Alcoa, Termini, la nostra comune trincea

3 Febbraio 2010
1 Commento


Andrea Pubusa

Ci sono momenti in cui, tutto, analisi, precisazioni, polemiche, devono lasciare il passo all’unità, alla mobilitazione generale. Il momento in cui ognuno deve fare ciò che può per mostrare che la lotta dei lavoratori è la nostra, che l’Alcoa, Termini Imerese e tutte le altre realtà in difficoltà sono la nostra trincea. Costituiscono la linea da cui non si può arretrare, pena un’involuzione generale non solo economica ma prima ancora democratica non solo dei territori ma dell’Isola intera, del Paese intero.
E’ così che il lavoro torna ad essere quello che dice la Costituzione, il fondamento della nostra Repubblica, la base della democrazia repubblicana. Non dev’essere dunque solidarietà, la nostra, dev’essere lotta per noi stessi, per noi tutti, per salvare la Sardegna e il nostro Paese.
Prepariamoci tutti allo sciopero generale del 5. Facciamo ciascuno una cosa perché diventi imponente. Telefoniamo agli amici affinché partecipino, mandiamo mail, messaggi. Sentiamoci parte dela battaglia. Soggetti attivi di questa mobilitazione. Impegnamoci ad allargare la sensibilizzazione attorno a questa lotta. In questo modo il presidio dei lavoratori dell’Alcoa, che rimarra’ ai piedi di Montecitorio fino all’incontro Governo/Alcoa dell’8 febbraio, sarà un presidio esteso a tutta l’Isola. Così la vigilanza degli operai negli stabilimenti per garantire la continuita’ della produzione, sarà una vigilanza generale. In questo modo la decisone approvata stanotte dalle centinaia di metalmeccanici sardi e veneti a Roma, sarà anche la nostra. Così le pressioni sull’azienda, per cambiare registro, avranno respiro generale.
Questa è anche la strada obbligata per costringere il governo a mantenere l’impegno di commissariare gli stabilimenti e di adoperarsi affinche’ le materie prime possano arrivare via mare alle fabbriche, al fine di non interrompere la produzione. Bisogna tenere sotto frusta le regioni Veneto e Sardegna, che hanno garantito il loro appoggio.
La maggior parte degli operai passera’ ora la notte nei pullman, che i delegati sindacali stanno facendo avvicinare a piazza Montecitorio. Nel corso della nottata e’ stato acceso un grande falo’. Questa fiamma ha riacceso la nostra speranza. Bisogna che questo fuoco incendi la Sardegna e tutto il Paese. Che ogni lotta per il lavoro, che si svolge qua e là in tutta Italia, diventi un unico grande movimento. I padroni in fuga dalle loro responsabilità produttive, il governo, privo di una politica industriale e assorbito dalle vicende giudiziarie del Cavaliere, debbono tornare sui loro passi e farsi carico dei problemi dei lavoratori e del Paese.

1 commento

  • 1 pino cicero
    3 Febbraio 2010 - 15:04

    Con Renato Soru avremo avuto un’arma in più. Con i servi dei servi del centrodestra siamo condannati ad aspettare l’elemosina da Roma.
    Chi ha remato contro si faccia un esame di coscienza.

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