Quirra: Senatori sardi PD interrogano il governo

1 Marzo 2010
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Comitato sardo “Gettiamo le basi”

Due senatori del PD – partito uso a spendersi in promesse e proclami di “riduzione delle servitù militari in Sardegna” nei periodi di elezioni –scoprono, finalmente, che non si è mai placata la decennale lotta del popolo sardo per fermare la strage di civili e militari nell’area devastata dalle attività di guerra del PISQ, ormai noto come il poligono della morte. Nonostante non si siano ancora accorti delle stragi del poligono di Capo Teulada e Capo Frasca, ci sarebbe da rallegrarsi della seppur tardiva presa di conoscenza della realtà e della richiesta ai ministri: ”E’ necessario chiarire in maniera inequivoca l’effettiva situazione di rischio ambientale al fine di dissipare dubbi e angosce presenti tra la popolazione ed evitare eventuali strumentalizzazioni allarmistiche”. Però, la non conoscenza degli interroganti dei chiarimenti inequivoci dati dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sull’uranio impoverito, andata avanti per due legislature, non è spiegabile, tanto meno giustificabile, con l’ipotesi di negligenza e pesante letargo. La Commissione, infatti, ha preso atto dei “dati inoppugnabili” dei morti e malati, sia tra i militari inviati allo sbaraglio nei teatri di guerra, sia tra quelli in servizio nei poligoni (sardi in particolare!), sia tra le popolazioni esposte alle attività belliche dei poligoni (il Pisq in particolare!). Ha affermato il dovere dell’Amministrazione Difesa di risarcire le vittime, obbligo recepito, tardivamente, con il DPR 37/09 e raggirato con la fissazione del “parametro oggettivo” della residenza nel raggio di km 1,5 dalle strutture militari. L’abietta furbata consente di escludere dal pagamento (irrisorio!) dei danni (irrisarcibili!) l’intera Teulada e gran parte delle vittime del Pisq. Ma i “nostri” senatori nulla sanno, né adesso né prima quando, abbarbicati ad altre prestigiose poltrone riservate alla nomenklatura, non hanno mai battuto ciglio davanti alla devastazione sanitaria e ambientale dell’isola denunciata per anni, in prima pagina dai giornali sardi, in Parlamento da deputati e senatori (non sardi, pochi ma determinati ), dalle associazioni antimilitariste sarde anche in Commissione Difesa della Camera e Commissione d’Inchiesta.
L’interrogazione, vista alla luce di quanto ormai chiarito e persino recepito dalla legislazione, suona come inquietante sollecitazione a ribaltare le conclusioni della Commissione d’Inchiesta e sfornare una “verità di Stato” incontrovertibile, tranquillizzante, atta a sedare definitivamente il popolo sardo, zittire e isolare gli agitatori che strumentalizzano le masse seminando paura. Gli artefici di “procurato allarme” sono indicati con nome e cognome, tra questi il recidivo ex sindaco medico-oncologo di Villaputzu, condannato a otto mesi dalla Magistratura, messo al bando dalla classe politica per aver osato esigere, già dal lontano 2001, seri accertamenti sanitari sull’epidemia di tumori emolinfatici che devastava e devasta la sua comunità.
La Commissione Parlamentare d’Inchiesta ha riaffermato con forza l’obbligatorietà del principio di cautela, sancito dalle leggi nazionali e internazionali. Da questo principio basilare discende il dovere dello Stato d’imporre la moratoria alle attività di morte dei poligoni, almeno fino a quando non siano individuati ed eliminati gli agenti killer e i territori siano bonificati. Il PD sardo all’unisono, invece, va nella direzione opposta. Sprezzante delle regole dello Stato di Diritto, smanioso di compiacere i poteri forti, si adopera per mantenere salda la leadership della battaglia bipartisan per potenziare le strutture e incrementare le prestazioni del poligono della morte Quirra/Perdasdefogu (si veda interrogazione del 26/9/08 e commento di Gettiamo le Basi del 3/10/08) vendendo la nostra terra e le nostre vite per un po’ di poltrone e briciole di business. La Casta sa bene che il grido di dolore e indignazione del popolo sardo compromette le sorti della neonata “Difesa s.p.a.”, la privatizzazione della lucrosa industria della guerra e dei suoi stabilimenti più appetibili, Pisq, Capo Teulada, Capo Frasca.
I senatori PD offrono a La Russa una ghiotta occasione per pubblicizzare, magnificare il monitoraggio-bidone in corso nel PISQ e dare un anticipo sulla “verità di Stato” che sarà martellata ossessivamente a partire dal prossimo giugno: la “bombing test area” più grande d’Europa, fiore all’occhiello delle Forze Armate, è un gioiello ecologico
Se abbiamo travisato, strumentalizzato (refrain stantio!), i senatori e il loro partito contestino e rispondano con i fatti.
Dimostrino con atti istituzionali e politici di essere figli della Sardegna e non figli di Caino.

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Nell’anelito di recitare al più presto il “mea culpa” per la lettura “erronea e distorta” suggeriamo un pronto impegno per:

–Ripristinare la legalità incalzando il governo affinché rispetti: 1) l’inderogabile principio di cautela e la conseguente moratoria delle attività di guerra in Sardegna; 2) le leggi 898/76, 104/90 che impongono l’equa distribuzione nel territorio italiano dei gravami militari concentrati in Sardegna in misura abnorme ;

–Modificare il DPR 37/09;

—Emendare radicalmente la proposta di legge 2912/09 per l’istituzione della terza Commissione d’Inchiesta che esclude le popolazioni sarde martoriate dalle attività belliche dei poligoni;

–Mettere a disposizione studi legali per l’accertamento delle responsabilità penali delle stragi;

–Sollecitare le istituzioni (almeno un Comune o una Provincia dove il PD ha la maggioranza) affinché si costituiscano parte civile. La Sardegna vanta un glorioso precedente: la condanna dei generali golpisti-macellai dell’Argentina per i tre sardi desaparecidos;

–Porre rimedio alla pugnalata inflitta alla Sardegna, con particolare virulenza a La Maddalena: ossature di alberghi superlusso, di cui uno senza fogne, costruiti sulla fogna di un sito usato per 35 come base militare nucleare. Non è mai troppo tardi per costringere alla dovuta bonifica l’inquinatore a stelle e strisce, furbescamente datosi alla fuga quando non è stato più possibile nascondere la portata dello scempio sanitario e ambientale portato alla luce dalle associazioni di base maddalenine, sarde, corse e francesi.

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