Massimo Marini
Sembrava andare tutto liscio. Persino il tanto atteso intervento dell’ex magistrato napoletano Luigi De Magistris, uomo più votato d’Italia dopo Silvio Berlusconi alle ultime europee, è stato all’insegna dell’unità interna al partito e dell’appoggio al Presidente, confermato, Antonio Di Pietro. Il primo Congresso dell’Italia dei Valori tenutosi a Roma questo fine settimana stava scivolando via pulito, anzi con la soddisfazione diffusa, dentro e fuori l’Idv, di una evidente presa di coscienza da parte di Antonio Di Pietro circa la necessità dicostruire una alternativa (significativo che lo slogan scelto sia lo stesso del PD) non più fondata solo su piazza e strilla, ma anche e soprattutto sulla politica elaborata e propositiva. Addirittura durante il suo discorso di presentazione della mozione, Tonino Di Pietro è arrivato ad auspicare la fusione del suo movimento con il Partito Democratico, presentandola come naturale evoluzione e crescita dell’area progressista e riformista italiana. Sui temi specifici poi, l’unità di intenti all’interno del partito e di fatto pure con il PD sono evidenti: si è parlato di lavoro - misure speciali a tutela dei precari, salario minimo di ingresso, lotta all’evasione fiscale, sicurezza sul lavoro, tetto massimo per i manager di aziende con aiuti di stato; di economia - riduzione del carico fiscale alle imprese, pagamenti più rapidi delle P.A., eliminazione dell’anticipo d’imposta con il versamento dell’IVA a fattura incassata, riduzione dell’Irap per le PMI; di sanità e ricerca - investimenti in linea con gli altri Paesi occidentali su ricerca in campo medico, testamento biologico, meritocrazia; di giustizia - sospensione della prescrizione dopo il rinvio a giudizio, semplificazione dei processi civili, reintroduzione di tutti gli strumenti utili all’indagine (intercettazioni); e poi ancora famiglia, scuola, informazione, sicurezza e persino politica estera. Tutti contenti, felici e soddisfatti insomma, anche dall’abbraccio a favore di telecamere tra il Segretario del PD Bersani e il leader Di Pietro. Certo qualche malumore la mozione di Barbato (l’unico contendente interno) l’aveva creato, visto l’appoggio ufficiale dei giovani dell’Idv, i quali denunciano una gestioneverticistica e poco democratica del partito. Ma la tegola più grossa, improvvisa e devastante per i commenti che ne sono scaturiti, è arrivata in chiusura quando Antonio Di Pietro comunica l’appoggio, con il consenso per acclamazione - una cosa obiettivamente, comunque la si pensi, un po’ ridicola - al controverso candidato del PD per le prossime regionali in Campania, quel Vincenzo De Luca già indigesto a buona parte del PD stesso per le sue beghe con la giustizia: rinviato due volte a giudizio per reati piuttosto imbarazzanti qualiconcussione, associazione per delinquere, falso e truffa. Con la promessa da parte dell’ex sindaco di Salerno, delle dimissioni in caso di condanna (in primo grado o in Cassazione chiede sibillino Travaglio), promessa che francamente appare una mezza buffonata per cercare di rendere meno indigesta la cosa al popolo dell’Italia dei Valori, da sempre fautore di una politica iper pulita e trasparente. Insomma, pare proprio che pure Di Pietro sia caduto nel solito ricatto del male minore, del meno peggio (il PDL candiderà Caldoro, “amico” di Cosentino), e ora se la dovrà vedere con la frangia interna facente riferimento al Fatto Quotidiano - che non gliela sta certo mandando a dire in questi primi giorni post Congresso. Il cammino dell’Idv verso la forma partito tradizionale, inizia con un compromesso, responsabile certo, ma pur sempre un compromesso. C’è da chiedersi se sia un buon segno, vista la palese necessità impellente di creare alternativa che sia responsabile e di governo ma capace di mantenere l’appeal di consenso largo sull’elettorato progressista, oppure semplicemente l’ennesima sconfitta della “politica nuova” - quella che pretende pulizia, trasparenza e coerenza - al cospetto della realpolitik italica.
1 commento
1 Giulio Lobina
10 Febbraio 2010 - 02:16
Da un po’ di tempo, io e molti altri giovani del mio piccolo-grande paese (SINNAI) stiamo portando avanti l’idea di fondare un circolo culturale dell’Italia dei Valori. Ma i nostri moduli per i tesseramenti non hanno ancora le firme. Sono in stallo. Abbiamo voluto attendere il congresso nazionale per comprendere se vi fossero tutti i presupposti per credere realmente in questa avventura politica, in questo partito. A Sinnai non c’è mai stato un circolo dell’IDV e poichè gli ideali del partito ci sembrano dignitosi e validi, abbiamo fatto questa scelta. Per noi Italia dei Valori significa Informazione, formazione, educazione al rispetto della costituzione, al senso civico, alla trasparenza, alla cultura dell’integrazione e alla giustizia. Significa attenzione per l’ambiente, le energie rinnovabili, le politiche giovanili europee. Ma dopo il congresso abbiamo avuto un momento di smarrimento.
DE LUCA non piace neanche a noi. Bene tutto il resto, ma DE LUCA no. Certo, il candidato Presidente della Campania proposto dal Centro-destra non è affatto uno stinco di santo, ma in strada due imbecilli fanno l’incidente. Se uno solo è imbecille, l’altro si salva e a volte si salvano in due. La politica non è una strada, certo assomiglia di più alle radici di un albero che si estendono in ogni dove, dall’UE fino al più piccolo Comune, passando anche attraverso le Regioni. La chioma di quell’albero è il cittadino e i frutti sono i servizi e i diritti. Non mi permetterei mai di dire che De Luca o “l’altro” sono due imbecilli, anzi sono molto furbi. Però neppure il cittadino è stolto. Il cittadino vede e valuta (quello onesto).
Ma contestualizziamo la situazione Campania: da una parte “forse” un candidato mafioso legato al clan dei casalesi che non stupisce più visto elementi come Dell’Utri (condannato in appello sappiamo per cosa) o Berlusconi (falso in bilancio, corruzione…lodo Alfano…processo breve (?)…legittimo impedimento), per fare qualche nome. Dall’altra (oltre a elementi simili a Dell’Utri) il candidato DE LUCA che, se condannato per i reati altrettando gravi, ma non certo quanto quelli del primo, ha promesso di dimettersi.
Noi giovani sardi dell’IDV insieme a molti altri elettori abbiamo chiesto a Di Pietro il perchè di questa scelta, e ci ha dato in poche parole la risposta che riportate voi, o più precisamente come potete leggere nel suo blog, dice: “non abbiamo trovato il candidato, De Magistris ha giustamente preferito rimanere in Europa, visti anche i ruoli ricoperti, avevamo un congresso da preparare e ci siamo ritrovati a scegliere tra l’affidare il paese al centro destra senza far nulla o dare un’opportunità al centro-sinistra, pur tappandoci il naso” e io direi anche gli occhi.
Sta di fatto che questa risposta a noi giovani non ci soddisfa di certo. Un partito non può avere solo un piano A. Deve avere anche un piano B. Il piano B qui non c’era. Ma i tempi stringono e anche la Campania deve votare a Marzo.
Ecco, la Campania deve votare, non noi sardi. Noi non voteremo De Luca e questo è uno dei motivi che ci aiuta a far “finta” di nulla, a pensare che tutto sia andato liscio liscio come l’olio. Ma c’è sempre quella famosa promessa che noi abbiamo stampata nella mente anche più di tutti i votanti del PD: “se mi condannano mi dimetto”. “E se non si dimette?” abbiamo chiesto a Di Pietro, “Non avrà certo il nostro supporto in giunta”, nè chiaramente l’appoggio totale del PD, visto il candidato giù indigesto, come anche il Signor Marini ha sottolineato.
A noi questo basta per rischiare e andare avanti. Ci basta per capire che diventare alternativa “purtroppo” significa anche assistere a certe situazioni nate piuttosto per la pochezza di un PD che candida un pluri-indagato e l’errore di un partito al suo primo congresso, giovane quindi, che potrebbe rivelarsi fatale. Un errore di gioventù, come direbbe un mio caro amico del PDL. Perchè non si può fare una guerra giusta per una politica con la fedina penale pulita e poi “supportare” un pluri indagato.
E’ vero, all’università ci insegnano che si è presunti innocenti fino all’ultimo grado di giudizio, ma non voglio aspettare vent’anni per la decisione della Cassazione su una probabile condanna di De LUCA in primo grado e in secondo.
Questo errore voglio paragonarlo a quanto accadeva all’esame di diritto penale. Se ti azzardavi a dire: “reato penale”, tu alunno venivi bocciato. Se però a dirlo era l’assistente del Professore (o ancor peggio come mi capita di sentire ora in tribunale), un avvocato o un magistrato tutto è lecito, è solo un lapsus. Non è il massimo della coerenza. E’ la sostanza che conta.
Vogliamo davvero bocciare l’IDV per aver sostenuto De LUCA? Sì? Abbiamo interpellato i campani per chiedere loro cosa ne pensano? Forse a loro sta bene così, visto chi c’è dall’altra parte. Loro sono in quella situazione, noi siamo spettatori. Quello della Campania è un caso clinico e speriamo che quella Terra trovi il coraggio di ribellarsi davvero a tutte le mafie, di destra o di sinistra che siano. E che Dio gliela mandi buona!
Tornando invece a ciò che a me preme di più e che mi è più vicino, Sinnai dunque porterà avanti il suo circolo culturale dell’IDV, perchè nel nostro paese non vogliamo perder tempo su sterili discorsi. Ma vogliamo condividere i problemi della gente, analizzarli e proporre soluzioni per risolverli. O almeno “ipotesi” di soluzioni. Le idee devono avere una base. E la base delle idee di rinnovamento e d’alternativa è una situazione dannosa preesistente irrisolta. Noi nasciamo senza padroni e senza padrini. Con un buon numero di votanti persino alle Europee caratterizzate dall’astensionismo. Nel nostro piccolo abbiamo eletto anche noi di Sinnai Uggias al Parlamento Europeo.
Non ho intenzione di scrivere qui la mozione per il nostro congresso, ma tutto questo discorso nasce dalla lettura del vostro articolo che poteva essere scritto in maniera diversa, più contestualizzata.
Perchè per noi di SINNAI e per i SARDI e per tutti gli altri italiani (non campani), DE LUCA è come un sassolino nella scarpa, fastidioso sì, ma a seconda di come si mette possiamo anche giocare tutta la partita senza toglierlo. E’ un errore di Di Pietro, giustificato dalla forza maggiore. Non è un errore nostro. Noi vogliamo portare avanti una politica che rispetta la Costituzione e i cittadini e così deve essere.
Il Caso De Luca sia un monito non solo per l’IDV, ma per tutti gli altri partiti e per tutti i cittadini e ci inviti a non dimenticare quella Questione Morale che forse non è morta del tutto col grande Berlinguer. C’è bisogno di uomini come lui in politica e c’è bisogno di Verità.
Giulio Lobina, Italia dei Valori, SINNAI
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