Amsicora
Avrà ragione Prodi a dire: “Le dimissioni di Flavio Delbono sono un gesto di grande sensibilità nei confronti di Bologna”; ammettiamo pure che il sindaco di Bologna abbia mostrato “a differenza di altri, di saper mettere al primo posto il bene comune e non le sue ragioni personali”. Resta, però, il fatto che fra gli amministratori scelti dal PD con le nuove modalità è alta la percentuale della moria per dimissioni conseguenti a condotte leggere al limite della stupidità. Forse in questo, nella stupidità, Marrazzo è stato tanto sublime da essere difficilmente eguagliabile, ma anche Delbono non scherza.
Se ne va dopo solo sette mesi dalla sua elezione a sindaco della città un tempo modello di buona amministrazione, fiore all’occhiello del defunto PCI. E sapete perché? Di fronte al procuratore, lo stesso Delbono ha ammesso che per la missione per conto della Regione Emilia-Romagna in Messico nel 2007, in qualità di vicepresidente della Regione, ha percepito la diaria prevista dalla trasferta (all’incirca 400 euro) nonostante se la spassasse con la sua segretaria-amante Cinzia Gracchi in un villaggio turistico a Santo Domingo. Delbono parla di errore e, per configurare o meno il reato di truffa aggravata che gli viene contestato, bisognerà capire se l’errore sia stato commesso consapevolmente o meno. Era ancora ufficialmente in missione in Messico nel 2005 ma, secondo l’accusa, il sindaco sarebbe stato in vacanza a Cancun, sempre in dolce compagnia. Qui, ad onor del vero, Delbono a sua difesa ha presentato al pm la fattura di un’agenzia di viaggio per l’acquisto di un pacchetto del valore di 3.200 euro. Successivamente aveva chiesto alla Regione il rimborso di 980 euro, equivalenti al costo del biglietto aereo per se stesso (e non anche per la Cracchi che lo accompagnava). Ma a quanto si è appreso, la fattura è l’unico documento, relativo ai due viaggi per i quali è contestata anche la truffa, che il sindaco ha consegnato agli inquirenti. Invece per giustificare il mancato uso di denaro pubblico a fini privati in altre cinque missioni contestate (peculato e abuso di ufficio), Delbono ha citato «elementi testimoniali» che possono dimostrare la propria innocenza. Persone che il pm sentirà nei prossimi giorni. Più contorta, invece, sarebbe stata a quanto si è appreso la ricostruzione dei rapporti tra il sindaco e il suo amico Mirko Divani che è l’intestatario del bancomat dato in uso per quattro anni da Delbono alla Cracchi. Agli inquirenti il primo cittadino ha spiegato che, negli anni scorsi, probabilmente dopo il 2001, voleva acquistare una multiproprietà di cui era titolare Divani. Per questo gli diede un acconto di circa 10 mila euro. Ma successivamente la compravendita saltò e più tardi, quando Delbono chiese la restituzione dei soldi, l’amico propose di farlo in piccole tranche, non avendo a disposizione l’intera cifra. Allora, per liquidare il debito, si accordarono che Divani avrebbe versato in contanti circa 500 euro al mese su un bancomat a lui stesso intestato ma nella disponibilità del sindaco. Successivamente - sempre secondo il suo racconto - Delbono aveva dato quel bancomat alla sua ex compagna versandole a sua volta soldi in contanti che lei poi prelevava a ritmo di 500-1000 euro al mese. Insomma «sono soldi miei personali dati al titolare di quel conto», ha ribadito Delbono ai pm per escludere che fosse denaro della Regione.
Sarà pure così, ma, a parte la banalità della tresca con la segretaria e le evasioni coi soldi pubblici (tutta ancora da provare, s’intende), rimane il fatto che molti dei candidati scelti con metodi falsamente democratici, sono disonesti intellettualmente. Come fanno i Marrazzo, i Delbono, i Soru a chiedere il consenso sapendo d’essere affetti da turbe o debolezze manifeste? Chi sul piano sessuale, chi sul terreno sessuale e insieme di malaministrazione, chi sul versante dell’autoritarismo e quindi anche di malamministrazione, mostrano un’infedeltà conclamata verso i sentimenti profondi dell’elettorato progressista da lasciare sconcertati. Il popolo del centrosinistra fa della linearità personale e amministrativa il suo punto d’onore in campo politico e amministrativo. E poi quanta stupidità: Marrazzo si recava agli incontri in casa delle trans addirittura con l’auto blu della Regione! Delbono invece si è fatto banalmente incastrare dalla sua ex compagna e segretaria in preda ad una irrefrenabile voglia di vendetta. Soru invece non era neppure clandestino, era un accentratore manifesto quanto maldestro, con l’occhio sempre rivolto al suo conflitto d’interesse (vedi legge statutaria).
Ora Delbono dice “Bologna per me viene prima di tutto”. Grazie! Che bravo! Che sensibilità democratica! Ma perché non ci ha pensato prima? Perché si è candidato, sapendo di avere scheletri nell’armadio? Perchè sapendo di essere in balia dei possibili risentimenti o delle bizze della segretaria-amante?
Nessuna attenuante sul piano politico (su quello giudiziario siamo sempre per la presunzione di non colpevolezza). Questi personaggi sono la tomba del centrosinistra. Quanto tempo ci vorrà per il centrosinistra a ricostruire una credibilità così stupidamente perduta? Gianfranco Pasquino, che sfidò Delbono alle urne da anima critica della sinistra, ha detto: “Sono dimissioni tardive, di un candidato scelto male e che aveva già dimostrato di non essere un buon amministratore e nemmeno adeguato sul piano della rappresentanza”. Come dargli torto?
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