Andrea Raggio
A proposito degli impegni assunti da Silvio Berlusconi in campagna elettorale e non mantenuti, anche alcuni commentatori di sicura fede berlusconiana hanno ammesso che la Sardegna è stata sedotta e abbandonata. Gli stessi hanno soggiunto che l’isola ha scarso peso politico, conta poco a Palazzo Chigi e sulla scena nazionale. Si può porre rimedio, hanno concluso, rivendicando una rappresentanza sarda nel Governo. A sostegno della proposta si sono subito levate diverse voci. C’è chi ha intimato: un sardo subito nel governo! Meglio se giovane, ha commentato qualche altro. E’ scattato anche un sondaggio con quesito addomesticato: “La Sardegna deve avere rappresentanti nel governo nazionale per difendere i suoi interessi?”
La presenza di un ministro sardo cambierebbe le cose? Non credo. Sarebbe comunque meglio di niente? Il meglio di niente non è un’impresa impossibile. Attenzione, piuttosto, che la rivendicazione non si trasformi in un diversivo rispetto alle inadempienze del Governo e alla debolezza della Giunta. Attenti, anche, a non scaricare queste responsabilità sui nostri parlamentari nazionali, sulle organizzazioni sociali e sulla Regione in quanto Istituzione. Scarso impegno della nostra rappresentanza parlamentare? La verità è che Il Parlamento conta sempre meno. Le forze sociali sono scese in campo con grande unità e determinazione, gestendo il fronte della lotta per il lavoro e lo sviluppo in condizioni di grandi difficoltà a causa sia dell’esasperazione dei lavoratori, sia dell’ignavia del Governo e dell’inconcludenza della Giunta. Anche i ministri, infine, oggi contano poco e chi ritiene che un ministro, ancorché debole, conti più della Regione e del suo Presidente, sta ammettendo che il degrado nel funzionamento delle Istituzioni e nel rapporto tra di esse è giunto a un livello insopportabile.
In realtà, l’idea che il peso politico della Sardegna sia legato soltanto alla speranza di occupare un posticino a Palazzo Chigi indica quanto sia diffusa la rassegnazione allo svilimento dell’Autonomia e finisce col favorire il disegno berlusconiano teso a trasformare la Repubblica in un regime autoritario, col regionalismo ridotto a mero decentramento amministrativo. Per recuperare peso politico occorre, invece, in primo luogo prendere atto che la strategia della “Regione amica del governo amico” si è rivelata un inganno e rimettere il rapporto tra la Regione e il Governo sul terreno della correttezza istituzionale e della pari dignità. Occorre, inoltre, rivendicare che al centro della politica nazionale siano posti una buona volta i problemi del Paese, a partire dalla questione meridionale, e non quelli personali del premier. Una regione, infine, pesa politicamente se è governata bene, ha idee e capacità di proposta, e se promuove la partecipazione dei cittadini. Il peso politico, in sintesi, si esprime col pieno esercizio dell’Autonomia e con l’iniziativa per il suo rafforzamento; l’Autonomia a sua volta vive con la difesa e l’attuazione della Costituzione, della quale l’ordinamento regionale è parte essenziale.
In conclusione, la campagna sul ministro sardo può essere interpretata anche come un tentativo di acquietare la maggioranza di centrodestra scossa da un crescente disagio. Che ci sia lo zampino del seduttore?
2 commenti
1 Bomboi Adriano
25 Gennaio 2010 - 23:10
Se osserviamo al “governo amico” dell’era Soru-Prodi, vi fu analogo meccanismo in cui la Sardegna non potè esprimere le sue richieste: In base al supposto conflitto con la Costituzione, si arrivò alla dissoluzione della proposta sulla Consulta per la riscrittura dello Statuto regionale (che avrebbe potuto potenziare l’Autonomia). Il problema quindi non è il presunto autoritarismo dell’esecutivo Berlusconi ma dell’architettura centralista in se dello Stato, nella quale se non si ha un peso demograficamente accettabile (elettoralmente parlando), allora non si conta. Va da se la necessità di camminare verso un reale federalismo che quindi non sia espressione del livello demografico dei singoli territori ma delle loro peculiarità.
2 andrea argiolas
27 Gennaio 2010 - 16:33
Bravo Bomboi, sempre in perfetta sintonia col tema lei.
Diciamo pure che il commentatore di sicura fede berlusconiana si chiama Paolo Figus, è direttore dell’Unione Sarda, ed è uno dei maggiori artefici della vittoria elettorale del centrodestra in Sardegna; e, in conseguenza di ciò, del disastro calato sulle sarde teste dopo il Febbraio 2009. Se l’Unione tenta di smarcarsi, in modo vergognoso e patetico, forse è bene che qualcuno ricordi il suo tristissimo e infame ruolo nel mantenimento dell’apatia sociale e politica nel sardistan conquistato. E’ patetico, inoltre, discutere a questo incredibile dibattito e legittimare in tal modo persone e posizioni di cui non frega un bel nulla, tranne che del loro conto in banca.
Se poi Bomboi vuole prendersela gratuitamente con Soru, faccia pure. La colpa di tutto ciò è anche vostra. Colpa vostra, dell’elite intellettuale inconcludente e rancorosa, e del psd’az, che siede al governo più dipendente nella storia dell’autonomia.
Naturalmente, con strategie politiche che noi stolti e ciechi seguaci del dogma non riusciamo a vedere, nè a comprendere. Amen
Lascia un commento