Tuvixeddu: il PM assolve Soru e “condanna” il Tar e il Consiglio di Stato

11 Febbraio 2010
9 Commenti


Andrea Pubusa

Che l’allora presidente Renato Soru, nell’intervenire su Tuvixeddu, sia stato mosso dall’interesse pubblico è sempre stato fuori discussione. Solo Cualbu, titolare di Coimpresa, ha avuto il sospetto che il presidente fosse spinto da intenti persecutori nei suoi confronti per via di rapporti personali e imprenditoriali un tempo buoni e poi, non si sa perché, divenuti pessimi. Di qui anche l’esposto alla Procura di Cualbu. Ora questo sospetto, almeno sul piano penale, è caduto, con la richiesta d’archiviazione del PM Caria. Era un provvedimento annunciato.
L’archiviazione si estende a tutti gli altri indagati. Nell’inchiesta resta solo l’ex Soprintendente ai Beni archeologici, Vincenzo Santoni, al quale si contesta il tentato abuso d’ufficio e il falso ideologico. Tutta colpa del voto espresso  in seno alla commissione regionale voluta dall’allora Presidente Renato Soru per estendere il vincolo sull’area di Tuvixeddu, dove da mesi aveva avviato gli scavi l’impresa Cualbu, nel rispetto dell’accordo di programma firmato a suo tempo da Regione e Comune di Cagliari. Il nuovo vincolo, che impediva alla Coimpresa il prosieguo dei lavori, era stato approvato da tutti i componenti della commissione, presieduta da Maria Antonietta Mongiu, tranne uno: Santoni. Che aveva motivato il suo no col fatto che da tempo a Tuvixeddu non c’erano stati significativi ritrovamenti archeologici fuori dall’area vincolata. Il che, secondo il PM, non era vero. In quell’occasione Santoni, per via del fatto che la figlia lavora per Cualbu, avrebbe fatto bene, prudentemente, ad astenersi.
Ecco perché, al termine delle indagini, il sostituto Daniele Caria ha stralciato la posizione di Santoni dalla richiesta di archiviazione formulata per gli altri quattro indagati: l’ex presidente della Regione Renato Soru, l’ex assessore alla Pubblica istruzione Carlo Mannoni, il costruttore Gualtiero Cualbu, Valeria Santoni, figlia di Vincenzo e dipendente di Cualbu. La richiesta di proscioglimento formulata al giudice per le indagini preliminari è articolata in venti fittissime pagine che ripercorrono la storia dei nuovi vincoli voluti dalla giunta Soru sulla necropoli di Tuvixeddu successivi all’accordo di programma che aveva dato il via ai lavori della Coimpresa di Cualbu. Il costruttore, oltre a una serie di ricorsi al Tar, come si è detto, aveva presentato una querela contro Soru: nel mirino il progetto alternativo firmato dall’architetto francese Jilles Clemént, inteso da Cualbu come un espediente per bloccare l’intervento edilizio della sua impresa.
Non desta neppure sorpresa l’archiviazione delle contestazioni a Soru e Mannoni sull’incarico a Clemént. Era ben noto che, non volendo indire una gara, che, fra l’altro comprendeva aree sulle quali la regione non aveva titolo ad intervenire, essendo di proprietà privata, il progetto poteva soltanto essere predisposto da Clemént come apporto culturale, una sorta di consulenza artistica in grado di offrire un’altra visione del paesaggio a Tuvixeddu e, dunque, rientrante in pieno nella attività finanziabili dalla Fondazione del Banco di Sardegna. Ed anche qui è specioso menar scandalo sui buoni rapporti fra Soru e il presidente della Fondazione (o il fatto che la moglie di quest’ultimo - ottima e competente persona - sia stata nominata dall’Assessore Mongiu, direttore generale dell’assessorato), giacché è del tutto fisiologico che presidenza della Giunta e Fondazione creino sinergie. Sarebbe invece patologico il contrario, e cioé un contrasto endemico fra le due istituzioni.
Tutti questi sospetti, frutto in parte della visione complottistica che molti hanno di tutto ciò che accade, a destra e a manca, non scalfiscono però l’altro piano, quello della illegittimità amministrativa degli atti, che segue parametri e criteri diversi da quelli penali. Le due strade solo raramente si intersecano, come dimostra il fatto che i numerosi annullamenti di atti amministrativi da parte dei Tar e del Consiglio di Stato solo eccezionalmente sono seguiti da procedimento penali a carico dei titolari degli organi che hanno adottato gli atti illegittimi. Insomma, fra illegittimità e illiceità, come ben sanno i giuristi, c’è una ben chiara distinzione.
E, dunque, l’archiviazione per Soru e Mannoni non li “assolve” dalle violazioni commesse nella loro azione amministrativa e che hanno condotto all’annullamento dell’estensione del vincolo ad opera del Tar Sardegna e, in sede d’appello, del Consiglio di Stato. Ciò che è sorprendente è che il PM Caria  con una stravagante rivisitazione delle decisioni dei Giudici amministrativi pretende di assolverli anche da quelle. E’ una vera e propria lezione di diritto amministrativo quella che il PM pretende d’impartire al Tar e al Consiglio di Stato, mostrando puntigliosamente l’erroneità delle loro sentenze. Così  la Commissione per l’estensione dei vincoli  poteva ben essere nominata dalla Giunta, mentre per i giudici amministrativi la materia rientrava nella competenza del Consiglio regionale.
Il PM non si diffonde su un secondo vizio, rilevato dal Tar Sardegna e confermato dal Consiglio di Stato. Riguardava l’uso del progetto Clemént. Proprio perché si trattava di uno studio “privato”, disposto dalla Fondazione del Banco di Sardegna, come ha confermato anche Caria, esso non poteva costituire oggetto di valutazione in seno ad una procedura nella quale formalmente non era mai stato acquisito. Di qui - secondo i giudici amministrativi -  lo “sviamento di potere”, che null’altro significa che il fine perseguito con l’azione amministrativa è diverso da quello enunciato e concretamente perseguibile per le legge. In quel caso, insomma, se si avevano argomenti, si doveva stoppare il progetto di Coimpresa in sé, ma non comparandolo col progetto Clément e tantomeno con l’intento di privilegiare quest’ultimo (che - sia detto per inciso - è interessante, ma molto discutibile).
Il sostituto procuratore stigmatizza invece una pretesa fuoriuscita dall’ambito dei propri poteri del Tar nel descrivere gli esiti del noto sopralluogo nel c.d. “Colle della Pace”. O il PM ha elementi per indagare ai fini di un’eventuale azione penale ed allora invia gli avvisi di garanzia oppure deve serbare il silenzio in attesa degli esiti di ulteriori indagini. Ma dire che il Tar Sardegna ha esorbitato dai propri poteri (peraltro insieme al Consiglio di Stato, che ha confermato le decisioni del giudice di primo grado) ci sembra veramente stupefacente, come lo sarebbe se il Tar dicesse, in un suo provvedimento, che il PM, nell’assolvere Soru,  ha esercitato male la propria funzione. E poi è proprio corretto il rilievo che Caria muove al Giudice amministrativo? Dice il PM: il Tar ha espresso, a conclusione del sopralluogo a Tuvixeddu, valutazioni di merito che non gli competono. In realtà i Giudici amministrativi, da quel che si è appreso, nel loro sopralluogo alla vana ricerca del Colle della Pace, si sono trovati in un’area ormai da lungo tempo pregiudicata dagli irresponsabili interventi edilizi dei decenni scorsi e, dunque, non hanno individuato i presupposti per un intervento di tutela, essendo ormai l’area irrimediabilmente degradata. Il PM dice: al Giudice amministrativo non competono giudizi di questa natura perché si entra nel campo delle valutazioni discrezionali spettanti solo all’amministrazione. Ora, questo era senz’altro vero fino a qualche tempo fà. Allora al Giudice amministrativo era interdetto l’accesso al fatto, ch’egli poteva e doveva apprezzare soltanto in base alla rappresentazione offertane dall’Amministrazione nei propri atti o nei propri accertamenti e valutazioni tecniche. Ma è meno vero oggi, giacché il giudice amministrativo può disporre la Consulenza tecnica d’ufficio (recentemente introdotta nel processo amministrativo) e può effettuare verificazioni dirette (sopralluoghi nel campo urbanistico-edilizio) ammesse da tempo. La questione è complessa in termini giuridici, ma per dirla in parole semplici, se l’amministrazione assume a fondamento dei propri provvedimenti che un certo luogo sia “il Colle della Pace” e la circostanza è contestata dalle controparti, il Giudice amministrativo ben può oggi nominare un Consulente tecnico per accertare se questo presupposto effettivamente esiste. E può farlo anche attraverso un proprio sopralluogo. E’ una garanzia in favore dei cittadini contro l’insindacabilità degli accertamenti dell’Amministrazione, che in passato dava luogo a profonde ingiustizie e a vere e proprie prevaricazioni.
Il PM Caria lascia poi intravedere uno spaccato della vita amministrativa e giudiziaria nonché delle “relazioni pericolose” fra funzionari pubblici e imprenditori privati, qualche giudice amministrativo ed avvocato erariale e le parti private. Si tratta di circostanze che certo destano sconcerto, anche se sono ben note o intuite dagli addetti ai lavori. In effetti, a causa della partecipazione a lucrosi collegi arbitrali, a commissioni varie, in ragione degli incarichi presso il governo o i ministeri ed altro, si sono addensate molte ombre sulla indipendenza dei singoli giudici amministrativi e di taluni avvocati dello stato. L’avv. Steri, del resto, è un dichiarato militante del centro-destra, già assessore regionale alla Sanità, candidato alla carica di Sindaco di Iglesias ed ora consigliere regionale PDL. Ma mentre gli studiosi della materia e il Foro possono chiedere al legislatore interventi volti a rendere più chiara la cesura fra giurisdizione amministrativa e interessi in gioco, il PM ha un compito più limitato, ma in concreto più preciso e incisivo, e cioè quello di perseguire quelle condotte che integrino gli estremi del reato, quelle – per intenderci - che vanno oltre le regole di correttezza per tradursi in illeciti penali. In questa prospettiva, può darsi che il PM Caria stia lanciando un avvertimento circa gli sviluppi delle indagini, ma non è suo compito dare questi avvisi. Può darsi che invece voglia, più semplicemente bollare, con la pubblicazione di intercettazioni, rapporti non proprio ortodossi di protagonisti importanti di questa vicenda. Ma anche questo non è compito delle Procure. Se ha elementi il PM scavi più a fondo (come sembra voler fare per Santoni) ed accerti se le relazioni pericolose si sono tradotte in reati e, in caso positivo, ne persegua con rigore gli autori. Se riuscisse con iniziative proprie del suo ufficio ad azzerare la situazione e a salvare il Colle, avrebbe la nostra gratitudine e quella (eterna) delle generazioni future. In mancanza, però, a che serve alimentare sospetti? A che serve “cazziare” perfino il Consiglio di Stato? Non è perfino velleitario e quasi risibile? In verità quelle di Caria sono tesi interessanti e perfino, in molta parte, condivisibili nel pubblico dibattito. Ma in una richiesta di archiviazione questo dire, oltre che inutile, è perfino dannoso.
Ed infine come sottacere lo sconcerto di sapere che dei normali cittadini hanno il telefono sotto controllo per mesi o anni, che il loro diritto alla riservatezza è conculcato così incisivamente. Pensare che ogni parola confidenziale con amici o affettuosa coi propri cari sia sentita e commentata da anonimi scrocconi di professione, ci crea imbarazzo. Siamo sempre stati e siamo per la difesa della giurisdizione, ma lo siamo perché garantisti. E proprio questa nostra ferma difesa del cittadino e dei loro diritti costituzionali ci porta ad esprimere disagio di fronte a misure d’intrusione che ci paiono eccessive e ingiustificate. Nel caso nostro, fra l’altro, l’intercettato era era Cualbu, il querelante, non il querelato. E poi perché rendere note le sole intercettazioni a Cualbu. E quelle a Soru e agli altri? (Ovviamente noi siamo per la segretezza di tutte, salvo che non abbiano rilevanza penale).
Infine ma non meno importante, non ci piace che il PM faccia rivelazioni o esprima giudizi che non hanno alcuna rilevanza ai fini del provvedimento adottato. E non si venga a dire che questo straripamento è giustificato da una nobile  causa. Perché, a ben vedere, tutti gli eccessi del potere sono, per chi li pone in essere, frutto di zelo e di buoni propositi.  Non si scordi mai il vecchio adagio: le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni. E questo per chi esercita il potere è ancor più vero (e pericoloso) che per i comuni mortali. 

9 commenti

  • 1 Serenella
    11 Febbraio 2010 - 22:26

    Salve, scrivo per dirLe che sono veramente d’accordo su tutto è’ sempre questione di etica professionale! Ogni tanto bisogneresse ripassarsi il codice deontologico, tutti. Saluti.

  • 2 Efis Pilleri
    12 Febbraio 2010 - 14:13

    La lettura di questo articolo, così come del precedente, sempre di Andrea, sullo stesso argomento, è molto utile se si vuole veramente comprendere che cosa sta accadendo sul piano politico, amministrativo e giudiziario intorno al colle di Tuvixeddu. Vale davvero la pena di non farsi scoraggiare dall’ampiezza, peraltro necessaria, dell’esposizione.
    L’alternativa, per chi si occupa di politica nella nostra città, sarebbe quella di schierarsi fideisticamente con una delle fazioni che si combattono e tentano di sputtanare chi la pensa diversamente. Sarebbe invece necessario cercare un compromesso ragionevole che salvaguardi l’interesse pubblico senza danneggiare quello privato.

  • 3 teo sanna
    12 Febbraio 2010 - 16:24

    Ma davvero lei non arrossisce a scrivere queste cose? Ma cosa dice? Ma guardi che è evidente che il Santoni era sotto ricatto! Ma come è possibile non capire questo aspetto che alla base della sentenza Tar per difetto di questa motivazione? Sembra di leggere uno che vuole difendere Santoni che ha fatto le fioriere e alto in danno a Tuvu.

  • 4 admin
    12 Febbraio 2010 - 20:48

    Dubito che Teo Sanna (che non ha neppure la buona educazione di firmare col suo vero nome)abbia capito quanto ho scritto. Su Santoni ho detto che avrebbe fatto bene ad astenersi dal voto in Commissione. L’annullamento del Tar, confermato dal Consiglio di Stato, prescinde dalle dichiarazioni del Dr. Santoni, poiché il Giudice amministrativo ha ritenuto di dover “saltare” il parere della Commissione (dove, peraltro, Santoni era in stretta minoranza) in quanto l’attività di essa è stata inficiata ab origine per il vizio di incompetenza della Giunta alla nomina. Tant’è che lo stesso dr. Caria, nel suo stravagante sindacato sulle sentenze dei Giudici amministrativi di primo e secondo grado, mette in risalto come l’asserita mancanza dei pressupposti per l’estensione del vincolo sia da ricondurre al sopralluogo effettuato dal Tar sul Colle della Pace (via Is Maglias). Capisco che la materia sia ostica, ma non mi pare di aver assunto le difese del Dr. Santoni (lo farà il suo avvocato) né di aver criticato le conclusioni cui è pervento il PM Caria nell’ordinanza (assoluzione di Soru ed altri). In questa parte, l’ordinanza mi pare equilibrata e ben argomentata. Sarà poi il giudice a dire se l’accusa contro l’ex soprintendente è fondata o meno. Per ora anche Santoni gode della presunzione di non colpevolezza fino al giudicato.
    Ciò che del sostituto Procuratore critico è questa sua pretesa do “giudicare” il Tar e il Consiglio di Stato. Lo può fare da cittadino e ribadisco che le sue tesi sono rispettabili, interessanti e in molte parte condivisibili. Non può invece sindacare le decisioni dei Giudici amministrativi come PM, la cui funzione non è quella di esprimere astratti giudizi giuridici e neppure quella di stigmatizzare condotte poco corrette; ha il potere-dovere di indagare e promuovere l’azione penale contro i soggetti nei cui confronti risultino seri indizi-prove di colpevolezza. (A.P.).

  • 5 valeria marras
    13 Febbraio 2010 - 18:29

    conosco teodoro sanna da una vita e le assicuro che esiste; lei difende tutti in questa brutta storia - tranne soru- dove una cosa è chiara: santoni aveva la figlia impiegata da Cual e non è poca cosa; ha detto il falso uno contro dieci; il tar è andato a analizzare un paesaggio senza un perito al fianco, nella più totale ignoranza di queste cose e questo il pm rileva- che non è compito del tar dire; ma perchè non nominare dei periti, i più illlustri? e steri che procaccia incontri a Cual con giudici del tar? non basta? Ma certo che santoni è innocente, come Bertolaso e Balducci…

  • 6 berria
    14 Febbraio 2010 - 20:12

    Caro Admin non so chi lei sia ma si spezza il cuore a leggere le intercettazioni e capire che era una verminaio di accordi tra impresa e soci- lo dirà il giudice se sono colpevoli ma ora basta fare finta di non capirci: giudici del tar che stanno in festa al Thotel lei che dice admin? Una bella cosa? Ma siamo seri questa è una brutta storiaccia!!!

  • 7 gerardo lettieri
    15 Febbraio 2010 - 12:01

    Ho vissuto in Sicilia per tanto tempo e ora passo molti mesi in Sardegna- vi assicuro che se fosse accaduta a Agrigento questa storia sarebbe rubricata tra le cose di mafia - senza dubbio gli intrecci giudici avvocati di stato funzion pubblici imprese politici fanno parte di quel modo di fare molto noto nei film tipo il padrino- quei dialoghi tra quelle due ragazze fanno ribrezzo!! un pubblico ufficiale sotto schiaffo eccetera- ma cosa aspetta la Sardegna buona a gridare il proprio disappunto? invece di centellinare le parole e dare colpe a chi non ne ha…anche la destra per bene dovrebbe prendere atto e reagire caro admin lei dice cose solo in parte apprezzabili! Peccato

  • 8 admin
    15 Febbraio 2010 - 19:19

    Stiamo parlando della vicenda e ne siamo venuti a conoscenza perché è nelle mani della Procura della repubblica, che ha esaurito le indagini per una parte, archiviando per tutti, tranne uno, il dr. Santoni. L’inchiesta in parte è già stata chiusa, salve nuove acquisizioni. Se, dunque, qualcuno vuole indignarsi, lo dovrebbe far col magistrato, non con me che ho semplicemente commentato il suo provvedimento.
    Comunque, per tranquillizzare i lettori, si può soggiungere che la procedura è nelle mani di un sostituto Procuratore, il dr. Caria, serio e scrupoloso, mentre il Procuratore della Repubblica è quanto di meglio si possa incontrare non solo per la serietà e lo zelo, ma - per quanto ci riguarda - perché è un autorevole esponente di Magistratura democratica. Un magistrato di altissimo profilo. Siamo in ottime mani. Attendiamo con fiducia gli ulteriori sviluppi. Possiamo essere certi che se dalla semplice scorrettezza si è passati all’illecito penale, questo non mancherà di essere perseguito. Tanto più se dalle indagini emergesse l’esistenza di un ambiente di tipo mafioso (Andrea Pubusa).

  • 9 G M P
    3 Marzo 2010 - 00:40

    Dati della questione:
    Cualbu sente l’avvocato dello stato.
    L’avvocato dello stato deposita in ritardo le memorie difensive.
    Cualbu afferma di conoscere in anticipo la sentenza tar.
    Al T hotel si combinano incontri con i magistrati del tar.
    I magistrati del tar esprimono pareri “personali” sui componenti della commissione
    In una delle sentenze del Tar si danno pareri tecnici sullo stato dei luoghi.
    Il cualbu assume un parente di uno dei controllori e di chi negli anni doveva vigilare sui confini del vincolo
    Che dire delle intercettazioni tra il Cualbu e i politici compresi alcuni del centrosinistra?

    “Forse” abbiamo un “problemino” di classe dirigente
    e sicuramente di legalità.
    Triste vedere alcune parti dello stato sempre più deboli e vulnerabili
    Poi penosi quei politici che facevano il doppio gioco.
    Che tristezza e mediocrità!

Lascia un commento