Francesco Cocco
Talvolta capita anche al nostro presidente del consiglio di affermare delle verità. Non so quanto ciò accada per piena consapevolezza o per un qualche ingarbugliamento del discorso. Il guaio è che per affermarle deve fare delle strane giravolte: dire e non dire, asserire e poi smentire, affermare in un certo ambito e l’esatto contrario in altro contesto. Qualcuno potrà osservare che questa, in fondo, è la natura del nuovo modo di fare politica, con buona pace di coloro che sostenevano essere “la verità rivoluzionaria”.
Il cavaliere da grande statista, quale dice di essere, non può scontentare nessuno. Che importa la coerenza? Conta accondiscendere ai desideri di ogni possibile interlocutore, utile ai propri piani. E così tutto si potrà conciliare: l’amico Putin ed i massacri in Cecenia, George Bush e le bugie per giustificare la guerra in Iraq, Israele e gli oltre mille palestinesi recentemente caduti sotto i bombardamenti nella striscia di Gaza.
Ma può accadere che a furia di piroettare venga fuori qualche grande novità, com’è accaduto nel suo recente viaggio in Israele dove, alla presenza dei massimi dirigenti, il nostro ineffabile cavaliere ha affermato il diritto di quel paese alla difesa con tutti i mezzi. Successivamente, di fronte agli sconcertati e contrariati dirigenti palestinesi, ha accostato i palestinesi, morti sotto i bombardamenti, alle vittime della Shoa.
Non so se il cavaliere intendesse allargare la categoria dei perseguitati razziali, implicitamente affermando che in realtà il popolo palestinese subisce sopraffazioni ed annientamenti che lo avvicinano alle vittime delle angherie naziste degli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso.
Di certo il presidente Berlusconi ha affermato una grande verità: la categoria dell’ebreo perseguitato non è storicamente statica. Essa s’invera in tutti quei popoli che per motivi razziali o religiosi subiscono persecuzioni e genocidi. Così sentiamo che oggi la Shoa rivive nei palestinesi perseguitati e massacrati, nei cristiani copti d’Egitto, nelle popolazioni del Darfur. Solo alcuni esempi di un elenco lunghissimo.
Il nostro cavaliere dispone di potenti mezzi mediatici, sia per proprietà personale che per dominio indirettamente, pur se non democraticamente, derivante dal ruolo istituzionale. Se con questi mezzi, ma senza giravolte e tatticismi, vorrà far sì che la memoria degli ebrei vittime della Shoa si unisca al ricordo ed al pensiero degli esuli palestinesi cacciati dalle loro terre, maltrattati e talvolta bombardati, gliene saremo grati. Forse allora cominceremo a convincerci che sbagliavamo a non riconoscere in lui il grande statista che dice di essere.
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