Il Consiglio di Stato riapre, ma su Tuvixeddu occorre uscire dall’alea dei giudizi

8 Febbraio 2010
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Andrea Pubusa

Se si tratta di una svolta, lo diranno le prossime mosse del Comune e della Regione. Certo rappresenta un importante stop all’intervento su Tuvixeddu la decisione del Consiglio di Stato sul progetto di edilizia residenziale a ridosso del colle. Si badi bene, il blocco riguarda solo una parte dell’intervento, anche se di pregio per Coimpresa e ovviamente molto importante dal punto di vista della salvaguardia del Colle, mentre il resto non subisce intoppi. 
La sentenza, pubblicata l’altroieri, ha riformato una decisione del Tar Sardegna, provocando la reviviscenza dell’annullamento della concessione per il comparto E3 (Collina della Polveriera, zona compresa tra via Is Maglias e il Catino), per un totale di alcune decine di migliaia di metri cubi. Però, attenzione, nel disporre l’annullamento, il Consiglio di Stato si è limitato, in base al tema di decisione che gli era stato proposto, a porre solo dei paletti di tipo formale e procedurale. Il Giudice amministrativo d’appello ha infatti ribadito la necessità di ottenere le autorizzazioni edilizie per ogni singolo intervento con adeguata motivazione paesaggistica, cassando un’autorizzazione che riguardava, invece, più in generale il piano d’intervento. Il che comporta che la procedura riprenda dalla fase quasi finale mediante la richiesta dell’autorizzazione alla Sovraintendenza prima omessa. Tutto ciò non impedisce a Coimpresa, alla Giunta regionale e al Comune di Cagliari di insistere sul progetto, sollecitando autorizzazioni paesaggistiche puntuali e motivate. Nel qual caso la partita si sposterà sul merito dell’intervento. Insomma, si è vinta una battaglia, ma non la guerra.
Ecco il passo centrale della decisione del Consiglio di Stato:
“Fermo, dunque, che, a valle rispetto all’approvazione del piano, occorre pur sempre una valutazione di compatibilità paesaggistica del singolo intervento edilizio adeguatamente motivata con riguardo al modo di essere ed alle concrete modalità esecutive del manufatto da realizzare (…) a fronte di una valutazione meno dettagliata, se non generica, resa a monte, si impone un più incisivo apprezzamento di coerenza paesaggistica a valle, volto a verificare, dandone adeguatamente conto in sede motivazionale, se con le ragioni di tutela sottese all’apposizione del vincolo siano coerenti quelle modalità realizzative dei singoli interventi edilizi non dettagliatamente prese in considerazione nel giudizio sul piano. Orbene, nel caso di specie il giudizio di compatibilità paesaggistica (…) poggia su un apparato motivazionale davvero stringato. (…) la compatibilità dell’intervento con il contesto urbano sulla base di argomentazioni superficiali (…), senza spendere, quindi, alcuna motivazione relativa “al contesto, alla interversibilità delle previsioni edificatorie con i luoghi vincolati, alla morfologia dell’area, che possa giustificare l’asserito mancato contrasto del poderoso intervento con i riconosciuti “pregevoli valori paesaggistici tutelati” (..) Invero, l’attitudine dell’autorizzazione paesaggistica resa con riferimento al piano a circoscrivere i confini esterni entro i quali va resa la valutazione di coerenza paesaggistica dei singoli interventi ricompresi nel piano non può certo discendere da una mera elencazione, peraltro generica e di chiusura, delle caratteristiche che quegli interventi presenteranno, essendo viceversa necessario un effettivo (ed adeguatamente motivato) apprezzamento di compatibilità di quelle stesse caratteristiche con le ragioni sottese all’apposizione del vincolo. Altrimenti opinando, si introdurrebbe una troppo agevole modalità elusiva del sistema di controllo, tanto più significativa in considerazione di quanto sopra illustrato in merito alla mancata, specifica sottoposizione al vaglio statuale della autorizzazione paesaggistica resa in ordine al piano.”
Come si vede e come si è detto, la sentenza si fonda su censure di tipo formale e procedurale, sopratutto sulla insufficienza della motivazione dell’autorizzazione paesaggistica sul piano a supportare le singole concessioni edilizie, occorrendo viceversa per ciascuna di esse specifiche autorizzazioni paesaggistiche specifiche con relative puntuali motivazioni. Tuttavia, benché non si tratti di censure sostanziali, la decisione del Consiglio di Stato incide su questo piano perché richiedere autorizzazioni più specifiche con relative motivazioni in relazione alle caratteristiche degli interventi può anche precludere la possibilità delle singole concessioni o delle relative autorizzazione.  Non è, infatti, agevole mostrare con la motivazione che non esiste contrasto fra il “poderoso intervento” “con i riconosciuti “pregevoli valori paesaggistici tutelati” (…). Ecco i due corni del problema, su cui il Consiglio di Stato impone di non glissare. Un ostacolo formale-procedurale, dunque, ma di quelli tosti.
La decisione è importante perché - come ha detto Legambiente - le autorizzazioni edilizie richieste devono tenere conto sia del vincolo paesaggistico del 1997, sia del Codice del Paesaggio (D. lgs. N. 42 del 2004) e del Piano Paesaggistico della Regione Sardegna del 2006, che aveva appunto ricompreso Tuvixeddu e Tuvumannu. Alla luce della decisione “appare oggi ancora più improvvida e azzardata – commenta giustamente Vincenzo Tiana, Presidente di Legambiente Sardegna - la recente delibera della Giunta Regionale che ha confermato la volontà di dare attuazione all’accordo di programma stipulato con il Comune di Cagliari nel 2000, indifferente al Codice Urbani che del 2004 ha profondamente modificato la considerazione del bene ambientale, impassibile davanti all’opinione pubblica, incurante degli interventi di esperti e studiosi anche di fama internazionale a favore della salvaguardia del colle” .
Partita riaperta, dunque, almeno parzialmente.  Speriamo che il secondo tempo sia migliore del primo, dove tutti gli attori, attuali, precedenti e precedenti ancora, a giudicare dai risultati, hanno giocato pessimamente. A questo punto occorre  però ciò che finora è mancato, e cioé una transazione seria fra la parte pubblica e la proprietà. Un approccio pragmatico, che non lasci l’esito della vicenda all’alterna alea dei giudizi. La certezza della salvezza di un bene irripetibile qual’è Tuvixeddu, a questo punto dell’intricata vicenda, val bene un sacrificio finanziario. Piaccia o no, questa è la soluzione più sicura. In caso contrario, i rischi non sono scongiurati. Intanto perché la procedura per la realizzazione dell’intervento - come si è detto - è stata  solo interrotta ed ora riprende il suo iter.

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