Andrea Pubusa
Cosa c’entriamo noi in questa tornata elettorale? Sembra un mondo impazzito. Molte autocandidature, tanti aut aut, continui cambi di lista, ribaltamenti di alleanze, ma niente programmi, idee. La divisione passa per le persone. Neppure correnti, che sono “metastasi” della politica, molto molto meno: gruppi, bande, accolite. Il culmine l’ha raggiunto il regionale del PD, che volendo fissare un codice etico, ha deciso che, salvo gli assassini, i mafiosi e i violentatori, si possono candidare tutti. La diversità che un tempo era un punto di orgoglio dei comunisti. e si giocava proprio sul piano della moralità civica non conta più. Prende risalto l’omogeneità, l’omologazione: un requisito quasi necessario per la candidatura è l’avere ricevuto una condanna o, se proprio non si è riusciti nell’impresa, essere almeno indagati o, meglio, avere un processo in corso. Così i pasdaram della moralità pubblica del centrosinistra in Sardegna, uomini e donne di cultura, alcuni reduci da mille battaglie, esibiscono come cavaliere senza paura e senza macchia Renato Soru, in aula per rispondere di turbativa d’asta, mentre il suo direttore generale e longa manus Dettori s’è beccato già due anni col rito abbreviato per Saatchi, salvo diverso esito in appello. Lo scontro di costoro sulle provincia di Cagliari è che Milia è stato condannato solo per abuso d’ufficio?
Sia ben chiaro, come garantisti, auguriamo a tutti una piena assoluzione con le sentenze definitive. Ma dagli atti emerge un ambiente politico-aministrativo fortemente deteriorato da indebite invasioni di campo, personalismi, favoritismi, mala amministrazione. Possibile che su questi temi a sinistra o nel centro sinistra non si riesca a imporre un costume che conduca a candidati ed amministratori normali? Sì normali, perché, per fortuna, ancora la stragrande maggioranza degli elettori del centrosinistra è formata da cittadini normali, lavoratori, insegnanti, professionisti, studenti, disoccupati in possesso delle ordinarie virtù civiche, privi di condanne o che non hanno mai calcato le aule di giustizia neppure come testi. In fondo, a ben vedere la diversità oggi è proprio questa rispetto al Cavaliere e a molti dei suoi candidati: non avere pendenze giudiziarie, essere semplici cittadini impegnati in qualche onesto lavoro o aspiranti tali.
L’aspetto più tragicomico della vicenda è che, vivaddio, persone serie ce n’è ancora tante nel centrosinistra, e ci sono buoni amministratori, ma queste doti valgono poco o, se accentuate e ben visibili, diventano addirittura vizi, motivi di sospetto e di esclusione.
Noi, normali cittadini, fuori dai giochi politici, ma non dalla politica, almeno latamente intesa come impegno o voglia di partecipare, siamo ridotti alla condizioni di spettatori inermi. Le primarie non si tengono o si indicono quando sono inutili, mere ratifiche. Ma si escludono altre forme, pur possibili, di discussione ampia sulle candidature. In mancanza di questa possibile opportunità di partecipazione minima, seppure, con disagio, recitiamo il ruolo di osservatori, esprimendo qualche opinione quando ce ne viene offerta l’occasione in dibattiti o discussioni organizzate da volenterosi democratici. Ma ci rimane almeno il diritto di chiamarci fuori, anche sul piano ideale, da queste non liete vicende, di non concorrere in alcun modo neppure sul piano morale con questa mala politica. Cosa c’entriamo noi, normali elettori del centrosinistra, in tutto questo? Quale elemento di contatto possiamo stabilire con essa? Siamo disposti a turarci il naso, ma dateci almeno un candidato presentabile, un democratico, senza condanne, senza indagini, uno come i tanti che incontriamo nel nostro lavoro, dal verduraio o dal macellaio. Dateci almeno un pretesto per recarci al seggio! Chiediamo troppo?
1 commento
1 G M P
22 Aprile 2010 - 09:13
La questione morale é un tema molto attuale ,sempre e in tutti i casi.
“Noi, normali cittadini, fuori dai giochi politici” dovremmo rimanere allibiti ad esempio quando leggiamo alcune sentenze del TAR riguardanti Tuvixeddu dove si esprimono opinioni sulle sui componenti della commissione paesaggio al limite della diffamazione.
“Noi, normali cittadini, fuori dai giochi politici” dovremmo rimanere allibiti leggendo le intercettazioni su Tuvixeddu
“Noi, normali cittadini, fuori dai giochi politici” dovremmo indignarci e prendere posizione quando il pubblico interesse é in gioco, quando i pubblici amministratori sono soggetti a pressioni e minacce nel esercizio del proprio mandato .
La vicenda Tuvixeddu é stata una efficace cartina tornasole ,che ha evidenziato ,trasversalmente, la mediocrità di una parte (assolutamente minoritaria e residuale) del mondo politico , imprenditoriale ed editoriale della nostra Isola. Chi ha cercato di usare la questione Tuvixeddu come arma politica anche favorendo la destra , si é trovato con un pugno di mosche. Ma questa vicenda ha avuto il merito di evidenziare trasversalmente (agli schieramenti ) come la maggioranza della classe politica , accademica , scientifica e intellettuale sia ancora sana e sensibile al primato del pubblico interesse su tutto e su tutti.
Allora “noi, normali cittadini, fuori dai giochi politici” dobbiamo sostenere chi si é battuto per sostenere questi principi.
Morale ed etica sempre con tutti e in tutti i casi.
Personalmente non voglio essere fuori dai giochi politici , ma voglio essere un cittadino attivo , responsabile quindi dentro la politica ora più che mai e di questi tempi é anche un dovere.
La vicenda Tuvixeddu é stata ed é un bel gioco politico , una grande lezione di etica e di morale, ovviamente per i pubblici amministratori ( quelli regionali)…
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