Michel Lay da Parigi
Chi l’avrebbe detto qualche settimana fa? La ‘gauche’ ha messo KO la destra al secondo round, dopo averla tramortita al primo turno domenica scorsa. Solo l’Alsazia è rimasta a Sarkozy e la destra resta tutta asserragliata in quel suo unico bastione sul territorio. Il ‘grande slam’ - la conquista di tutte le regioni - è stato mancato per un soffio. Ma tutto il resto è nelle mani della sinistra. Persino la Corsica è passata a sinistra. I risultati definitivi dell’Oltremare, con la Reunion che passa a destra, non hanno grande rilievo politico.
Il Partito socialista è primo nel paese, la sinistra è oltre il 54%, la destra è ferma al 36, si tratta di una sconfitta “vera”, come ha ammesso Jean-Francois Copé, capogruppo dei deputati di destra. Francois Fillon, primo ministro, si recherà domattina all’Eliseo dopo aver fatto ammenda in diretta. Probabilmente si dimetterà, come fece nel 2004 il suo predecessore Jean-Pierre Raffarin, sconfitto alle regionali, con il presidente Jacques Chirac. Anche in questo caso, Sarkozy respingerà le dimissioni con l’impegno a un significativo rimpasto di governo. Fillon, in realtà, è uno dei pochi a destra ad aver mantenuto un livello decente di popolarità - specialmente di fronte al crollo di Sarkozy - e sul suo ruolo non è in discussione.
Il nome più probabile per un avvicendamento, nei giorni scorsi, è stato quello del ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, capofila del gruppo dei ministri “dell’apertura”, passato senza tappe intermedie dalla direzione del Partito socialista nella squadra di Sarkozy. Ma nelle ultime ore, qui a Parrigi è filtrata l’indiscrezione della conferma del transfuga, dal momento che la politica estera è forse il settore dell’attività governativa meno impopolare. Possibile quindi, che i sacrifici riguardino Roselyne Bachelot (Sanità) e soprattutto Xavier Bertrand, il capo dell’Ump che ha fallito alla sua prima vera prova alla testa del partito.
A sinistra si fa festa a rue Solferino, storica sede del Ps, ma si evitano i toni trionfalistici. Martine Aubry, ormai sul trampolino di lancio per le presidenziali 2012, ha parlato di “vittoria senza precedenti”, ma ha promesso che “da domattina la gauche sarà al lavoro”. Si spera nella fine delle divisioni. La vittoria è senz’altro il miglior antidoto contro l’autolesionismo della sinistra, avvelenata da anni di guerriglia interna.
Bene anche i Verdi in quasi tutte le regioni: “ottimo - ha commentato Daniel Cohn Bendit, leader di Europe Ecologie - ma il difficile comincia adesso, perché bisogna lavorare ad un progetto”. Ha messo la testa a posto il vecchio simbolo del sessantotto francese. Gli fa eco la giovane Cecile Duflot, segretario dei Verdi, che nel mitico maggio francese non era ancora nata. E’ fiduciosa ed ha dichiarato di voler “continuare il dialogo con la sinistra” anche nella prospettiva delle presidenziali 2012.
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