Marrazzo in mutande, ma le vittime siamo noi

20 Aprile 2010
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Amsicora

La Cassazione lo esenta da responsabilità penali, ma Marrazzo farebbe bene a star zitto. A causa delle minchiate che lo hanno visto protagonista, se l’è presa nello stoppino lui, ma costringendo alla stessa sorte anche il centrosinistra, che a causa sua ha regalato il Lazio al centrodestra dopo che Veltroni, tramite Rutelli, ha fatto dono ai neofascisti di Roma.
Sentite cosa dice la Cassazione.
Marrazzo fu “chiaramente la vittima predestinata” di una “imboscata organizzata ai suoi danni” da alcuni carabinieri della Compagnia di Roma Trionfale e nei suoi confronti non è ravvisabile alcuna responsabilità penale né per quanto riguarda l’uso dell’auto blu, per raggiungere l’appartamento di via Gradoli per incontrare il trans Natalie, né per quanto riguarda l’eventuale utilizzo di cocaina. Lo sottolinea la Cassazione affrontando per la prima volta il ‘caso Marrazzo’ nelle motivazioni, appena depositate, del provvedimento con il quale ha confermato le misure cautelari nei confronti dei carabinieri coinvolti, indicando anche un ruolo più grave nei confronti del maresciallo Nicola Testini.
In particolare,la Cassazione rileva che nemmeno la presenza della cocaina in casa di Natalie può condurre “a diverse conclusioni”. E ciò non solo perché in base ai risultati delle indagini la presenza della cocaina “é stata attribuita proprio agli indagati, che miravano evidentemente a rendere più gravosa la posizione del Marrazzo per renderlo più vulnerabile e pronto a subire qualsiasi ricatto, ma anche perché, se pure la droga l’avesse portata l’ex governatore, nessuna conseguenza di natura penale avrebbe potuto derivargliene, trattandosi di droga chiaramente destinata al consumo personale”.
Del tutto “pretestuose” - chiarisce ancora la Cassazione - sono “le altre ‘accuse’ rivolte al Marrazzo dagli indagati, strumentali all’esigenza di farne emergere l’inesistente posizione di soggetto indagato, come il riferimento ad una ‘falsa’ denuncia di smarrimento degli assegni”. Il riferimento è ai tre assegni, per un totale di 20 mila euro ‘estorti a Marrazzo’ dai carabinieri Luciano Simeone e Carlo Tagliente durante l’irruzione a via Gradoli, dei quali Marrazzo diede notizia alla banca per “evitarne la commercializzazione o la possibilità di favorire i suoi ‘aguzzini’” con quelle somme.
I carabinieri Luciano Simeone e Carlo Tagliente - nell’irruzione a via Gradoli dove lo scorso luglio sorpresero Piero Marrazzo col trans Natalie - “hanno impedito a Marrazzo di tirarsi su i pantaloni” perché “la ripresa in mutande aveva, evidentemente, per i fini perseguiti dagli indagati, ben maggiore effetto e ben altro valore, così ben altro valore avrebbe avuto la ’scena del crimine’ se fosse stata opportunamente ‘condita’ dalla presenza di droga”. Ai carabinieri erano “ben note le sue debolezze” tanto che organizzarono “un vero e proprio agguato culminato con l’irruzione nell’abitazione del trans Natalie”. La Cassazione sconfessa così anche la tesi dei carabinieri indagati in base alla quale l’irruzione sarebbe stata fatta “per verificare la consistenza della notizia confidenziale ricevuta dall’informatore Gianguarino Cafasso, sullo svolgimento di festini con droga”.
Bene. Marrazzo in mutande, vittima della sua coglionagine, dunque? Certo, ma le vere vittime siamo noi popolo del centrosinistra, stretti fra candidature impresentabili e tentazione dell’astensione. In fondo, mutatis mutandis (per stare al tema), non stiamo subendo il replay di questo schema suicida anche per la provincia di Cagliari? Stanno (PD e alleati) mettendo anche noi in mutande!

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