Massimo Marini
“Non conosco l’esito della riunione di coalizione di centrosinistra di oggi. Mi dispiace per alcune minoranze, ma io ho il dovere di non deludere tante persone, mi candido alla Presidenza della Provincia di Cagliari.” Così Graziano Milia rompe gli indugi dalla sua bacheca di FB e infischiandosene non solo della reggenza sarda del centrosinistra, ma pure del veto posto in serata direttamente dal leader IDV Antonio Di Pietro, forza la mano e si candida per il secondo mandato alla presidenza della Provincia di Cagliari, nonostante il dibattito in corso sulla opportunità della sua candidatura, vista la recente condanna in secondo grado per abuso d’ufficio. Ora l’asticella è stata spostata ad un livello che da domani renderà molto più difficile discutere in modo credibile di questione morale, liste pulite, amministrazione trasparente per il Partito Democratico. Se con De Luca in Campania si è scatenato un putiferio per un rinvio a giudizio - e già sembrava che l’asticella fosse stata spostata troppo in là - ora siamo alla candidatura di un condannato in secondo grado. Perché sia chiaro, non è una questione personale nei confronti di De Luca o di Graziano Milia, ma solo un bisogno di capirsi, di coordinarsi diciamo. Basta dirlo, da domani niente più questione morale - e uno si organizza: cambia vocabolario, inizia a studiarsi i “se” e i “ma”, si ripassa le interviste di Capezzone, e così via. Vediamo come la prenderanno i cittadini elettori.
Nota a margine: qualora ce ne fosse bisogno, questo episodio ha dimostrato ancora una volta di più come l’adesione di Graziano Milia alla mozione Marino in fase congressuale, fosse solo un modo per farsi la tara del proprio peso politico da usare alla bisogna, dato che con questa autocandidatura ha calpestato uno dei principi ispiratori principali della terza mozione: la trasparenza nell’amministrazione pubblica, la necessità di tenere fuori dalle istituzionicondannati, indagati e addirittura semplici inquisiti. Ma ce ne eravamo già accorti.
3 commenti
1 Giulio Lobina
20 Marzo 2010 - 13:23
…accettare o promuovere candidature di “indagati, condannati o rinviati a giudizio, mostra chiaramente quanto poco senso civico abbiano i partiti e quanta voglia abbiano solo di “poltrone”. Non è questa la politica in cui crede la gente. Bisogna ristabilire una dignità democratica di cui i partiti devono essere portavoci. E della quale i cittadini devono farsi forti per scegliere i propri rappresentanti.
Se l’Italia dei Valori in Provincia dovesse fare l’errore di appoggiare MILIA, il “virus” DE LUCA giungerebbe anche nell’isola. E l’eccezionalità di quel supporto diverrebbe norma…e una norma certamente non etica calpesterebbe di nuovo quella questione morale in cui i dipietristi credono.
Coerenza vuole allora che si corra da soli. Forti del rispetto del proprio codice etico, del senso civico e dei propri elettori.
Giulio Lobina
Ora, l’Italia dei Valori non può “sostenere”
2 Sandro
20 Marzo 2010 - 19:27
Marini ha la memoria corta, oppure non è informato bene. Vincenzo De Luca ha già subito una condanna, il 25 giugno 2004 (giudice Emiliana Ascoli), a 4 mesi di reclusione e 12 mila euro. Questo per cronaca.
3 Massimo Marini
21 Marzo 2010 - 14:58
@Sandro
E’ vero. Ecco il link con i dettagli: http://www.napolionline.org/new/de-luca-e-la-condanna-dimenticata
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