Cristian Ribichesu
Con la Circolare n. 37, del 13 aprile 2010, il Ministero dell’Istruzione ha indicato agli uffici scolastici regionali le disposizioni per la formazione delle classi e per la quantificazione del personale per l’anno scolastico 2010/2011, anche in riferimento all’avvio della riforma del secondo ciclo, che dal 2010/2011 coinvolgerà le classi prime. La Gelmin lascia in vigore, nelle classi successive, gli ordinamenti già vigenti, ma modificandoli nelle quantità orarie dell’istruzione tecnica, per le classi seconde, terze e quarte, e dell’istruzione professionale, per le classi seconde e terze. Tali disposizioni, come noto, sono stabilite in base alla legge del 6 agosto 2008, n. 133, che ha previsto l’attivazione di una serie di interventi e misure volti ad incrementare gradualmente di un punto, nell’arco del triennio 2009/2011, il rapporto docenti/alunni. Attraverso tale legge e attraverso il Regolamento approvato con D.P.R. del 20 marzo 2009, n. 81, si taglieranno 25.600 posti per l’a.s. 2010/2011, incidendo sulla formazione delle classi e sulla riduzione delle ore.
La circolare è chiara e non lascia spazi a vaghe interpretazioni, specificando l’obiettivo della riduzione dei 25.600 posti, per raggiungere gli obiettivi finanziari di risparmio previsto dalla legge 133/2008. Così, proprio per elevare il numero degli alunni per classe, nella scuola dell’infanzia e in quella primaria si potranno avere classi di 26/27 alunni, nelle secondarie di I grado classi di 27 e 28 alunni, e nella secondaria di II grado classi che andranno da un minimo di 27 fino ad un massimo di 30 alunni. Nella realtà esistono già classi con un tale numero di alunni, e eccezionalmente superiore, ma le indicazioni impartite dal Regolamento sulla formazione delle classi eleveranno ulteriormente il rapporto alunni/docenti, con numerose ricadute negative sulla didattica, soprattutto nelle classi delle città più grandi. In riferimento alla Sardegna ci saranno conseguenze gravi per le città di Sassari, Cagliari e Olbia, che demograficamente inglobano insieme i flussi migratori esteri e interni dell’isola, e inoltre per la secca riduzione dei posti di lavoro.
Certamente tale aspetto non potrà che aggravare maggiormente la realtà scolastica e sociale della Sardegna, considerando da una parte gli alti indici di abbandono scolastico del nostro territorio, e dall’altra i pesantissimi tagli del personale docente, che vedranno un’ulteriore riduzione di 1.037 insegnanti per tutti gli ordini di scuola dell’isola. Proprio per l’Istituto di statistica nazionale, Istat, la Sardegna risultava, dall’andamento dell’anno 2008, insieme alla Campania, la Puglia, la Sicilia e Basilicata, fra le regioni con la più alta percentuale di abbandono nelle scuole secondarie, gradualmente crescente dal 2003/2004, fino al 2006/2007, e addirittura la terza regione d’Italia, considerando l’abbandono alla fine del primo anno delle superiori, nel 2006/2007, con un tasso del 15,2%. Ma, come se non bastasse, oltre al peggioramento del servizio, l’elevazione del numero degli alunni per classe porterà a casi al di fuori della norma, poiché, in riferimento agli indici minimi di funzionalità didattica, dettati dal D.M. 18 dicembre 1975 – Norme tecniche per l’edilizia Scolastica- i parametri spaziali minimi a disposizione di ogni persona presente nei locali scolastici devono essere di 1,80 metri quadri per la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado, e 1,96 metri quadri per le scuole secondarie di II grado. Inoltre, per il D.M. 26 agosto 1992 – Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica- in riferimento all’affollamento nei locali chiusi, si stabilisce un limite massimo di 26 persone presenti in un’aula. Ciò vuol dire che per le leggi sulla sicurezza le aule non dovrebbero avere più di 25 alunni, 26 persone con il docente, e nel caso in cui siano più piccole rispetto ai circa due metri quadri a testa per persona, anche meno.
Come scritto, questo riordino scolastico con l’aumento del numero degli alunni per classe, dettato da un obiettivo economico per un risparmio a breve termine, porterà alla perdita di oltre mille posti di lavoro solo in Sardegna, non potrà portare un miglioramento della didattica e ridurre la dispersione scolastica, inoltre stridendo con le norme vigenti sulla sicurezza, proprio mentre l’Unione europea, con la pubblicazione, il 3 marzo scorso, della strategia degli obiettivi decennali per arrivare al 2020, richiama le nazioni dell’Unione ad azioni che portino all’occupazione del 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni, a una riduzione del tasso di abbandono scolastico inferiore al 10%, e almeno al 40% dei giovani in possesso di laurea.
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