Gianluca Scroccu
Cronaca di una legislatura - Da Renato Soru a Ugo Cappellacci (2004-2009), questo il volume di Andrea Raggio in libreria in questi giorni per i tipi di Aipsa editore; un libro che ha un grande merito: quello di condurre un’indagine sulla legislatura Soru. E’ un merito raro, perché le vicende politiche regionali, forse per la longevità dei protagonisti, sono esenti da riflessione critica. Si pensi alla legislatura Melis (1984-1989), la prima di sinistra e sardista, durata un intero quinquennio, insuperata per produttività e innovazione (tutte la grandi leggi, dall’urbanistica, ai referendum alla trasparenza e altre ancora) risalgono a quel periodo, eppure - a mio avviso - insufficiente alle aspettative e alle necessità di riforma dell’Isola. In quelle vicende ci sono già i germi dell’involuzione sardista e della disgregazione comunista e socialista. I socialisti, fra l’altro, con Cabras, furono protagonisti di un vergognoso ribaltone nella legislatura successiva. Eppure di tutto questo nessuno ha mai parlato. Forse perché i protagonisti di allora, da Cabras a Cogodi, da Emanuele Sanna a Muledda, si sono posizionati trasversalmente in modo da essere sempre ai posti di comando nel PD, nella sinistra extraparlamentare, nei Rossomori. E - si sa - difficilmente la critica storica si fa se non quando gli attori delle vicende sono ancora in sella.
Qui Raggio, che è stato protagonista di questi 40 anni di vita autonomista (con ruoli di primo piano) ci prova, esaminando la meteora di Soru: venuto per fare tabula rasa dei vecchi riti, ne ha introdotto nuovi perfino peggiori, entrato con un grande successo popolare, è uscito “ a son’e corru“, come si dice da queste parti, bruciando nello spazio di pochi anni una importante occasione e una grande speranza. Una legislatura sprecata dice Raggio e ce ne spiega i tanti perché in un libro utile non solo per la riflessione ma per riannodare i fili di una difficile ripresa in un ambiente politico a sinistra ricco solo di macerie.
Ecco uno stralcio dalla introduzione del libro, sempre efficace e intelligente, di Gianluca Scroccu (A.P.).
“It’s better to burn out, than to fade away”, è meglio bruciare subito che spegnersi lentamente. È un verso tratto da una canzone di Neil Young, intitolata My My, Hey Hey (Out of the Blue). Se si pensa alla parabola politica di Renato Soru viene spontaneo, forse, chiedersi se la sua vicenda sia stata dettata dalla stessa logica che ha ispirato i versi del grande cantautore americano. E che un uomo come lui, candidatosi anche contro un certo modo di fare politica, abbia ritenuto più opportuno tentare l’azzardo delle dimissioni e della sfida contro il centrodestra praticamente da solo, bruciandosi così velocemente piuttosto che aspettare di essere crogiolato sullo spiedo preparato con le moine e gli “intrighi” dei suoi presunti oppositori nel centrosinistra sardo.
Sulle vicende della XIII legislatura regionale, durata lo spazio del quadriennio 2004-2008, si sofferma in questo libro Andrea Raggio.
Una riflessione percorsa da una grande amarezza per quella che viene definita esplicitamente come un’occasione gettata al vento. Per colpa del governatore ma anche dei partiti e della logica presidenzialista diffusasi in questi ultimi anni con esiti disastrosi sul sistema democratico italiano. Un’opzione, quest’ultima, che come hanno sostenuto politici intelligenti come Bruno Tabacci, si è potuta verificare dopo che “il buonsenso è stato messo all’indice”, e si sono seguentemente sposate le assurde logiche del bipartitismo coatto e del presidenzialismo che stanno uccidendo la democrazia parlamentare, tanto a livello nazionale che locale in concomitanza con un processo degenerativo su scala globale sul quale riflettono da tempo importanti studiosi.
Eppure l’esperienza alla guida della Regione Sardegna di Renato Soru è destinata a segnare la storia dell’Autonomia, e non solo perché per la prima volta ha governato un presidente eletto direttamente dal popolo sardo. Non però un leader come gli altri, ma un uomo con una storia e un profilo particolari, che quasi viene voglia di definirlo una specie di “politico ossimoro”, nato e cresciuto sull’accostamento di elementi antitetici. Antipolitico, candidatosi però alla guida del PD; capace di grandi vittorie come quella del 2004 ma anche di cocenti sconfitte come quella per la segreteria del PD vinta da Cabras o la sfida persa con Cappellacci.
Non certo di estrazione comunista ma abile nel citare, a fini strategici, icone della sinistra come Antonio Gramsci ed Enrico Berlinguer. E con quella parola, sconfitta, difficile da accettare per chi ha sempre avuto successo ma che nasconde una semplice verità: uno può essere bravo, ricco, carismatico ma da solo non può reggere il centrosinistra, specie quando rinuncia alla pratica del confronto e della partecipazione. Altrimenti ci si riduce ad imitare, anche inconsapevolmente, il modello Berlusconi, criticato anch’esso, del resto, nello stesso centrodestra, come hanno dimostrato le ultime prese di posizione del Presidente della Camera Gianfranco Fini e dove pure è più facile accettare la logica dell’uomo solo al comando.
Risulta altrimenti difficile comprendere, da una parte, come sia stato possibile il ribaltamento di un disegno che nel 2004 sembrava destinato ad avere ripercussioni anche nazionali; dall’altra, le ragioni per cui molti settori della società sarda non abbiano accettato nel 2009 il riformismo verticale del presidente uscente, a differenza di quanto accaduto quasi cinque anni prima quando avevano sostenuto la sua capacità di suscitare energie rivolte ad un auspicato cambiamento.
Possibile che quel discorso sia stato in grado, durante la seconda campagna elettorale, di attirare solo ceti medi riflessivi5 e studenti universitari?
Secondo Andrea Raggio è nell’accentuazione di questa leadership carismatica e solitaria, per come si era evoluta negli ultimi anni, con tratti fortemente personalistici, che si devono ricercare le ragioni dell’esaurimento della stagione soriana. Ed è anche nelle forzature istituzionali, come nel caso della Statutaria, che si devono rintracciare quei lineamenti che hanno impedito di portare avanti soluzioni orizzontali di cambiamento del modo di fare politica a partire dalla formazione di una nuova classe dirigente. Il disegno del rinnovamento è infatti fallito di fronte all’incapacità di radicare la discussione e la partecipazione nei partiti, se non all’interno di una dimensione che alla fine ha avuto un carattere meramente partigiano.
6 commenti
1 Marco
25 Aprile 2010 - 23:30
Meterora? L’esperienza politica di Soru non credo possa dirsi conclusa, nonostate la cocente sconfitta. Soru, può piacere o meno, ma non è politicamente finito. L’impressione è che affili le armi per tornare alla carica, a fine legislatura, nella corsa per la presidenza della Regione. Nel frattempo tesserà pazientemente.. E infine pretenderà le primarie, sottopponendosi al giudizio della base, bypassando i vertici PD regionali, ma forte dei sempre buoni rapporti con quelli nazionali.
Il paralello con Berlusconi è interessante anche su questo aspetto: in molti alla prima sconfitta si affrettarono a darlo per spacciato. Sbagliarono. Ho l’impressione sarà così anche per Soru.
2 admin
26 Aprile 2010 - 09:00
Marco non tiene conto di un fatto che va attentamente valutato. Berlusconi anche quando ha perso ha unificato il proprio schieramento ed ha poi lavorato per ampliarlo. Così è riuscito a vincere ancora. Soru ha perso perché ha frantumato il proprio schieramento e non lo ha ricomposto. E, data la sua indole, non sembra propenso a ricucire. Dovrebbe cambiar pelle e non sembra facile e prevedibile.
Comunque, vediamo (Andrea Pubusa).
3 Arrubiu
26 Aprile 2010 - 14:50
Sbagliato. Soru, sta tessendo i fili con l’area indipendentista - nazionalitaria ne vedremo delle belle….
4 Marco
27 Aprile 2010 - 02:00
Giuste le considerazioni di Pubusa.
Anche Arrubiu rimarca qualcosa da non sottovalutare. Tuttavia oggi come oggi la cosidetta area indipendnetista/nazionalitaria non vale tantissimo in termini elettorali. Se l’ accordo con Irs e Sni, cercato da Soru in extremis alle ultime regionali, fosse andato in porto, questo non avrebbe valso il capovolgimento dei risultati. C’è da dire poi che se è vero che Soru flirta (o fastiggia) apertamente con una componente di quell’area, è pur vero che ha contribuito in modo determinante all’allontanamento di una parte importante, il psd’az.
Staremo a vedere in questi anni. Soru ci ha preso gusto e non pare intenzionato a mollare. Ma la caparbietà (o barra) non sono sufficienti. Maturità e longevità politica si misureranno sulla capacità dell’uomo di costruire consenso e relazioni e sull’intelligenza che avrà dimostrato nell’imparare dagli errori commessi, avendone acquisito consapevolezza..
5 Arrubiu
27 Aprile 2010 - 13:56
L’area indipendentista nazionalitaria per adesso conta poco ma ha una capacità non indifferente di crescita vedi voto giovanile e di opinione, ed un matrimonio, politico s’intende, darebbe allo sposo seddorese che porterebbe la dote economica, quei quarti di nobiltà ideologica che adesso gli mancano oltre a rifargli una verginità. Strano ma vero.
6 Democrazia Oggi - In libreria il volume di Raggio: da Soru a Cappellacci
20 Maggio 2010 - 06:24
[…] a fronte di una crisi drammatica che richiederebbe ben altre risposte. Noi abbiamo gia presentato questo libro e ne riparleremo dopo la sua presentazzione, chiedendo impressioni e recensioni, per ora ecco […]
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