Amsicora
Colpo di mano. Questo è quanto si propone di fare Silvio Berlusconi con la sua maggioranza. Ieri è salito al Qurinale con una oscena ipotesi: emissione di un decreto per riaprire i termini di ammissione delle liste per le regionali. Il presidente Giorgio Napolitano lo ha perà bloccato. E’ così saltato all’ultimo momento un consiglio dei ministri, mai convocato ufficialmente anche se ai titolari dei vari dicasteri era stata chiesta la disponibilità a partecipare ad una riunione del governo in serata subito dopo l’incontro al Colle.
Ora si parla di un decreto interpretativo delle attuali norme per la presentazione delle liste. Sarebbe questa la strada alternativa che Silvio Berlusconi intende provare a perseguire per risolvere l’impasse sulle liste. A questo scopo domani mattina ci potrebbe essere un incontro tra i tecnici del governo e quelli del Quirinale. Tuttavia, anche questo è un colpo di mano perché - come sa chiunque mastichi un po’ di diritto - la norma interpretativa non può aggiungere o togliere alcunché alla disciplina da interpretare. E qui c’è poco da discutere: nel Lazio la lista PdL per la procincia di Roma non è stata mai presentata o è stata presentata fuori termini. In Lombatdia invece mancano le firme necessarie regolarmente autenticate. Cosa ci sia da intepretare in questi casi non si capisce. In realtà, più che una decreto interpretativo si vuole con decreto introdurre una sanatoria o una nuova disciplina.
Qui, cari lettori, la cosa si fa seria. Un vulnus di questa portata addirittura al procedimento elettorale significa che la democrazia è colpita nel nostro Paese proprio nella procedura considerata il cuore e l’essenza della democrazia.
Dal Quirinale, ufficialmente un ‘no comment’, anche se trapelano da fonti della maggioranza il no del Capo dello Stato allo strumento del decreto e le sue perplessità sul mancato accordo con le opposizioni su un tema così delicato. Napolitano aveva già manifestato i suoi dubbi.”Preoccupato seguo gli sviluppi e attendo le decisioni della magistratura prima di esaminare la situazione”, aveva detto il presidente della Repubblica lasciando Bruxelles, dove si trovava in visita.
Non ci piace chi tira la giacca al Presidente, Ma qui non si tratta di questo: dal Presidente ci attendamo una posizione netta e ferma. Una soluzione politica? Non c’è alcuna possibilità di sequire questa via, giacché la procedura elettorale è nella disponibilità del legislatore, nel rispetto della Costituzione, solo prima che le elezioni siano indette, ma non lo è quando il procedimento è avviato e in corso di svolgimento. A questo punto le regole non possono che essere quelle predeterminate.
Pertanto, l’idea di un decreto per far slittare i termini di chiusura delle liste e, in subordine, della possibilità di far slittare per decreto il voto in Lazio e Lombardia di quindici giorni, è semplicemente golpista. Così come sono pericolose le parole del Cavaliere, che si uniscono alle minacce di ieri di La Russa: “Il Popolo della libertà è stato vittima di un supruso grave - aveva detto Berlusconi - I nostri uomini sono stati trattati come incapaci mentre invece c’é stata malafede da parte di altri e un atteggiamento di alcuni magistrati eccessivamente rigido e fiscale”. Parole irresponsabili di un uomo e di una maggioranza che si considera sopra le leggi, ma che è solo fuorilegge.
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