Francesco Cocco
E’ sicuro il ministro prof. Brunetta che i giovani di oggi meritino l’epiteto di “bamboccioni” e l’allontanamento da casa al compimento dei diciotto anni? Ha il ministro un’ esatta percezione della realtà? Credo siano i primi interrogativi che l’esternazione fa venire in mente, e non credo che la risposta possa essere in qualche modo positiva. Non perché manchino gli scavezzacollo, come è accaduto nelle precedenti generazioni, ma la generalizzazione è pericolosa (come per tutte le generalizzazioni) e porta a risultati errati e, alla fine, fuorvianti.
Certo è una generazione stordita dai mass-media che tendono ad imporre modelli fondati sul facile successo, sulla faciloneria, sul consumismo. Soprattutto subisce le conseguenze di una scuola pubblica non più al centro dell’interesse dello Stato e sempre più degradata, quasi la funzione formativa fosse un compito di cui liberarsi per attribuirlo prevalentemente ai privati.
Ecco perché avvertiamo che i cosiddetti “bamboccioni” non sono dei privilegiati da cacciare di casa appena raggiunta la maggiore età. Sono piuttosto delle vittime alle quali il sistema non offre gli strumenti elementari per affrontare la vita ed esercitarvi con successo e dignità un qualche ruolo. Questo non significa che non vi siano situazioni degne di riprovazione per la scarsa maturità delle famiglie e dei giovani. Anche in tale ipotesi prima di lanciare accuse vanno ricercate le cause e proposti i rimedi senza abbandonarsi ad una moralismo d’accatto.
E’ paradossale che un autorevole componente del governo lanci un epiteto sprezzante senza tener conto che la sua parte politica dovrebbe innanzitutto proporre un seri e credibile modello di società e quindi di formazione, essenziale per stimolare i giovani e spingerli alla necessaria autonomia. Condizioni imprescindibili per affrontare con propri mezzi la vita.
Nessuno responsabilmente nega ai massimi organi di direzione della Repubblica il diritto di prendere posizione ed attivare un’ interlocuzione dialettica con l’intera società civile o una sua componente. Ma perché ciò sia giustificabile occorre quantomeno che risponda ad un serio e credibile progetto di fuoruscita della società italiana dal degrado, per trarla fuori dal pantano nel quale va vertiginosamente precipitando. Qui siamo invece in presenza di una espressione verbale sprezzante verso i giovani e soprattutto verso le famiglie che spesso con scarsissimi mezzi economici sono lasciate senza validi sostegni ad affrontare il dramma dell’ attuale condizione giovanile.
Nel progressivo depauperamento dello stato sociale la famiglia diventa l’ultimo ed unico baluardo per far fronte alle conseguenze della grave contingenza economica e più in generale della crisi strutturale della nostra economia. Spesso l’unica fonte di reddito è rappresentata dal magro salario (talvolta la cassa integrazione) di uno dei componenti il nucleo familiare che, nelle ipotesi più fortunate, va ad aggiungersi alla pensione di un nonno. Solo così, con grandi acrobazie per far quadrare il magro bilancio familiare, è possibile “tirare avanti”. Senza tener conto di tale realtà c’è la tendenza da parte dei distruttori dello stato sociale a presentare il reddito dei vecchi come un di più sottratto ai giovani. Le conseguenze di queste posizioni stanno generando un progressivo scontro sociale tra generazioni.
Di fatto appare sempre più evidente il disegno di smantellare lo Stato sociale facendo, più o meno consapevolmente, leva sullo scontro tra generazioni. Mettere i giovani contro gli anziani e gli anziani contro i giovani significa favorire una strategia di disintegrazione sociale. Ecco perché lanciare certe parole d’ordine, esprimere giudizi sommari, abbandonarsi ai luoghi comuni che nascono dal malessere significa spingere la società verso sbocchi imprevedibili.
1 commento
1 romeo
20 Gennaio 2010 - 22:23
Credo che un ministro non dovrebbe usare termini offensivi su dei giovani che non sono dei “bamboccioni” e che stanno a casa con i genitori solo perchè non riescono a trovare un lavoro che gli permetta di formarsi una famiglia.Vorrei chiedere a Brunetta se ha un figlio bamboccione.Penso che per lui non sia difficile trovargli un posto di lavoro e poi che posto!!! Quindi farebbe bene a stare zitto e fare la politica giusta per dare lavoro ai giovani e non farli vivere in depressione.
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