Amsicora
Ieri al Palazzaccio di Roma l’inaugurazione dell’anno giudiziario è stata routinaria. Parole franche, ma niente più. Ben vengano le riforme in grado di tagliare i tempi alla cronica lentezza della giustizia italiana (stabile al 156/mo posto nella classifica mondiale tra Guinea Bissau e Gibuti), a patto pero’ che non siano dettate dall’ ”agenda imposta dalla cronaca” ma inserite ”in un disegno organico e complessivo”, dice il presidente della Cassazione Vincenzo Carbone. E a condizione che assieme a riforme come il ‘processo breve’ ci siano radicali modifiche strutturali da accompagnarsi con ”adeguati potenziamenti” di risorse umane e materiali, rilancia il procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito.
Oggi, nei distretti delle Corti d’appello la musica sarà diversa. I magistrati dell’Anm hanno annunciato di voler lasciare le sedie vuote quando prendera’ la parola il rappresentante del ministro della Giustizia.
Non induca in errore dunque il clima composto per l’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione. In prima fila siede il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e due poltrone piu’ in la’, alla sua sinistra, Silvio Berlusconi. Piu’ volte il premier annuisce alle parole di Carbone, gli sfugge un ‘bene, giusto!’ quando il primo presidente esprime ”perplessita” sulla partecipazione dei giudici ai talk show televisivi, e applaude quando il ministro della Giustizia Angelino Alfano elogia e ringrazia Carbone. Il Guardasigill, al cospetto del suo padrone, lancia il monito piu’ duro per le ‘toghe’: la separazione pm-giudici si fara’, perche’ e’ ”un dovere” rispetto al quale il Paese non merita la ”resa”. La partecipazione di Berlusconi fino all’ultimo non veniva data per certa. Anzi. Risale al 2006 l’ultima volta in cui il premier e’ andato in Cassazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Oggi torna, forse perché si sente sicuro, dopo che anche settori dell’opposizione si sono dichiarati sensibili ai suoi problemi giudiziari. Poi la trovata del processo breve suona per lui come sicura prescrizione. Ecco perché senza polemiche si reca nel Palazzo dove, tra meno di un mese (il 25 febbraio) le sezioni unite della Suprema Corte decideranno se la condanna del coimputato del premier, l’avvocato inglese David Mills, sara’ confermata o se il reato dovra’ essere inteso come prescritto trattandosi di ”corruzione susseguente”. Se cosi’ fosse, cadrebbe anche il processo a carico del premier a Milano. In tal caso, per lui, niente ”plotoni di esecuzione”. Ma se Mills non beneficerà della prescrizione, non sarà così per il Cavaliere, che ormai la farà certamente franca. Ecco perché Berlusconi arriva al ‘Palazzaccio’ sorridente e in vena di scherzare: ai presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, e al vicepresidente del Csm Nicola Mancino racconta una barzelletta su ‘Gesu’ ergastolano’. Poi prende posto e per circa due ore ascolta interventi che tratteggiano un quadro da terzo mondo della giustizia italiana. Carbone non lesina critiche alla ‘vulgata’ secondo cui i magistrati italiani lavorano poco: dati alla mano, in Italia abbiamo la massima produttivita’ di sentenze ‘pro-capite’ tra le Corti Supreme d’Europa, eppure i processi sono ”piu’ lenti che in Gabon” a causa di un intasamento della giustizia cui non si e’ trovata soluzione perche’- spiega - il problema ”e’ nell’abuso del ricorso al processo, nella carenza di filtri, nel numero eccessivo di avvocati nella mancata maturazione (sinora) di alternative al ricorso al giudice”. Senz’altro piu’ graditi al governo l’ ”auspicio che la riforma della legge Pinto (prevista dal ddl sul ‘processo breve’ per il risarcimento da ingiusta durata dei giudizi, ndr) possa divenire quanto prima legge dello Stato”, e la ‘bacchettata’ ai magistrati che vanno in tv alla ricerca di una ”verita’ ‘mediatica’ diversa da quella processuale”. A mettere il dito nella piaga del rapporto conflittuale politica-giustizia sono il pg della Cassazione Esposito e il vicepresidente del Csm Mancino: il primo per sollecitare entrambe le parti a mettere fine a contrasti ”non piu’ tollerabili”; il secondo per ammonire che la magistratura va salvaguardata da ogni forma di ”intimidazione o interferenze”, e anche per escludere l’esistenza di una giustizia ”domestica e accomodante” (la sezione disciplinare del Csm, sottolinea Mancino, ha triplicato le condanne delle ‘toghe’ in due anni). Insomma, enunciazione dei problemi, ma con tanto fair play.
Non sarà così oggi, come si diceva.Terminata la cerimonia, il presidente dell’Anm Luca Palamara puntualizza che la magistratura e’ ”unita” nella protesta indetta per domani; una protesta - assicura - che non intende acuire lo scontro ma con la quale le ‘toghe’ chiedono di fermare le ”aggressioni” nei loro confronti e sollecitano riforme ”nell’interesse di tutti”. Fuori dal Palazzaccio, intanto, il Pd plaude alla relazione di Carbone puntando il dito contro le ”leggi ad personam” volute dal governo e dalla maggioranza. Per ben altri motivi il Pdl invece la elogia, tanto da ridare il sorriso al Cavaliere.
2 commenti
1 epifania
1 Febbraio 2010 - 20:18
CONDIVIDO i link
2 epifania
1 Febbraio 2010 - 20:19
Sono contro —Leggi a personam—
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