Napolitano assolve Craxi e invita all’analisi serena della sua opera

19 Gennaio 2010
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Red

Il Presidente della Repubblica ha inviato un messaggio, largamente preannunciato, alla moglie di Craxi nel decennale della morte.
Lasciamo ai lettori di valutarne il contenuto e di stabilire se esso è un invito ad  un giudizio storico equilibrato e non animoso sull’opera di Craxi oppure se è espressione anch’esso di quel revisionismo storico, che, dopo lo scioglimento del PCI, consente a tutti di dire ciò che gli viene in testa senza tema di un serio contraddittorio.
A noi tornano in mente le parole dell’altroieri di Gerardo d’Ambrosio, ex capo del Pool Mani Pulite, dopo aver letto e sentito quanto si diceva nell’imminenza del decimo anniversario della morte di Bettino Craxi : “Se si dimentica che il sistema della corruzione ha creato un disavanzo enorme nei conti pubblici con le opere inutili, o con quelle utili che costavano il doppio per vie delle tangenti, allora si può bene intitolare una via anche a Bettino Craxi”.
L’ex magistrato, ora parlamentare del Pd, ritiene che quello che si sta verificando in questi giorni, con la proposta anche di intitolare una via all’ex segretario del Psi,  sia “un tentativo di riabilitazione del sistema della corruzione” e, contemporaneamente, “una ulteriore tentativo di delegittimazione della magistratura”.
D’Ambrosio, che si occupò, tra le altre cose, dell’inchiesta sulla morte dell’anarchico Pinelli, della strage di Piazza Fontana e del processo alle Br, vede uno stretto collegamento, insomma, tra il tentativo di riabilitare Craxi e le ipotesi di riforma della giustizia, con la separazione delle carriere, la sottrazione della polizia giudiziaria al controllo del pm, il processo breve (”che porterebbe allo sfascio”). “E’ l’ennesima dimostrazione del fastidio che la politica nutre verso ogni forma di controllo”, spiega  “Se si dimenticano i danni che quel sistema ha creato - commenta amaro l’ex capo del Pool -, se si dimenticano le sentenze passate in giudicato, beh, allora si può ben intitolare una via anche a Craxi”.
Vale questo giudizio anche per le parole del Presidente della Repubblica? Insomma, è stato bene parlare o era meglio serbare il silenzio? E il prossimo passo quale sarà? Il rientro trionfale della salma in Italia con gli onori di  stato, come propone Rino Formica, il quale con l’abituale franchezza dice che la via da intitolare a Craxi “è una questione tutto sommato marginale”. Il problema è un altro per l’ex ministro craxiano.”Se si vuole chiudere la vicenda una volta per tutte, bisogna far rientrare la salma di Craxi, con tutti gli onori di Stato. Quello che non si poté fare con i funerali , bisogna farlo oggi. E il governo, che è fatto di molti coccodrilli in lacrime, cerchi di non piangere, ma compia atti degni di un governo”. L’opposizione, è convinto Formica, non direbbe di no “visto che D’Alema e Ciampi già erano favorevoli ai funerali si Stato”.
Rimarrebbe solo Di Pietro a dir di no. “Ma lui - dice Formica in sintonia con il pensiero del Cavaliere - è l’espressione “del’Italia rancorosa che si mobilita in nome del’odio”.
Insomma, chi assolve è nel partito dell’amore e chi non dimentica ed è per il rigore e la legalità milita nel partito dell’odio? E Napolitano vuole invitare gli italiani a far parte del primo o semplicemente a calibrare il giudizio storico andando oltre le sentenze passate in giudicato? Del resto, perché attenersi a queste sentenze, calate sulla testa di Craxi “con una durezza senza uguali”?  
Ecco il messaggio del Presidente Napolitano.  

“Voglio esprimere la mia vicinanza personale in un momento che è per voi di particolare tristezza, nel ricordo di vicende conclusesi tragicamente”, lo scrive il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera inviata alla signora Anna Craxi.
”Ho ritenuto di dover dare al ricordo della figura e dell’opera di suo marito” un contributo ”per l’impronta non cancellabile che ha lasciato, in un complesso intreccio di luci e ombre, nella vita del nostro Stato democratico”, scrive Napolitano.
”’Senza mettere in questione l’esito dei procedimenti che lo riguardarono, e’ un fatto che il peso della responsabilita’ per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona”.  Napolitano, nella lettera, ricorda anche una pronuncia della Corte dei Diritti dell’Uomo critica riguardo ai processi contro Craxi: secondo Napolitano non si puo’ dimenticare ”che la Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo - nell’esaminare il ricorso contro una delle sentenze definitive di condanna dell’on. Craxi - ritenne, con decisione del 2002, che, pur nel rispetto delle norme italiane allora vigenti, fosse stato violato il ‘diritto ad un processo equo’ per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea”.
”Non puo’ venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilita’ dell’on. Craxi sanzionate per via giudiziaria la considerazione complessiva della sua figura di leader politico, e di uomo di governo impegnato nella guida dell’Esecutivo e nella rappresentanza dell’Italia sul terreno delle relazioni internazionali. Il nostro Stato democratico non puo’ consentirsi distorsioni e rimozioni del genere”.
”Considero positivo il fatto che da diversi anni attraverso importanti dibattiti, convegni di studio e pubblicazioni, si siano affrontate, tracciando il bilancio dell’opera di Craxi, non solo le tematiche di carattere piu’ strettamente politico, relative alle strategie della sinistra, alle dinamiche dei rapporti tra i partiti maggiori e alle prospettive di governo, ma anche le tematiche relative agli indirizzi dell’attivita’ di Craxi Presidente del Consiglio. Di tale attivita’ mi limito a considerare solo un aspetto, per mettere in evidenza come sia da acquisire al patrimonio della collocazione e funzione internazionale dell’Italia la conduzione della politica estera ed europea del governo Craxi: perche’ ne venne un apporto incontestabile ai fini di una visione e di un’azione che possano risultare largamente condivise nel Parlamento e nel paese proiettandosi nel mondo d’oggi, pur tanto mutato rispetto a quello di alcuni decenni fa”, scrive ancora Napolitano.

1 commento

  • 1 Giulio Lobina
    20 Gennaio 2010 - 02:41

    Un tempo si intitolavano piazze e strade a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un tempo l’Italia riconosceva i suoi eroi, li ammirava e li rispettava.

    Oggi si fa di tutto per una “via Craxi (latitante corrotto)”, ma anche di tutto per (MANDAR) via Di Pietro. Ci si inventano persino Dossier con tanto di CIA e servizi segreti in mezzo. Ma non basta.

    Oggi qualla stessa immigrazione che il Governo e la Lega condannano,considerandola sempre e comunque clandestina è l’unica che combatte la mafia e ne paga le conseguenze.

    Chi raccoglierà gli agrumi che mangiano gli italiani? E’ ora di contratti REGOLARI e di piantarla con lo sfruttamento del lavoro nero. E’ ora di smetterla anche con strade intitolate a chi per non farsi arrestare scappa.

    E’ ora di iniziare a prendersi cura degli uomini e delle donne che vivono in Italia: cittadini e non cittadini. Ma tutti sempre e comunque LAVORATORI MIGRANTI.

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