Decreto-truffa: esiste ancora un giudice a Roma!

9 Marzo 2010
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Amsicora

C’è ancora la giurisdizione a presidio delle leggi e dei diritti dei cittadini! E così il Tar del Lazio con un’ordinanza ha respinto l’istanza con la quale il Pdl ha chiesto la sospensione della decisione della Corte d’Appello di escludere la lista di Roma dalle elezioni regionali.
I giudici hanno fissato al 6 maggio prossimo l’udiena di discussione del ricorso del Pdl al termine della quale verrà resa la sentenza che definisce il primo grado del giudizio. Ieri i giudici non sono entrati nel merito della questione decidendo soltanto sulla richiesta di sospensione cautelare del provvedimento di esclusione della lista Pdl Roma dalle elezioni regionali.
Per i giudici amministrativi del Lazio il decreto legge ’salva liste’ non ”puo’ trovare applicazione perche’ la Regione Lazio ha dettato proprie disposizioni in tema elettorale esercitando le competenze date dalla Costituzione”. ”A seguito dell’esercizio della potesta’ legislativa regionale la potesta’ statale non puo’ trovare applicazione nel presente giudizio”. Il Tar ha così fatto proprie le ragomentazioni che hanno indotto la Regione Lazio ad impugnare il decreto-truffa davanti alla Corte costituzionale. In effetti il ricorso alla Consulta non è necessario se il giudice - come è avvenuto, in questo caso - ritiene il testo legislativo non rilevante, ossia non applicabile nel giudizio.
Ora la palla passa al Consiglio di Stato. ”Sicuramente faremo ricorso al Consiglio di Stato”. Lo ha detto il responsabile elettorale del Pdl Ignazio Abrignani commentando la decisione del Tar.
Finora nessun commento ufficiale del Cavaliere alla decisione del Tar che di fatto esclude la lista del PdL nella provincia di Roma. Silvio Berlusconi chiuso ad Arcore, aspetta domani per intervenire nella questione. Chissà quanti sproloqui proferirà!  La decisione del Tar, secondo i fedelissimi del Cavaliere, mette però a tacere chi parla di golpe del governo. Il pallino, sottolineano, è in mano ai giudici. Che bel modo di ragionare! Non ci sarebbe forzatura nel decreto truffa, perché i giudici non lo applicano!
Nel frattempo, l’attesa del Pdl è per il pronunciamento di oggi. La commissione elettorale ha accettato le liste, dicono nel PdL, che non possono non essere ammesse. L’esito di questa presentazione è però scontato: o la Commissione si conforma alla decisione del Tar oppure ammette la lista. Nel primo caso ci sarà un ricorso al Tar del PdL, nel secondo del PD o di qualunque altra lista del centrosinistra. Insomma tutto torna come adesso davanti  al Tar Lazio e poi al Consiglio di Stato.
Stamani, intanto, il PD ha depositato un atto di significazione che diffida la Commissione elettorale del Tribunale di Roma ad ammettere alla competizione elettorale ciò che il PdL ha annunciatto di voler consegnare oggi. “Abbiamo evidenziato - ha spiegato il legale del PD Pellegrino - che nessun deposito può essere effettuato oggi, in particolare quello del PdL. E questo per tre motivi: il primo è che nel Lazio si applica le legge regionale elettorale 2/2005 che non è interessata dal dl. Quindi non c’é nessuna novità legislativa che regoli il procedimento che la Commissione è tenuta ad applicare, perché la competenza è regionale”. Il secondo motivo - ha proseguito l’avvocato Pellegrino- è che anche se si applicasse il PdL non ha i presupposti di cui alla norma. Dovevano essere presenti in Tribunale entro le 12 con la prescritta documentazione. Ma nel famoso pacco non sappiamo cosa sia contenuto ma per loro stessa ammissione non conteneva tutto il necessario. Per altro il pacco alle ore 17 del 27 febbraio è stato da loro stessi portato via e dopo due ore mezza, cioé alle 19,30, hanno portato della documentazione presso presso il Comando provinciale dei carabinieri. Tutto ciò è a verbale. Di conseguenza - ha spiegato - non è in nessun modo dimostrabile che ciò che era stato abbandonato nel Tribunale corrisponda a quanto portato in seguito ai carabinieri. Il terzo motivo - ha proseguito l’avvocato Pellegrino - è che la Commissione elettorale ha già consumato il suo potere in tema di ammissione delle liste, tanto é vero che ha già effettuato il sorteggio per la posizione sulla scheda. Il dl che non incide sulla legge regionale che regola il procedimento non attribuisce alcun potere alla Commissione a tornare sulle fasi concluse. Inoltre il divieto della Commissione di tornare indietro sui propri atti è pacifico - ha concluso l’avvocato del PD - ed è stato infatti confermato dalla decisione del Tar della Lombardia sul caso Formigoni”.
Nella bufera si è infilato anche Napolitano, emanando un decreto che costituissce un vulnus grave alla democrazia, come ha detto perfino il responsabile delle questioni giuridiche del Vaticano, il Vescovo Mogavero. Le critiche nei riguardi del Presidente della repubblica sono diffuse negli ambienti democratici, ben oltre Di Pietro. Ma il Pd non vuole fare ”una manifestazione contro il presidente della Repubblica”. Lo ha detto Massimo D’Alema, parlando ad una manifestazione elettorale ad Urbino, in cui si e’ soffermato sul decreto salva-liste e sulle reazioni degli altri partiti di opposizione.  Secondo D’Alema l’attacco al presidente della Repubblica ”indebolisce la critica a chi la merita, cioe’ il presidente del consiglio Berlusconi. La responsabilita’ politica di quell’atto e’ del governo”. ”L’importante - ha concluso - e’ che si dia voce al sentire del paese e che ci sia una battaglia congiunta in parlamento”.
Frattanto anche la Regione Piemonte farà ricorso contro il decreto salva liste: lo ha annunciato la presidente della Regione, Mercedes Bresso, precisando che la decisione è stata presa nella riunione di giunta di questa mattina. “Non possiamo accettare - ha detto Bresso - ingerenze del Governo in una materia che in Piemonte è già regolamentata dalla legge regionale. Noi abbiamo attivato la procedura della legge elettorale regionale, tanto è vero che sono stata io a convocare i comizi elettorali e quindi ad indire le elezioni”. “E’ vero che il decreto del Governo è riferito ad altre regioni - ha aggiunto Bresso rispondendo alle domande dei giornalisti - ma in futuro quello che il decreto sancisce sarà valido per tutte le regioni italiane. E anche ora lo sarebbe se ci fossero ricorsi di cui al momento non siamo a conoscenza”.
Insomma, alla fine saranno Consiglio di Stato e Corte Costituzionale a decidere su questa vicenda. Che Dio li assista! La dichiarazione del Vescovo Mogavero in questo senso è di buon auspicio.

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