Una campagna elettorale così non si era mai vista. E non avremmo voluto vederla
Corruzione diffusa e incompetenza, regole che cambiano “interpretazione” a seconda delle necessità del potere. Preminenza degli esecutivi, poteri eccezionali, disprezzo delle forme minime di garanzia democratica – considerate lungaggini burocratiche di disturbo al manovratore, non strumento di partecipazione e controllo – trasformano la politica del fare nel fare affari con la politica, aggravando la crisi della democrazia costituzionale. Mentre il mondo del lavoro è sempre più precarizzato ed impoverito e prosegue la devastazione ambientale del territorio, la società intera viene drammaticamente impaurita e frammentata, spinta alla ricerca del nemico interno, all’odio per ogni diversità. Il centrodestra si mostra per quello che è: stato d’eccezione permanente, cura delle “relazioni” come scambio di favori, disprezzo delle norme - specchio inguardabile di una certa Italia. Non di tutta.
Sinistra marginale
Esiste altro e ogni tanto appare chiaro e forte. Un desiderio di democrazia e di etica che si incontra nelle piazze, nelle reti, nei tanti luoghi della comunicazione diffusa e informale. Una percezione dell’emergenza sociale ed economica che sale sui tetti e scende nelle strade costruendo momenti di lotta e comunità di resistenza. Ma a questo bisogno non ci sembra sappia ancora rispondere una sinistra che anche in questi mesi non riesce ad articolare un discorso e una proposta all’altezza dell’emergenza, né ad intercettare e rappresentare quella richiesta di democrazia radicale che è espressa dal popolo viola, da quello giallo del primo marzo, da quello di tutti i colori di tutti i giorni. Niente di nuovo sul terreno della formazione delle liste e dei programmi, né alcuna presenza efficace sul terreno del conflitto sociale. Di questa marginalità è ultimo specchio drammaticamente impietoso il silenzio sulla gestazione durata due anni dell’aggiramento dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Ciascuno dei pezzi vari della sinistra sopravvissuto al cataclisma dell’Arcobaleno ha intanto continuato a proporsi come unico inizio giusto, possessore di marchio vincente. Ma secondo noi non si trattava di presentare sul mercato delle scelte elettorali l’offerta migliore, il simbolo più simbolico, il leader più carismatico. Né di sommare in cartelli vari gruppi dirigenti in cerca di conferma – con relative spartizioni. Non si tratta di esistere solo sul terreno elettorale, dove è comunque importante sconfiggere le destre, e che le forze di sinistra nel loro variegato insieme riescano ad affermarsi nelle prossime elezioni regionali. Sussistere e resistere resta tuttavia un minimo necessario quanto ampiamente insufficiente.
Noi proponiamo di cercare ancora. Provare un’altra strada
Un soggetto politico della sinistra dovrebbe costruire relazioni sociali e tessuto politico della collettività, leggerne bisogni e desideri, offrire spazi e forme per una presa di parola che sia narrazione di sé e relazione collettiva, per dare voce a quegli anticorpi culturali e politici che pure la disgregazione neoliberista produce. È tutta la dimensione di conoscenza e teoria, relazionale ed esistenziale della sinistra che occorre ricostruire. La stessa rappresentanza non può essere vissuta come voce istituzionale di una società altrimenti muta – al contrario come strumento di servizio e dialogo per un tessuto politico vivo dentro e fuori le istituzioni.
Un soggetto politico nuovo della sinistra come spazio aperto e condiviso di riflessione e pratiche
Solo una forma nuova del soggetto politico, capace di contenere le diversità perché definisce regole democratiche del confronto - e ne fa crescere il desiderio - può permettere di costruire una casa comune, dalle porte e dalle finestre spalancate sul mondo, che sia all’altezza del disastro attuale e che sia anche in grado di affrontare la prossima scadenza elettorale delle politiche 2013. Riconoscendo tutte le storie e tutte le appartenenze senza abiure, senza più perdersi però in mediazioni povere di senso fra sigle, simboli, piattaforme senz’anima, gruppi dirigenti. Una comunità politica a rete confederativa territoriale, che rifiuti il professionismo politico, le strutture gerarchiche piramidali, le decisioni sequestrate dai vertici. Tessendo con pazienza e “cura” partecipazione creatività e relazioni interpersonali finalmente nuove e decenti. La storia dei partiti del novecento è ricca di luci e di ombre, ma è storia di vita di uomini e donne, un processo straordinario di autoeducazione alla politica e alla democrazia. Per riportare la vita nella democrazia, la democrazia in vita, occorre oggi immaginare spazi, tempi e forme dell’agire collettivo e del coinvolgimento personale molto diverse probabilmente da quelle che abbiamo conosciuto. Abbiamo tutte/i meno certezze nel futuro, nessuna possibilità di rimandare alla conquista del potere e al sole dell’avvenire le speranze di giustizia e di liberazione. Per vivere con questa incertezza, facendo del desiderio di politica una forza che attraversa e supera il disincanto, occorre un di più di rispetto reciproco, di ricerca comune, laicità, solidarietà. Libertà.
La cupezza allarmante del quadro ci chiama ad un salto di qualità, che dia un senso al processo costituente di un soggetto politico nuovo della sinistra.
Rete@Sinistra invita su questo tutte e tutti a confrontarsi in una “due giorni”
a Firenze venerdì 23 e sabato 24 aprile- info: http://www.forumsinistra.it/web/
2 commenti
1 Massimo Marini
28 Marzo 2010 - 10:05
“Solo una forma nuova del soggetto politico, capace di contenere le diversità perché definisce regole democratiche del confronto - e ne fa crescere il desiderio - può permettere di costruire una casa comune, dalle porte e dalle finestre spalancate sul mondo, che sia all’altezza del disastro attuale e che sia anche in grado di affrontare la prossima scadenza elettorale delle politiche 2013″
Esiste già questo soggetto, si chiama Partito Democratico. L’unico partito sufficientemente radicato, aperto, progressista, tanto da poter permettere, vivendolo quotidianamente e con l’elaborazione politica concreta - la realizzazione di quel grande partito popolare progressista in grado di incidere veramente sul Governo di questo Paese.
Basta con i mille start up di sempre nuove sigle, basta con l’idea che per appoggiare un partito questo soggetto politico debba essere esattamente uguale a noi. Non esiste altra scelta che vivere il PD per cambiare l’Italia.
2 Democrazia Oggi - Riprendiamoci la primavera, a sinistra
18 Aprile 2010 - 06:06
[…] detto nell’appello per l’incontro di venerdì e sabto prossimi, scritto prima delle elezioni regionali, che una campagna elettorale […]
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