Mandiamoli a casa razzismo e pregiudizi

24 Gennaio 2010
2 Commenti


Massimo Marini

C’è un PD che continua a produrre elaborazione politica anche in tempi di campagna elettorale e caos candidature. E lo fa analizzando una delle problematiche più sentite dai cittadini italiani: l’immigrazione. Il documento “Mandiamoli a casa, i luoghi comuni. Razzismo e pregiuzi: istruzioni per l’uso” disponibile in versione 1.0 in perfetto stile internettiano, ovvero totalmente aperto agli apporti e integrazioni di chiunque voglia contribuire, rappresenta un fondamentale vademecum ricco di dati e informazioni basilari per chi voglia veramente analizzare e comprendere il fenomeno immigrazione/integrazione. Il “prontuario” è nato da un’idea di Andrea Civati ed è stato realizzato con la collaborazione di Giuseppe Civati, Ilda Curti, Ernesto Ruffini, Roberto Tricario, Alessandro Capriccioli, Francesca Terzoni e “La Banda Larga”.
Si parte con il dato netto della presenza di immigrati nel nostro Paese, attestata attorno al 6%, assolutamente in linea quindi con la media europea, e addirittura sensibilmente più bassa di Stati come la Francia e l’Inghilterra, se si considera la presenza di “stranieri” utilizzando il solo metro dello jus sanguinis - l’unico vigente in Italia (in Francia vige anche lo jus soli, in Inghilterra chiunque appartenga al Commonwealth diventa automaticamente cittadino inglese). Si passa naturalmente per la questione confessionale, e si scopre che gli immigrati di fede cristiana sono quasi il doppio di quelli di fede musulmana, e che non è assolutamente vero che in territori a maggioranza confessionale islamica non sia possibile erigere chiese (la sola Arabia Saudita lo proibisce, per il resto cattedrali e basiliche un po’ dappertutto, dalla Turchia al Marocco, dall’Egitto al Pakistan). Ci si rende conto che gli stranieri rappresentano una componente indispensabile a livello demografico per mantenere l’Italia un Paese giovane, con le relative implicazioni di tipo pensionistico e assistenziale per la comunità nazionale tutta. E questo sarà possibile anche grazie al fatto che il 92% degli immigrati regolari sono iscritti all’INPS, dunque non lavorano in nero – fenomeno questo riservato esclusivamente a chi è costretto a rimanere nell’irregolarità. Dati alla mano si possono sfatare anche i luoghi comuni più tosti, come quello che vorrebbe una correlazione tra l’aumento del tasso di criminalità e l’aumento dell’immigrazione irregolare: a dire che non è ravvisabile un aumento diretto della criminalità in seguito all’ondata di immigrazione non è un qualunque centro studi comunista, ma la Banca d’Italia, conclusione tra l’altro avvallata di fatto pure dal Viminale, quando sostiene che l’equivalenza fra criminalità ed irregolarità è semplicistica e non rappresentativa del fenomeno criminale. E ancora: nelle graduatorie per le case popolari vincono gli italiani; non “si portano via” le nostre donne, ma anzi l’esatto contrario; non si curano affatto a nostre spese, dato che – come detto sopra – pagano le tasse; non voterebbero (solo) a sinistra in caso di concessione del diritto di voto amministrativo; gli “sbarchi” sono solo un marginale canale di ingresso nel nostro Paese, etc. Le fonti che hanno permesso questa prima stesura sono fra le più imparziali e autorevoli: Istat, Banca d’Italia, Ministero dell’Interno, Ismu, Comunità di Sant’Egidio, Caritas, Osservatorio Italia-Razzismo.
Insomma, come troppo spesso accade in Italia, la realtà concreta, quella dei dati, risulta essere parecchio lontana da quella che i media e una certa parte politica populista e xenofoba vuole farci credere. Dubito che i TG e i vari programmi di approfondimentofaranno a gara per illustrare questo interessante documento. Ma è fondamentale che il Partito Democratico continui su questa strada, fatta di studio concreto, analisi, comprensione ed elaborazione di soluzioni basate non sulla “pancia” ma piuttosto sulla “testa” di questo Paese.

2 commenti

  • 1 Massimo Marini
    24 Gennaio 2010 - 09:41

    Ecco il link al documento completo: http://www.civati.it/mandiamoliacasa.pdf

  • 2 Giulio Lobina
    25 Gennaio 2010 - 21:00

    Un minore straniero disabile (regolarmente registrato sul permesso di soggiorno dei suoi genitori) al compimento dei 18 anni in quanto inabile al lavoro non può avere un contratto di lavoro quindi non può avere il permesso di soggiorno. Non è previsto nessun tipo di “affidamento in tutela” ai suoi genitori. Ergo è clandestino. Infatti il reato si configura nell’immediato per la permanenza clandestina (soggiorno illegale) in Italia poichè non può lavorare. Non solo, rischia dai 5000 ai 10000 euro di ammenda o l’espulsione secundum legem. Ma uno Stato che ha la migliore legge processuale penale minorile (448\88)…come può non adeguarsi a queste possibilità? Il nostro minore-reo fino al 21°anno d’età può stare nel carcere minorile (se ha commesso il reato quando era minore), fino al 25°anno è competente per l’esecuzione della pena sempre un Tribunale minorile. Ma un disabile “straniero” (che magari ha studiato nelle nostre scuole e conosce l’italiano meglio di molti studenti italiani) rischia l’espulsione per le sue origini? La disabilità, come la povertà, come la clandestinità sono situazioni che meritano protezione, non stigmatizzazioni. Siamo così impegnati a salvare “un uomo” con processi brevi, lodi alfani e quant’altro che come al solito ci dimentichiami delle persone comuni che vivono nel nostro Paese mendicando diritti e sopraffatti dai doveri. Perchè noi italiani vogliamo che sia così. Ma davvero è questa l’Italia che vogliamo? Io non voglio questa Italia. Cosa abbiamo imparato dall’Illuminismo se abbiamo cancellato dal nostro dizionario la FRATELLANZA, che altro non è se non la SOLIDARIETà tanto richiamata dalla Costituzione?

    Giulio Lobina, Tutore Volontario MSNA e Amministratore di sostegno

Lascia un commento