Elezioni: nonostante tutto, sto col PD

7 Maggio 2010
2 Commenti


Massimo Marini

Inutile dire che come la nuova segreteria Lai ha gestito questo pre-voto non mi è piaciuto per nulla, e in certi frangenti ha abbondantemente superato il limite della decenza. Zero programmi - a parte quello in formato twitter - solo scambio di poltrone come fossero figurine, un assestamento/rivendicazione di potere nemmeno mascherato dai temi politici. Gli unici temi in qualche modo riconducibili alla politica che sono emersi, sono stati quello relativo all’opportunità della candidatura di Milia dopo la sua condanna in secondo grado per abuso d’ufficio, e quello sulle primarie nuoresi. In entrambi i casi, dal mio punto di vista, Lai ha sbagliato (dico Lai perché lui è il segretario, per semplificare, anche perché pure qualche giovane segreteria provinciale ha lasciato un po’ a desiderare): Milia doveva essere congelato, Arbau doveva ottenere le primarie. Ma appunto, secondo il mio punto di vista. Che a quanto pare è in minoranza.
Quindi? Quindi le cose sono due: o si accetta l’ultima parola della maggioranza, o si lascia il partito. Nel primo caso parliamo di democrazia, parliamo di lealtà estrema (quasi bondage) esercitata se vogliamo come risposta “gandhiana” (o zapateriana per interposto Civati: ad ogni attacco personale un sorriso, ad ogni insulto una proposta) a certi soprusi che si sono verificati nei c.d. territori, ma soprattutto parliamo di rispetto nel confronto dei cittadini elettori che alle primarie hanno dato il loro voto, la loro fiducia forte, la responsabilità seppur di minoranza (chi non ha votato Lai/Bersani sapeva già di essere in minoranza, diciamocelo, specie i mariniani) per provare a cambiare in meglio “dal di dentro” questo partito che rimane non solo l’unica speranza di salvezza per questo Paese, ma anche un luogo politico di una potenzialità rivoluzionaria per il destino della Sardegna e dell’Italia. Non è questione di prendersi o riprendersi il partito, è questione di cambiarlo, dimostrando con i dati concreti, con i fatti, con i numeri, che un certo modo di condurre i giochi non porta più da nessuna parte.
La seconda possibilità dunque, quella della fuoriuscita dal partito per farsi liste separate o proprie candidature, è un’opzione più che legittima in democrazia, e visto come sono andate certe cose neppure tanto biasimevole, ma secondo me sbagliata, perdente, da sconfitti, a meno di fatti veramente drammatici e irreversibili. Si lavora all’interno per affermare le proprie idee e far rispettare le regole, per convincere ed elaborare politica, poi però al momento dell’ultima parola, questa sta a chi è maggioranza, la quale naturalmente ne è responsabile, ancor di più quando sancita con il potere, per quanto risicato, della propria superiorità numerica. Questa è la democrazia.
L’unico modo di cambiare il PD è viverlo, non scappare, non lasciare campo libero a coloro i quali sbagliano in buona fede (dal mio punto di vista s’intende), o peggio a coloro i quali questo partito lo usano per sè e per le proprie mire da politicanti tardonovecenteschi. Valorizziamo, pubblicizziamo e sosteniamo il Partito Democratico sano, quello che sta costruendo e proponendo, quello che ci sta provando, nonostante tutto. Di persone che lavorano in questo senso ce ne sono davvero tante nel PD, a tutti i livelli, e per me il PD sono loro: per questo sto con il PD.

2 commenti

  • 1 Arrubiu
    7 Maggio 2010 - 09:07

    Gentile Marini, ognuno é libero di farsi del male come crede… si accomodi.

  • 2 antonello gregorini
    7 Maggio 2010 - 19:17

    Ma si può sempre vivere con il naso turato?
    La passione per la politica qualche volta, non sempre, può comportare anche il diventare cani sciolti… ma liberi.

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