Andrea Murru
Dal punto di vista geografico l’Europa è separata dall’America dall’oceano Atlantico. Dal punto di vista politico, invece, di oceani c’è ne sono forse più di uno. Quasi a contrapporsi in modo speculare, mentre questo lunedì veniva annunciato l’OK alla riforma sanitaria promossa e promessa da Barack Obama, che allarga la tutela a quasi 32 milioni di americani che ne erano esclusi, in Italia il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, riesce a farci fare un balzo indietro di oltre trent’anni.
L’intervento a piedi uniti della CEI nella bagarre politico – elettorale mostra tutta la debolezza di una Chiesa lacerata da dissidi interni e dal venire in auge degli scandali sulla pedofilia che l’hanno investita. L’alternanza di posizioni dure col tentativo di assolvere i colpevoli di tali abusi, riporta alla ribalta l’antica e mai sopita propensione della Chiesa all’autodichia, come se i suoi dipendenti non operassero nella socità. L’intervento del quasi onorevole Bagnasco non mira “solamente” a spostare l’elettorato cattolico verso la scelta della Polverini o del casto Formigoni, ma rappresenta un neanche tanto velato attacco alla L. 194/1978, sull’interruzione volontaria della gravidanza.
Quale contorno di questa pur ricca pietanza, vi è la ribadita bocciatura della pillola RU486, recentemente introdotta anche in Italia quale alternativa, meno invasiva, alla classica tecnica chirurgica di interruzione della gravidanza.
La propensione delle gerarchie ecclesiastiche verso una visione della vita, in tutti gli stadi in cui essa si menifesta, mal si concilia con la realtà che si vive nelle piccole parrocchie sparse su tutto il territorio nazionale. In questi piccoli centri la fede è ancora vissuta come intimo rapporto fra il sé e l’entità suprema a cui si è devoti. Tale concezione è scevra dalle visioni politice ed economiche che permeano i salotti vaticani.
L’ipocrisia trasversale che pare guidare le scelte politiche della CEI non ammette discussioni né ripensamenti. Ronzano ancora nelle orecchie, almeno di chi rifiuta la memoria a breve termine, le parole prive di senso scagliate come pietre sul corpo inerme ed inerte di Eluana Englaro, tenuta in uno stato di vita apparente, nel nome di una visione distorta della dignità umana. Sulla stessa scia di pensiero, il primus super pares, parlò della possibilità della ragazza di poter procreare senza però spiegare chi avrebbe avuto il compito di violentarla, vista l’impossibilità di Eluana a manifestare il proprio consenso all’atto sessuale.
In contrapposizione alla volontà di una vita a tutti i costi, si è posta però la linea ispiratrice della L. 40/2004, sulla procreazione medicalmente assistita, che si è guardata bene dal consentire alle coppie portatrici di malattie genetiche nonché a quelle affette da sterilità di ricorrere alla fecondazione eterologa.
In una simile visione della realtà gli unici a pagarne le spese sono sempre coloro che il pane lo guadagnano con il sudore della fronte e che non possono ricorrere a Paesi di più civili vedute al fine di porre rimedio a simili carenze.
Ed allora, se la Chiesa e certa classe politica hanno della vita e della morte una tale concezione, si mettano pure l’animo in pace in quanto il libero arbitrio scolpito nelle parole della Genesi, non soccomberà di fronte agli intendimenti di così piccoli mortali.
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