Andrea Pubusa
L’altro giorno, invitato da uno dei curatori, ho visitato il museo che il Comune di Armungia ha finalmente dedicato al suo cittadino più illustre, Emilio Lussu. La mostra permanente è stata allestita nella bella “Casa del Segretario”. un riccozzo di fine Ottocento che, per quelle vendette che la storia talora ci offre, nella sua magione vede oggi esposte le testimonianze della vita eccezionale di un uomo e di una donna ribelli ed egualitari.
Ho così visto foto bellissime, in parte già da me conosciute, e letto le didascalie tratte dagli scritti di Emilio, piccole perle di un’ironia sublime pari alla loro pungente efficacia. Poi ancora qualche video con interviste a lui e a Joyce. Uno spaccato di una vita di combattimento, spesa senza risparmio e interamente in difesa della libertà e dell’eguaglianza in Sardegna, in Italia e nel Mondo, attraverso il sostegno ai Movimenti di Liberazione Nazionale Terzo Mondo, lui che era stato un autorevole protagonista, dalle fila di Giustizia e Libertà, del Movimento di liberazione internazionale dal Nazifascismo.
Niente di nuovo per me. Eppure vedere queste due esistenze, quella di Emilio e di Joyce, raccontate nello spazio di alcune sale, da il senso forte di quanto quelle figure siano lontane dai protagonisti dell’oggi. Più che di lontananza si tratta di incommensurabilità. Lussu fu un uomo tutto d’un pezzo nell’Altopiano, cosicché gli toccò una sorte che capita a pochi: quella d’essere, per i combattenti sardi, un leggendario eroe ancora in vita e ancora giovane. Il capitano Lussu, il capo del sardismo e dell’antifascismo sardo, il combattente che non permette ai fascisti di spadroneggiare a Cagliari, organizzando squadre di resistenza. Il democratico che non si piega alla dittatura. Il confinato e poi l’esule che diviene un riferimento autorevole nell’antifascismo internazionale. Lussu che, rientrato, rompe col Psdaz perché nel ventennio i suoi dirigenti rimasti nell’Isola, pur non essendosi compromessi col fascismo, hanno però cambiato pelle, acconciandosi ad una tranquilla convivenza con forze interclassiste, mentre il capitano vedeva nel socialismo libertario lo sbocco naturale di un sardismo conseguente. Ed anche nel Movimento socialista il grande sardo non perse mai tre punti di riferimento per lui indissolubili: la libertà e l’eguaglianza, cui è connessa la forma di Stato federale.
Cosa c’entri Lussu coi tanti sedicenti sardisti di oggi è un mistero, così come può spiegarsi solo con il travisamento della sua vita e del suo pensiero l’assunzione che molti sedicenti autonomisti o federalisti fanno del nome e dell’insegnamento del capitano dell’Altopiano. No. In realtà l’eredità di Lussu non è stata accettata da alcuno. E’ stata rinunciata da tutti. Dal Psd’Az, fedele alleato negli anni ’50 della DC, contro cui Lussu combatté fieramente, e oggi del PdL di Berlusconi e Cappellacci, ancor peggiore della balena bianca. Quale contatto Lussu avrebbe potuto avere con costoro se ruppe con Pietro Nenni? E sapete perché? Sol perché il leader dei socialisti italiani trascinava il PSI ad un’alleanza di governo con la DC, in un centrosinistra che pure ci avrebbe dato la scuola dell’obbligo, lo Statuto dei Lavoratori, il processo del Lavoro ed altro ancora. Quale contatto oggi c’è con Lussu da parte di forze che accedono al neoliberismo e alla gobalizzazione? O che, al contrario, si chiudono in un gretto regionalismo, se Emilio e la sua compagna Joyce sono sempre stati internazionalisti? Sostenevano - come testimoniano le belle foto di Joyce con Agostino Neto - la guerriglia dei Movimenti di Liberazione.
E i politici, compresi quelli di “sinistra”, vadano a leggersi la didascalia sotto un’immagine di Lussu costituente: il mandato parlamentare - dice - per un uomo di sinistra è intercambiabile col carcere cui si è condannati per la lotta al fascismo o col lavoro che si deve svolgere in ogni dove nel partito o nel sindacato.
Oggi invece il collegamento carcere-mandato parlamentare ha tutt’altra valenza: si cerca il mandato per sfuggire al carcere; l’essere indagati per reati comuni è uno dei titoli che danno punteggio per la candidatura. E ancor più ne dà la condanna.
L’eredità politica e morale di Lussu, al pari di quella di Gramsci, è stata ripudiata nella sostanza, quanto è declamata a parole.
Andate ad Armungia al Museo Lussu e ne avrete la conferma visiva, quasi fisica. Quelle immagini e quei video sono un atto di accusa e di condanna senz’appello alle forze politiche e ai politici d’oggi, sardi e non. Sono anche uno stimolo forte a riacquistare quello spirito libertario e rivoluzionario che fu di Emilio e Joyce Lussu (e di Antonio Gramsci).
Dopo la visita ci siamo recati alla casa natale di Lussu, accolti con semplice cortesia dal nipote Tomaso, archeologo, che abita a lungo in quella casa, non per inseguire il fantasma dei nonni, ma perché è anche lui un uomo libero. Nel suo portamento, oltre che nel suo modo di vivere e parlare, è ben visibile un tratto che viene da lontano, da quella nobiltà d’animo che fu dei suoi avi re-pastori-cacciatori e che Emilio ha magnificamente descritto e impersonato.
Andate al Museo Lussu. Tornerete da Armungia più ricchi, con una consapevolezza in più.
4 commenti
1 Bomboi Adriano
4 Maggio 2010 - 13:37
Ad Armungia ci si andrà comunque perché, tra luci ed ombre, Lussu è stato un grande personaggio della nostra storia. Non possiamo però contestualizzare con paragoni del presente l’ideologia di un uomo del secolo scorso. Stà di fatto che Lussu abbandonò la politica sardista per dedicarsi ad altro: fu una scelta legittima e rispettabile, ma non per questo condivisibile da quanti (anche nel presente) si sono scordati che Lussu non ha concluso la sua avventura politica in un partito Sardo. Lussu ha scelto il socialismo italiano, non più la Sardegna in qualità di Nazione da potenziare. L’indipendentismo moderno è tutt’altro che chiuso al panorama internazionale ma lo è invece nei confronti della guerriglia che nel secolo scorso abbondava a diversi latitudini (ed ancora oggi in contesti non occidentalizzati). Anche se si volesse ergere a modello UNA PARTE della vita di Lussu (e consorte) nel presente, non sarebbe né contestualizzabile, né attuabile oltre il piano teorico, ancora meno condivisibile. In più ieri come oggi c’era un problema forse sempre più irto di ostacoli: Il bipolarismo. Il cercare di capire dove e come un partito territoriale dovrebbe posizionarsi. In mezzo mondo i partiti nazionalisti occidentali non hanno grossi limiti ideologici nel sviluppare alleanze programmatiche se numericamente inferiori, in Sardegna, a causa dell’influenza ideologica degli ambienti post-resistenziali italiani, le polemiche non mancano mai. Quasi che per un PSD’AZ sia più scandaloso associarsi a destra che non a sinistra. Forse il PD è un avversario del sistema capitalista? O forse in Irlanda del Nord un fondatore del Sinn Fein sarebbe mai confluito nei Laburisti inglesi? Assolutamente impossibile. Quì però Lussu ha compiuto quel passo: scelse la litigiosa famiglia della sinistra italiana. Non più, a limite, una sinistra sinceramente Sarda. La storia Sarda ovviamente è diversa da quella dei modelli nazionalisti internazionali, quì ci siamo volontariamente miscelati alla politica italiana: complice l’omologazione culturale partita col Regno Sabaudo e completata con la Repubblica. Ma i “terzi poli identitari” si fanno solo con i numeri, e senza frammentazione ideologica. In Sardegna non siamo ancora a quel livello.
2 Geronimo il nero
5 Maggio 2010 - 22:22
Professore si legga bene la storia di Emilio Lussu il suo post è pieno di luoghi comuni che vanno a banalizzare la storia del Capitano dei RossoMori.
Impossibile contestualizzare con l’attuale sistema politico…è un paragone che non regge “Il democratico che non si piega alla dittatura.” sta ad Emilio come “lo studente che non si piega alle baronie universitarie” sta al rappresentate degli studenti.
3 Nicola
6 Maggio 2010 - 12:53
Io, semplicemente, ho letto l’articolo (molto bello) e mi è venuta voglia di andare a visitare il museo. Lo farò sabato o domenica.Tutto quà. Se esiste un sito internet con informazioni e orari vi prego di segnalarmelo.
4 Manuela
6 Maggio 2010 - 21:50
Il sito è in costruzione
http://www.armungiamusei.it/ ma rimanda al sito del comune di Armungia dove si possono trovare le informazioni sugli orari di visita.
http://www.comune.armungia.ca.it/sistemamuseale/contatti.html
Lascia un commento