Andrea Pubusa
Di fronte alla richiesta di commentare alcune dichiarazioni del sottosegretario Guido Bertolaso apparse ieri sul quotidiano “La Repubblica” e riprese da altri mezzi di comunicazione, fonti del Quirinale fanno osservare che non rientra in alcun modo tra le competenze del Presidente della Repubblica esprimersi su atti relativi a dichiarazioni di stato di emergenza o di attribuzione della qualifica di grande evento. Tali atti vengono, infatti, adottati con decreto del presidente del Consiglio, previa delibera del Consiglio dei Ministri, e non sono pertanto sottoposti al preventivo esame del Capo dello Stato. Così come rientra nella esclusiva competenza del Presidente del Consiglio dei ministri l’adozione delle ordinanze di protezione civile. Le fonti del Quirinale, ricordano altresì che il Presidente della Repubblica, in occasione del discorso alle Alte Magistrature dello scorso 21 dicembre, affrontando la questione del modo di legiferare ha avuto modo di rilevare il rischio del prodursi di effetti negativi sul livello qualitativo dell’attività legislativa e sull’equilibrio del sistema delle fonti che derivano, oltre che dal frequente e ampio ricorso alla decretazione d’urgenza nonché dalla notevole estensione in sede di conversione del contenuto di tali provvedimenti, anche dal crescente uso e dalla dilatazione delle ordinanze d’urgenza.
Il Quirinale avrebbe però dovuto dire di più. Le ordinanze d’urgenza costituiscono un vulnus al principio di legalità, poiché possono essere adottate in deroga perfino alle leggi. Il che vuol dire che il Commissario alla protezione civile può, col consenso del Governo, violare, senza conseguenze, il quadro legislativo e le garanzie poste dal Parlamento.
La questione fu affrontata dall’Assemblea costituente che negò la possibilità nella nostra Reppubblica di dichiarare lo stato d’eccezione, memore della debolezza della Costituzione di Weimar, che fu travolta dal nazismo proprio attraverso il cuneo dello stato di emergenza.
Chi scrive ha denunciato più volte questa anomalia, vera e propria violazione della Costituzione. In particolare quando l’allora presidente della Regione sarda decise d’importare l’immondezza napoletana in violazione flagrante di una legge regionale. In quel caso il vulnus del principio di legalità fu ancora più grave perché l’importazione fu disposta senza atti formali, ossia per via di fatto. E, si sà, il ricorso alle vie di fatto da parte delle autorità è foriero di gravi rischi per i diritti dei cittadini e per la democrazia. Al di là del caso concreto, talora poco significativi (come fu quello dell’immondezza), il ricorso a questi metodi introduce un’abitudine alla violazione del principio di legalità, alla fuoriuscita dalle regole, che sta alla base della morte di tutte le libertà. Denunciammo il ricorso alla Protezione civile anche nel caso dei lavori per il G8 a La Maddalena, mentre quasi tutti i sardi, presidente Soru in testa, plaudivano all’intervento con metodi spicci nell’Arcipelago per l’evento e alle opportunità ch’esso prometteva.
L’estensione della Protezione civile ai grandi eventi, l’espansione a dismisura di questi e del concetto di emergenza, recano il pericolo di un governo attraverso ordinanze di necessità al di fuori e in deroga alle leggi. Un vero soffocamento della democrazia, su cui dovremmo riflettere e contro il quale dovremmo combattere con decisione.
I fatti di questi giorni che vedono al centro Bertolaso sono il frutto di questo sistema che ha alla sua base la fuoriuscita dalle regole.
Bertolaso, nella sua autodifesa nell’intervista di Scakfari, si proclama “servitore dello stato, non un pirata”. In realtà, è pirata proprio in quanto servitore di uno Stato che fa della fuoriuscita dalle regole il suo vessilo. Di uno Stato che issa la bandiera della pirateria nell’albero maestro.
Pier Luigi Bersani, ospite del Tg4, torna a sollecitare le dimissioni del capo della Protezione Civile. “Se Bertolaso non dà le dimissioni - soggiunge - toccherà chiederle come un comportamento di stile”. Giusto, ma il buon Bersani non vede che il problema è ben più grave. Bertolaso è espressione di un sistema extraordinem, di fuoriuscita dalla Costituzione e dai principi dello Stato di diritto. Suvvia, Bersani, svegliati! La realtà è molto più grave. Bertolaso è solo la punta dell’iceberg. Ormai è lo Stato a far sventolare la bandiera della filibusta, poichè privilegia i filibustieri (francese flibustier, inglese filibuster, spagnolo filibustero, olandese vrijbuiter, simile all’inglese freebooter), ossia le persone che fanno liberamente bottino.
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