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Il grande italianista ci parlerà questo pomeriggio di un tema speciale, degli intellettuali e del loro attuale mutismo, tanto più preoccupante in una fase della vita politica italiana e mondiale in cui lo spirito libero e critico degli uomini di pensiero e ancor più necessario per contenere e bilanciare un potere, politico ed economico, che tende a manifestarsi in forme prevaricanti. L’occasione è offerta dalla presentazione di un libro: Il silenzio degli intellettuali - Laterza. Un volume, questo di Asor Rosa, che - come nota Angela Sterlino - si lascia leggere tutto d’un fiato e che risponde alle tante domande di Simonetta Fiori sul nostro tempo. Per capire chi siamo oggi e chi saremo domani. Illuminante lettura! Corsi e ricorsi storici confermano che gli intellettuali sono stati costretti a scoprire la loro incapacità di confrontarsi con le novità portate dalla tecnica.
Fu così per Socrate che guardava con sospetto il testo scritto perché avrebbe favorito più l’oblio che il ricordo, ma fu così anche per Baudelaire (1859), che imputava alla fotografia la causa dell’”impoverimento del genio artistico francese”, per Paul Valéry (1937), che temeva la radio quasi fosse il potenziale assassino della letteratura, per Walter Benjamin e le sue considerazioni sull’era della «riproducibilità tecnica», fino allo sgomento con cui oggi si assiste all’irruzione della «rete» e ai rischi della scomparsa del libro.
Questo è proprio il nocciolo del libro. Asor Rosa è nato nel 1933. Come per molti della sua generazione (troppo giovani per «aver fatto» la Resistenza e che vissero - seppure intensamente - il ‘68 già da adulti e professori), l’assenza di un momento epico, di un punto alto intorno a cui costruire la propria rappresentazione autobiografica gli ha consentito un rapporto più sciolto con il passato, la possibilità di riattraversare gli anni della formazione, della scoperta della politica, della lunga militanza a sinistra. Iscritto al Pci nel 1952, poi animatore del filone operaista negli Anni 60 (quelli dei Quaderni Rossi, di Classe operaia, Contropiano, di Operai e capitale di Mario Tronti), ancora protagonista nelle file del Pci negli anni 70 e 80 fino alla svolta di Occhetto e al disfacimento del partito, ci propone una biografia ricca di inquietudini.
Oggi Asor Rosa - osserva ancora la Sterlino - guarda ai «nodi» più problematici della situazione politica italiana con un’apatia segnata da un marcato pessimismo. Esprime tutto il suo disagio davanti alle nubi che si addensano sulla nostra unità nazionale, sulla laicità dello Stato, sulla preservazione dello Stato di diritto, sulla mancata separazione tra interessi privati e pubblici. Racconta un Novecento ” disincantato”e a tratti sorprendente e indaga il complesso rapporto tra cultura e politica nella storia italiana, soffermandosi sulla sinistra intellettuale della seconda metà del Novecento. Pagine che narrano di personaggi celebri - da Pasolini a Calvino, da Fortini a Eco, da Togliatti a Berlinguer, da Tronti a don Milani - e di riflessioni inattese e di propositi d’intervento andati deserti.
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