Massimo Marini
E se tutti gli insulti e gli improperi che stanno arrivando al Capo dello Stato dopo l’approvazione del decreto “salva-liste” fossero ingenerosi? E se Napolitano, venerdì notte, avesse deciso di firmare perché realmente aveva percepito il pericolo che la situazione potesse rapidamente e pericolosamente precipitare? Parlare di golpe, in Italia, nel 2010, fa sorridere certo, ed è probabile che questa firma sia arrivata per le cause già denunciate dai partiti democratici: sostanziale incapacità del Capo dello Stato a mantenere la barra dritta sul rispetto della Costituzione e dello Stato di diritto di questo Paese. Però segnali di pericolo, di tensione, di nervosismo - messaggi tra le righe, detto non detto, ne sono passati parecchi in quest’ultima settimana. Dalla definizione di “pasticcio” data da Napolitano pochi giorni dopo il non accoglimento delle liste PDL nel Lazio, alla richiesta di “condivisione” di tutte le forze politiche di un eventuale decreto (poi diventato per licenza poetica, “interpretativo”); dalle minacce sciocche di alcuni parlamentari - Stracquadanio, Cicchitto, Capezzone - a quelle ben più preoccupanti del Ministro della Difesa Ignazio La Russa, capo delle forze armate; dalle risposte on line date dal Presidente della Repubblica alle contestazioni sulla firma del decreto, dove si sottolinea il “teso incontro di giovedì sera” e “l’acuirsi di tensioni politiche e istituzionali”, alla denuncia di queste ore del Consiglio superiore della Magistratura sull’ingerenza del Premier (citato personalmente!) nell’operato dell’istituto. E se Fini, quando afferma che questo decreto è “il male minore” non si riferisse alla non presentazione delle liste PDL nel Lazio quale male maggiore? Forse è solo fantasia, o forse fra qualche anno, a mente fredda, ringrazieremo il lavoro del Capo dello Stato e gli riconosceremo la capacità nell’aver abbassato la temperatura in un momento fortemente drammatico per la democrazia italiana. E magari scopriremo che in parte lo dobbiamo anche al lavoro diplomatico di personaggi del PD come il semisconosciuto ai più Umberto Ranieri - vero e proprio anello di congiunzione tra Partito Democratico e Quirinale, e che risulta improbabile non abbia per nulla partecipato all’elaborazione della soluzione salva-liste, visti i tentativi unificanti e inclusivi che questo Presidente della Repubblica ha sempre promosso. Una cosa è certa: questa maggioranza, questo Governo, questo premier, stanno umiliando le più alte istituzioni di questo Paese: dagli insulti quotidiani alla magistratura, tanti e tali da provocare la reazione formale del Csm, all’approvazione di decreti sbugiardati da tribunali regionali che di certo non fanno fare una bella figura al Quirinale e alla sua tanto decantata equipe di costituzionalisti.
6 commenti
1 andrea raggio
11 Marzo 2010 - 14:19
Aggiungo una considerazione. Non pochi costituzionalisti sostengono che “la nuova versione del DL non presenta palesi vizi di incostituionalità, i soli che avrebbero obbligato il Presidente a respingerla.”. E precisano che “il Capo dello Stato non ha, se non in casi estremi, il potere di rifiuto assoluto della firma di un decreto legge. La responsabilità di un dl è del governo, è un potere del governo, il Presidente della Repubblica ha solo il compito di controllo, di persuasione, di moral suasion”. Stando a questi pareri, il comportamento di Napolitano non solo appare saggio politicamente, ma corretto dal punto di vista costituzionale. Parlo di saggezza politica non tanto in relazione a pericoli di colpi di Stato ma all’esigenza di porre un freno al caos nel quale il Paese rischia di precipitare e “all’interesse sia della maggioranza che dell’opposizione a giocare laa partita elettorale con tutti gli attori in campo e finalmenete si discuta anche dei programmi politici.”
2 Antonello Murgia
11 Marzo 2010 - 14:50
Il dato da cui partire è che il Presidente della Repubblica è il rappresentante dell’unità nazionale (art. 87 Costituz.), garante della Costituzione e delle istituzioni dello Stato. Nel caso in esame è venuto meno al suo ruolo di garante perché sulla materia elettorale non si può legiferare per decreto (art. 72 Costituz.), indipendentemente dal merito. Di più: consigliato probabilmente da uno staff giuridico non all’altezza della situazione, Napolitano è riuscito ad avallare il vulnus alla Costituzione senza riuscire a evitare il presunto “pericolo che la situazione potesse rapidamente e pericolosamente precipitare” in quanto il TAR ha giustamente giudicato il decreto del Governo non applicabile perché emesso su materia (le elezioni regionali) di competenza della Regione (come da Titolo V). Se poi si entra nel merito, le ragioni del provvedimento sono ancora più evanescenti, perché il ritardo nel Lazio e le irregolarità in Lombardia sono dipese esclusivamente da lotte di potere all’interno del PdL, protrattesi fino a ridosso dell’ora di chiusura della presentazione delle liste. Credo che commetteremmo un errore grave se pensassimo di fare cosa buona difendendo gli esponenti politici cui in qualche modo ci sentiamo vicini, prescindendo dal merito delle questioni. Perché, così facendo, daremmo un contributo alla perdita di speranza di cui parlava Ilvo Diamanti nella Repubblica del 7 marzo. Chiarendo che ritengo una sciocchezza autolesionista quella di chiedere l’impeachment di Napolitano, mi chiedo da quale violenza peggiore, dal punto di vista istituzionale, ci può aver salvato quella perpetrata con il DL interpretativo firmato una settimana fa. Cosa ha tentato di salvare (per giunta maldestramente) Napolitano, che valesse di più della tutela del diritto e della cultura delle regole?
3 G M P
11 Marzo 2010 - 17:32
https://www.democraziaoggi.it/?p=1277
G M P
6 Marzo 2010 - 16:35
e se il Presidente avesse creato le condizioni per le sue dimissioni e eventuali elezioni anticipate?
sarebbe una bella mossa ..
ai posteri passerebbe come il SALVATORE DELLA PATRIA.
idea folle…… ma non tanto
4 Francesco Cocco
11 Marzo 2010 - 19:27
La qualifica di “interpretativo” data al decreto-legge per risolvere il pasticcio elettorale è stato un escamotage per superare il vincolo posto dall’ ultimo comma dell’art. 72 della Costituzione. Credo però che all’attenzione del presidente Napolitano fosse presente anche un interesse riferibile certo al PDL ma ancora prima ad una rilevante fetta del corpo elettorale. In altri tempi e con altri atteggiamenti (concordo con Bersani) il problema sarebbe stato risolto facilmente e rapidamente.
Quel che è in discussione, a mio avviso, non è un problema procedurale ma l’arrogante ed eversiva volontà della maggioranza berlusconiana di far strame dell’ordinamento dagli aspetti fondamentali a quelli apparentemente marginali . Questo è l’aspetto da mettere chiaramente in evidenza all’opinione pubblica.
5 admin
11 Marzo 2010 - 21:22
La materia elettorale è troppo delicata per poter essere oggetto di forzature in corso di procedura. In prossimità delle elezioni e ancor più se il procedimento elettorale è avviato la materia è indisponibile agli organi costituzionali ed anche alle forze politiche.
Creare precedenti di questo tipo, sopratutto se il Presidente della Repubblica proviene dall’area democratica, significa legittimare ogni futuro intervento sulla materia ad elezioni in corso, e cioé minare la certezza del diritto e delle regole nel cuore del processo democratico, ossia nel momento elettorale.
Mi auguro pertanto che questo decreto, che non è intepretativo perché innova la disciplina della materia (consente un’attività di regolarizzazione ex post prima non ammessa), venga annullato dalla Corte costituzionale.
Soggiungo che tale disciplina se introdotta prima dell’indizione delle elezioni con carattere di generalità ed astrattezza può anche essere ragionevole: Si offre a tutte le liste un termine per la presentazione ed un ulteriore termine di 24 per la regolarizzazione di vizi non essenziali relativi al deposito.
Credo, dunque, che Napolitano vada criticato perché la emanazione del DL salvalistePDL, se non ci sarà un intervento riparatore della Corte costituzionale, crea un precedente devastante.
Vorrei ricordare che la morte delle Costituzioni è avvenuta talora a seguito di rivoluzioni, ma nella maggior parte dei casi per la creazione molecolare di precedenti, che si sono trasformati in consuetudine costituzionale e in costituzione materiale.
Su queste questioni sono - come Amsicora - per il rigore.
Andrea Pubusa
6 Bomboi Adriano
11 Marzo 2010 - 21:54
A titolo di correttezza sarebbe stato preferibile rinviare quel voto nel Lazio prima del DL, il problema è che il PD si era da subito dichiarato contrario: A questo punto pertanto il decreto interpretativo serve a coprire una emergenza democratica superiore e diretta rispetto a quella PRESUNTA sui rischi della Costituzione: Il non avere uno dei due più grandi partiti italiani nelle urne laziali. Dalla lungimiranza di questo sito chiamato “Democrazia Oggi” mi sarei aspettato articoli più imparziali rispetto al fondato rischio di avere UN SOLO grande partito di centrosinistra alle elezioni. Da indipendentista Sardo provo una gran pena per il PDL, così come per il PD. Ma la cosa più sconcertante è che dalla Sardegna la sinistra non ha fatto tanto chiasso quando la nostra isola non ha avuto la revisione legislativa sul collegio UE. E’ palese quanto la sinistra Sarda sia appiattita sull’informazione centralista Romana al punto da dare maggior risalto a problemi tutto sommato secondari rispetto a quelli Sardi.
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