Emergency: la sporca guerra non vuole testimoni

14 Aprile 2010
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Amsicora

Non ho mai acceduto al vezzo, del tutto provinciale, di esclamare “mi vergogno d’essere italiano”, anche perché l’Italia ha dato alla civilizzazione del mondo e degli ordinamenti più di ogni altra comunità nazionale. Ma è proprio in nome di questi principi di civiltà giuridica o di civiltà tout court che oggi vien da chiedersi a quali principi si ispirino i nostri governanti e quale sia il livello culturale e professionale del nostro giornalismo. Mi riferisco all’arresto dei tre operatori internazionali di Emergency in Afghanitan. Anzitutto, a prescindere dal merito della vicenda, prende risalto un aspetto terrificante contro cui tutti, politici, giornalisti e opinionisti di qualunque parte avrebbero dovuto levare forte una protesta: sono state violate le regole elementari dell’habeas corpus, cioè il diritto di avere un giudice davanti al quale chi ha eseguito l’arresto rende ragione della detenzione di quella persona.
Sentite cosa dice in proposito Gino Strada: “Non abbiamo ancora nessuna notizia se non quella che tutti i nostri operatori internazionali, sia i tre fermati che tutti gli altri, si trovano a Kabul”. “Non c’é ancora un’accusa nei loro confronti.Sono stati prelevati dall’ospedale, portati in una cella della sicurezza afghana e, in violazione dei trattati internazionali, non è stato permesso loro né di fare una telefonata ai familiari, né di nominare degli avvocati difensori”.
Insomma, la più manifesta e completa violazione di quelle elementari garanzie che stanno alla base di qualunque ordinamento civile.
In presenza di questa situazione il Ministro degli esteri Frattini (che è anche un giurista, è Consigliere di Stato) non s’indigna e non assume le più decise iniziative del caso. Il titolare della Farnesina, prima fa alcune dichiarazioni vergognose, lasciando intendere che i tre operatori italiani siano colpevoli e abbiano confessato. Poi c’informa che una sua lettera sulla vicenda verrà recapitata al presidente afgano Hamid Karzai. Tutto qui. E dire che l’Italia, in una delle tante versioni circa le finalità della nostra missione armata, veniva indicata come il soggetto deputato ad assistere l’Afghanistan “liberato” nella edificazione di un ordinamento giudiziario degno di questo nome!
Sui media, salva qualche lodevole eccezione, è meglio stendere un velo pietoso, segno però di quale profonda penetrazione abbia avuto nei settori decisivi per la nostra democrazia, il fidelismo e il servilismo verso Berlusconi.
Ha ragione Gino Strada, quando, indossando la maglietta nera con la scritta ‘Io sto con Emergency’, dice ai giornalisti: “fa pena vedere tanta miseria umana anche nel mondo dell’informazione”.
Ora l’ospedale di Emergency a Lashkar-gah é in mano della polizia afgana e del personale locale. Nessun operatore internazionale è attivo nella struttura sanitaria. Il personale internazionale dell’ospedale che ancora si trovava a Lashkar-gah, dopo l’arresto di Dell’Aira, Garatti e Pagani, ha preso un volo per Kabul diretto alle strutture di Emergency della capitale afgana.
Operazione compiuta dice Alessandro Bertani, vicepresidente di Emergency. Ed in effetti questa operazione vuole togliere dal campo soggetti, che pur essendo impegnati solo in un’attività umanitaria altamente meritoria, non hanno mai smesso di denunciare le atrocità della guerra. Segno che ci sarà un’intensificazione delle operazioni militari e che non si andrà per il sottile nei bombardamenti e nelle stragi di civili. La sporca guerra si fa meglio senza testimoni.

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