Antonello Murgia - Andrea Pubusa
Ma l’avete letto lo stralcio di documento dei 49 senatori del PD critici verso Bersani? Sembra di sentire parlare Benedetto XVI°: “L’imborghesimento ci tenta in continuazione e arriva persino a coinvolgerci in scellerate trasversalità ammantate di riformismo. I nostri valori fondanti rischiano di vacillare sotto i colpi della sfiducia e di un neorelativismo che intossica le nostre coscienze per condurci verso la più colpevole accidia”.
Ma dove possiamo mai andare con gente così?
Il documento “ecclesiale” dei 49 anti Bersani così prosegue: il Pd si trova di fronte ad un momento della vita dell’Italia “rispetto al quale s’impongono, da parte di tutti noi, una maggiore generosità nell’impegno, una più partecipata attività politica ed una nuova consapevolezza riguardo l’effettiva portata dell’emergenza democratica in cui viviamo”. “Il lavoro ordinario non basta più. I ritmi ortodossi sono troppo lenti. Le liturgie della casa - incalzano gli autori della lettera - sono stantie. I cartellini da timbrare sono sempre più falsati”. E poi, di seguito, la frase già riportata.
La lettera, promossa dal sardo Gian Piero Scanu (già sindaco DC di Olbia, seminarista in gioventù) e firmata da altri 48 senatori, fra i quali c’é anche Ignazio Marino, sfidante di Bersani per la segreteria, chiede a Bersani un incontro immediato “per riflettere insieme. Per trovare, dopo una leale discussione, la giusta strada da percorrere per servire degnamente il nostro Paese. Non intendiamo farci consumare addosso i prossimi tre anni della legislatura, immersi in un attendismo fideistico che assegna al destino il compito di liberare l’Italia dal sultanato che la devasta”. “Aspettiamo con fiducia - è la conclusione perentoria della lettera - una tua puntuale risposta, convinti che non trascurerai, né sottovaluterai, il valore ed il significato delle nostre riflessioni e dei nostri propositi”.
Fra gli altri, hanno firmato Daniele Bosone, Marco Filippi, Paolo Rossi, Alberto Tedesco, Francesco Ferrante, Marilena Adamo, Vittoria Franco, Vincenzo Vita, Achille Serra, Roberto Di Giovanpaolo, Mauro Del Vecchio, Adriano Musi, Silvio Sircana, Felice Casson, Massimo Livi Bacci, Mariapia Garavaglia, Alfonso Andria, Giovanni Procacci, Emanuela Baio, Luigi Lusi, Roberta Pinotti, Luigi De Sena, Leana Pignedoli, Antonio Rusconi, Marina Magistrelli, Andrea Marcucci, Anna Serafini, Ignazio Marino, Paolo Nerozzi, Anna Maria Carloni, Maria Leddi, Anna Rita Fioroni, Alberto Maritati, Tiziano Treu.
Sul fronte dei candidati trombati ci si lamenta dei tanti tradimenti. Se Brunetta dice d’essere stato tradito da Bossi, la Bonino punta il dito contro i settori “ecclesiali” del PD: “Che ci fossero parti del Pd che non erano soddisfatte della mia candidatura era noto e non lo hanno mai nascosto. Evidentemente chi non lo era non si è speso molto”. Certo non c’è da giurare sul voto dei 49 che hanno inviato la lettera a Bersani. Ma la Bonino non pensa che abbia pesato anche il suo liberismo di ferro? Proprio a Roma alcuni hanni fà ci fu una raccolta di firme dei radicali contro l’art. 18, mentre Cofferati scuoteva l’Italia lavoratrice per difenderlo. Perché i lavoratori avrebbero dovuto votarla? Molti hanno preferito la Polverini proprio perché impegnata nel sindacato, anche se questo è l’UGL. E poi perchè dimenticare che la Bonino si è autocandidata, entrando a gamba tesa nel dibattito interno al PD? Le autocandidature non pagano in Sardegna, come a Roma, come a Napoli.
Se i 49 s’ispirano al linguaggio benedettino XVI e la Bonino a quello radical-libersita, Chiamparino, già aspirante alla segreteria, con accenti vagamente bossiani, vuole invece un PD nordista, ma non del Nord: “E’ necessario un partito italiano nazionale che sappia interpretare la realtà del nord in tutti i suoi aspetti. Ma non deve essere il partito del Nord”: questa per il sindaco di Torino la ricetta per affrontare la situazione politica creatasi nel nord Italia dopo le elezioni regionali. Una sorta di gramscianesimo alla rovescia. ”E’ urgente per il Pd - ha spiegato - recuperare una capacità di rappresentanza significativa del nord. Perché è chiaro che se questo non avviene è molto più difficile poter proporre una credibile alternativa di governo per il paese”. “Non è mai stato e non è urgente - ha soggiunto - il partito del Nord. Ma è chiaro che con tre regioni come Piemonte, Lombardia e Veneto che insieme rappresentano circa 25 milioni di abitanti, cioé la dimensione di uno stato medio europeo, cioé che è urgente per il Pd è recuperare una capacità di rappresentanza significativa di questa area”. “Io - ha concluso - riparto da qui, ho ancora un anno di lavoro da sindaco di Torino, cercherò di dare una mano per costruire una ipotesi politico-programmatica e insieme costruire una o delle possibili leadership da sottoporre agli elettori”.
Che casino questo PD! Peggio le sue liste. Ci sono i 49, i liberisti alla Bonino…e i comunisti alla Vendola! Ma almeno Nichi vince.
2 commenti
1 grazia pintore
5 Aprile 2010 - 07:15
Il PD è allo sbando come lo sono i sardi che hanno consegnato la nostra meravigliosa isola al dipendente di Silvio(Cappellacci).Avevamo Soru,ammirato in tutta l’Italia e i sardi l’hanno punito.Certo Soru non è bravo a dire le balle che dice il nostro presidente del consiglio e poi Soru è troppo onesto e ama troppo la Sardegna per poter essere premiato.Io vivo a Firenze e quindi non ho potuto votare alle precedenti elezioni regionali ma vi assicuro che quando ha vinto Cappellacci,mi sono vergognata di essere sarda perchè mi illudevo che noi fossimo diversi dal resto degli Italiani.Critichiamo pure il PD,ma perchè non abbiamo fatto come i pugliesi che hanno premiato Vendola?W Soru
2 giulio
7 Aprile 2010 - 17:06
Si w Soru…i sardi non l’hanno proprio capito…compresi i soliti nomi della sinistra che non sono stati premiati da Soru con le Poltrone.
A questo punto meglio Grillo o il popolo Viola che un PD che ha perso tutti i valori a parte quelli dell’attaccamento alla poltrona!
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