Quale energia in Sardegna? Piccolo è bello

23 Gennaio 2010
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Antonello Gregorini

In vista della Costituente ecologista, il Coordinamento regionale della Sardegna dell’European Greens - Verdi  ha tenutoi ieri una conferenza stampa, nel corso della quale ha lanciato un interessante manifesto sulle energie rinnovabili nell’Isola, di cui pubblivhiamo ampi stralci.

1° Principio ispiratore: Piccolo è bello.

Il modello economico della Sardegna é caratterizzato da una forte presenza di piccole aziende rurali e artigianali.
La necessità di accorciamento delle filiere é stata più volte evidenziata. Ridurre l’entropia e gli impatti nei rapporti economici significa limitare i trasporti delle produzioni da un capo all’altro del globo con l’unico dichiarato scopo di massimizzare le economie di scala e quindi i profitti. La necessità dell’utilizzo delle produzioni locali in primis per l’alimentazione, ma anche nell’edilizia e adesso nella produzione di energia pulita é talmente evidente che non necessità di alcuna ulteriore esplicazione. La globalizzazione ha senso per produzioni che non riguardano ciò che si può produrre in loco. Le fonti di energia rinnovabili consentono di rispettare questi parametri in quanto le fonti primarie, il sole e il vento, sono presenti in grande abbondanza su tutto il territorio isolano.

2° Principio ispiratore: Locale è bello! Sia in termini finanziari di investimento, sia delle produzioni che delle rendite.
Attualmente il mercato delle fonti rinnovabili in Sardegna é caratterizzato da un sistema di grandi centrali che vanno dai 50 ai 100 MW di potenza. Queste centrali sono tutte di proprietà di investitori esterni che non hanno neanche sede sull’Isola: utilizzano le nostre risorse naturali e portano a casa loro gli ingenti profitti. E’ storicamente provato che la società sarda non é in grado di produrre accumulazione di capitale o imprenditori capaci di attrarre capitale di rischio.
Anche l’introduzione del sistema di realizzazione di serre agricole con i campi fotovoltaici integrati nel tetto, ha portato alcuni grossi speculatori a richiedere autorizzazione per interventi anche di 70 MW, cioè dire circa 60 ha di serre. Chiunque opera nel campo agronomico sa che questi progetti non hanno alcuna giustificazione economica e non sono in grado di garantire il mantenimento delle produzioni agricole all’interno degli impianti. Per altri aspetti queste grandi estensioni di serre sarebbero dei mostri agro-industriali caratterizzati da una necessità di forza lavoro dell’ordine di centinaia di addetti. Verosimilmente il risultato di questi interventi sarà l’esistenza di impianti fotovoltaici di enormi dimensioni, montati su strutture sovradimensionate ma abbandonate nella loro destinazione urbanistica originaria e reale, cioè dire serre agricole. Questi grossi interventi sono tutti riferibili a finanziarie che hanno sede fuori dal territorio isolano.
Il paradigma da perseguire é quello della “generazione diffusa” che produca “reddito diffuso”, che superi il modello delle grandi centrali e delle pertinenti sottostazioni per il collegamento alle linee di Alta Tensione.
Il modello di implementazione delle fonti rinnovabili, auspicato da tutti gli esperti di sostenibilità, sia ambientale che sociale (Rifkin, Silvestrini, Kyoto Club, Greenpeace, Legambiente) é quello della generazione diffusa. Questo modello proiettato sulle condizioni paesaggistiche, economiche e sociali dell’Isola, dovrebbe prevedere l’utilizzo della rete di distribuzione esistente. Questa é diffusa capillarmente in tutta l’isola, con linee di media tensione esistenti anche negli ambiti rurali più interni. Queste, a loro volta, sono impianti che tollerano potenziali di energia in ingresso pari a circa 1-2 MW, a seconda delle caratteristiche di progetto. Ne deriva che questa é la taglia delle centrali più grandi (i nodi della rete) che il modello deve implementare. La distribuzione del reddito, proveniente dagli incentivi statali, per l’implementazione delle FERS, é il secondo obiettivo. Il pacchetto di incentivi statali per i circa 2000 MW di Fonti Rinnovabili implementabile ammonta a circa sette miliardi euro. Non é pensabile che la popolazione della Sardegna e quindi la politica che la rappresenta possa farsi sfuggire queste imponenti risorse da utilizzare per la propria sopravvivenza.
Le centrali dovranno essere realizzate prevalentemente in ambito rurale.
E’ nota infatti la necessità delle aziende agricole, per poter sopravvivere, di modificare l’articolazione delle proprie entrate dalla monocoltura attuale ad azienda multifunzionale. L’esempio delle energy farm risponde a queste esigenze,
in quanto integra il reddito da produzione energetica con quello agricolo. In questo caso si potrebbero fare molteplici esempi di integrazione:

1) Serre fotovoltaiche di dimensioni pari alle capacità di lavoro di una famiglia di agricoltori (da 500 kW a 1 MW), realizzate con capitale di rischio o attraverso forme di finanziamento agevolate, garantite dal progetto e dalla resa finanziare degli incentivi (500 euro circa MWh prodotto, per 20 anni).
2) Piccole centrali eoliche, fotovoltaiche o da biomasse, in grado di produrre almeno la quantità di energia necessaria alle eventuali produzioni agricole o zootecniche.
3) Centrale di minieolico sino a 200 kW rientranti negli incentivi maggiorati della tariffa omnicomprensiva (300 euro MWh prodotto, per 15 anni).
4) Centrali eoliche con un singolo generatore eolico di potenza massima 1 MW, ad altezze di circa 55 mt dal suolo, rientrante negli incentivi dei certificati verdi (180 euro MWh prodotto, per 15 anni).

Si noti che in tutti questi casi, oltre agli introiti da incentivi, o da canoni di locazione delle superfici, o da mancato pagamento di ratei di mutuo per la realizzazione delle serre, esiste tutta un’economia indotta fatta di consulenti, progettisti, commerciali, installatori e infine manutentori, che genererebbe forti ricadute economiche sul territorio e farebbe nascere delle filiere di “conoscenza” e di ricerca e sviluppo. In sostanza ciò che si vuol dire é che non si possono cedere ai grandi investitori continentali o europei i frutti delle nostre risorse naturali, così come già accaduto più volte nel passato dell’Isola. Non si può non approfittare di questa opportunità di alimentare un settore, quello rurale e agricolo, oggi esangue e alla ricerca di un nuovi modelli, con le risorse che esistono, identificate negli incentivi delle Fonti Rinnovabili .
Il solare termico dovrà essere obbligatoriamente implementato su ogni edificio, o quasi, in presenza di necessità di acqua calda.
La tecnologia solare termica ha parametri di efficienza doppi rispetto a quella fotovoltaica, nel senso che a parità di superficie si riesci a prelevare dalla luce solare quantità di energia maggiori.
Già in passato la Regione ha finanziato la realizzazione di questi impianti. Manca ancora oggi una previsione organica che obblighi i costruttori o i proprietari a dotarne gli edifici in caso di nuova costruzione o manutenzione e restauro

· L’efficienza energetica dovrà essere organicamente pianificata.

La Sardegna é una delle poche regioni italiane che ancora non si sono dotate di una legge in materia di certificazione energetica.
Mancano ancora delle norme standard per la redazione dei regolamenti edilizi energetici comunali che gli enti locali non sono in grado di scrivere con le loro insufficienti risorse, umane e finanziarie.

· Promozione delle società consortili pubbliche, ovvero di pubblic company partecipate dai cittadini di un comune, che realizzino le suddette centrali di media dimensione (1 MW).

· Individuazione di un iter procedimentale veloce, liberato dalle attuali farraginosità, che salvi comunque le norme di salvaguardia ambientale, storica e paesaggistica.

La Sardegna é l’unica regione italiana che non si é dotata del procedimento unico, per l’approvazione di progetti per la realizzazione di centrali di produzione energetica da Fonti Rinnovabili, così come prevista dalla Legge 387/2003. E’ necessario pertanto che questo procedimento venga attivato anche sul nostro territorio.
La legge giù prevede che la realizzazione degli impianti micro e minieolici, nonché gli impianti fotovoltaici totalmente e parzialmente integrati nelle costruzioni possano essere installati dopo l’invio di una semplice comunicazione o attraverso una DIA. Nel caso di impianti sopra una determinata soglia, per le attività commerciali, il procedimento sarà quello definito dalla L.R. 3/2008 che istituiva lo Sportello Unico delle Attività Produttive.
E’ necessario fermare le speculazioni da parte di grandi società finanziarie che sfrutterebbero le risorse del territorio, a discapito dell’economia isolana e degli operatori locali.

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