Amsicora
Per come era Bettino Craxi in vita, sempre smanioso di essere protagonista e refrattario ad essere usato, le commemorazioni di questi giorni lo avrebbero certo fatto andare su tutte le furie. Quella avvenuta nella Biblioteca del Senato, ad esempio. Tutti evocano Craxi ma pensano e parlano del Cavaliere, seduto lì davanti in prima fila. E così il presidente del Senato Renato Schifani ha indicato in Craxi una “vittima sacrificale” della tragedia di Tangentopoli. Sì leggete bene tragedia, e - ben s’intende - il fatto tragico non è il malaffare, ma le sentenze di condanna. E così la seconda carica dello Stato avverte che non debbono esserci altri simili drammi né ovviamente altre vittime sacrificali. Per Schifani, infatti, “quella esperienza, ed anche la sua tragica conclusione, ci deve essere oggi di monito” per scongiurarne la ripetizione. Il Cavaliere approva.
Al messaggio di Schifani si è ricollegata Stefania Craxi, sottosegretario agli Esteri, per la quale il punto più alto della tragedia del padre non fu l’aver creato un sistema micidiale di prelievo tangentaro, ma “l’essersi messo contro il pensiero marxista che aveva occupato le università, contagiato gli intellettuali e anche una parte dei cattolici”. Proprio come fa oggi il Cavaliere, che ancora, silenzioso, assente.
Non poteva mancare un richiamo al messaggio fatto pervenire dal presidente Napolitano alla moglie di Craxi, Anna. Stefania Craxi ne dà un interpretazione autentica, ci dice come l’ha intesa la sua parte politica. La lettera era indirizzata ad Anna affinché Silvio intenda. E così Stefania Craxi, arruolata nelle fila dl PdL, ha letto negli auspici di Napolitano, un invito, nel nome di Craxi, alla grande riforma, ossia al superamento dell’attuale quadro costituzionale. “Craxi - dice la figlia - ha cercato per tutta la vita, senza trovarla, una maggioranza in grado di realizzare la Grande Riforma. Oggi il momento sembra arrivato”. La maggioranza c’è e c’è anche chi, avendo fatto tesoro dell’esperienza altrui, scansa abilmente le “tragedie” giudiziarie con l’arma legislativa, e così si appresta a sfasciare l’ordinamento. “Auguriamoci che il risultato sia pari alle attese” conclude Stefania Craxi. Un’invocazione al Cavaliere, che, soddisfatto, incassa il risultato di questo gran parlare in linguaggio cifrato. Tutti usano il nome di Craxi, ma parlano di lui. Questa è la consegna.
Craxi a cui certo non piaceva essere usato, si starà rivoltando nella tomba.
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