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Potrà non piacere, probabilmente non corrisponde alla giusta idea che sui beni di carattere storico-artistico non si commercia, come ben dice l’art. 9 della Costituzione, ma a questo punto per Tuvixeddu sembra l’unica sooluzione possibile: acquistare con soldi pubblici una parte del colle dove sono previsti nuovi edifici e ampliare il parco archeologico. Bene ha fatto, pertanto, il consiglio regionale ad approvare venerdì scorso un ordine del giorno che potrebbe superare l’accordo di programma stipulato nel 2000, fino ad ora l’unico riferimento giuridicamente valido di tutto l’affaire Tuvixeddu.
La decisione è stata presa coi voti trasversali e si propone di superare l’accordo di programma degli anni scorsi.
Alla base di tutto c’è il diritto per i privati di ottenere il risarcimento dei danni derivanti dall’annullamento di atti amministrativi illegittimi e annullati dai Giudici amministrativi. E così dieci anni fa il Comune fu condannato ad un megarisarcimento (80 miliardi di lire, circa 40 milioni di euro) per gli espropri illegittimi a Tuvumannu per costruire le case popolari. La soluzione? Municipio, Regione (centrodestra) e privati arrivarono a una transazione del contenzioso milionario, con la cessione di una parte dei terreni all’amministrazione per la realizzazione di un parco archeologico e viabilità interna in cambio dell’autorizzazione a costruire. E questo l’atto che ora si intende superare.
L’iniziativa della la giunta regionale e del Consiglio regionale incontra la disponibilità dì Gualtiero Cualbu, l’imprenditore che ha già realizzato una parte delle palazzine con vista sulla necropoli e avrebbe diritto di tirarne su altre in forza dell’accordo di programma e di molteplici decisioni del Tar e del Consiglio di Stato, che hanno annullato gli atti della Giunta Soru volti ad estendere il vincolo. E, anche se può sembrare una beffa, a seguito di questi annullamenti, Cualbu potrebbe pretendere dalla Regione una montagna di soldi a titolo di risarcimento.
Anche la minoranza in Consiglio regionale è sulla linea pragmatica della trattativaa. E così mentre il titolare di Nuova iniziative Coimpresa in una conferenza stampa assicura «ampia disponibilità a trattare, partendo però dall’accordo», il consiglio regionale con un ordine del giorno auspica l’acquisizione delle aree. L’atto è firmato da tutti i capigruppo, compresi Mario Bruno (PD) e Luciano Uras (sinistra), che anzi sono stati i promotori della mozione. Dovrà essere una legge a disciplinare l’acquisizione (si auspica col concorso dello Stato) al patrimonio pubblico delle «ulteriori aree della necropoli del colle di Tuvixeddu, riconosciuto come bene unico paesaggistico culturale. L’obiettivo dichiarato è molto condivisibile: «istituire un parco archeologico ambientale di fondamentale importanza culturale ed economica per Cagliari e l’intera Sardegna». Certo il sacrificio finanziario è enorme. Si parla di 50 milioni di euro e forse più, ed è difficile che lo Stato (ormai in ritirata) contribuisca. Ma ne vale la pena.
Anche Legambiente, che ha seguito con puntiglio ed efficacia la questione, in una dichiarazione firmata dai Presidenti nazionale e regionale, parla di «un risultato positivo per tutta la Sardegna».
E vissero feilici e contenti…si potrebbe dire. Ma bisognerà attendere le conclusioni del PM Caria. Indaga sull’ex Sovintendente Santoni, e, dopo aver archiviato le posizioni di Soru e Cualbu, elogiando il primo e stigmatizzando Tar e Consiglio di Stato, potrebbe allargare l’indagine all’intera vicenda.
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