati e successivamente acquisire alcuni settimanali di battaglia, coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata, coordinare molte TV con l’agenzia per la stampa locale, dissolvere la RAI- TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costituzione. Sono queste ultime tre righe uno stralcio di un “Piano di Rinascita Democratica della P2″, loggia massonica cui mi pare lo stesso attuale capo del governo fosse iscritto con tessera n°1816. Io trovo qualche assonanza con quello che è accaduto. Lascio ai lettori, come al solito, un giudizio complessivo. Licio Gelli ebbe a dire che “il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei mass media”; è una realtà. In effetti concordo con Raffaele Simone sul fatto che la televisione, e anche il computer, hanno comportato una trasformazione antropologica riuscendo a modificare non tanto l’oggetto del pensiero, quanto il modo di pensare, sottraendone le qualità analitiche, la struttura sequenziale e coerente del ragionamento per indulgere ad una generica, incoerente vaghezza. In cui le parole hanno perso il loro valore semantico, cioè di significato, potendo essere usate non sempre a proposito: partito dell’amore, popolo delle libertà. Ma cos’è l’amore? Cos’é la libertà?
Cos’è la democrazia? Cos’è il rinnovamento? Cos’è l’onestà? Parole vuote, parole e basta in bocca a certi personaggi di nostra conoscenza, che hanno ridotto questa 2° Repubblica in uno squallido scenario peggiore di quello già visto. Dove va prevalendo una cultura di diffusa omogeneizzazione delle forze PDL e PD: non solo nel PDL, ma anche nel PD ci sono sempre di più indagati e condannati. E si candidano e li candidano! Anche in Provincia di Cagliari. Senza vergogna, ma con grande protervia. Era così indispensabile la candidatura di Gaziano Ernesto Milia, condannato in 2° grado a molti mesi di carcere per abuso d’ufficio? Era l’unico uomo proponibile per tale incarico? Narcosi collettiva? Mediatica? Attenuazione del senso di colpa, di responsabilità, di giustizia diffusi?Sondaggi? Complice la cultura superficiale delle isole dei famosi?
Scomparsa l’egemonia culturale della sinistra che si basava sul disinteresse, la solidarietà sociale, la buona politica per il bene comune, c’è una forte crisi di identità sociale.
Solo una umile profonda riflessione sui valori potrà aiutarci a scegliere bene, a dispetto di chi pensa di averci messo tutti già in tasca, perché la filosofia del marketing politico, bombardati come siamo, non ci impedisca di produrre o riprodurre attivamente valori in cui credere e per i quali combattere, rompendo un complice conformismo.
Questo sforzo spetta a tutti, ma soprattutto ai giovani, che hanno meno incrostazioni e ai quali affidiamo idealmente la speranza di un mondo migliore di quello in cui li abbiamo cresciuti.
Adoperiamoci tutti perché quelle due culture, quella del venditore e quella del compratore, rimangano distinte e trionfi sia nell’offerta sia nella domanda la qualità.
….A proposito.. nemmeno quel bambino di cui parlavo prima, si, quello senza soldi, che si accontentava di guardare le meraviglie di quel bancone, avrebbe creduto che in Italia nel 2010 un tale Scajola, ministro di Berlusconi, si ritrovasse ad abitare una casa di fronte al Colosseo pagata a sua insaputa anche con soldi non suoi. Scajola , scajola, berlusconando, dove arriveremo? Ci salverà Milia? Non credo.

1 commento

  • 1 Alessandro
    8 Maggio 2010 - 19:44

    Queste parole non si possono contestare, tuttavia è necessario ricominciare a parlare di politica alla gente dando soprattutto l’idea che non esistono soltanto cose negative e frustranti.
    La corruzione e la deriva verso una gestione opaca della cosa pubblica è ormai un evidenza.
    Ma la politica della sinistra si deve rivolgere anche a quei frangenti della società che rappresentano le eccellenze, come le persone di talento sia nel mondo dell’impresa che nel mondo del lavoro in generale, oltrechè dello studio.
    Bisogna prospettare alle persone che esprimono il meglio della nostra nazione che i partiti si sinistra gli appoggiano, e le prospettano delle idee che possono consentirle di migliorare la loro esistenza, introdurre trasparenza nella P.A., favorire le persone che meritano e rompere la logica del clientelismo che blocca “l’ascensore sociale”.

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